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Bistrattato eppure fa le scarpe ai grandi: Montelepre, "gemma tra i monti", se ne va a Milano

Monumenti, eventi, specialità gastronomiche, riti popolari. Il paese del palermitano noto ai più solo per il bandito Giuliano è molto, molto di più. E infatti è pronto per la Borsa del Turismo di Milano

Jana Cardinale
Giornalista
  • 29 dicembre 2021

Una gemma tra i monti. È così che la vedono i suoi abitanti - e chi la scorge, andando oltre le storie che ne avvolgono la fama - letteralmente innamorati di questo luogo intriso di leggenda che sa offrire luoghi e sapori degni di una favola.

Montelepre è un paese fuori dal comune, e respirare la sua aria è come sentirne il tempo che si è fermato, ma evoluto contemporaneamente. Una gemma, dunque, che unisce la montagna al mare e che quest’anno, per la prima volta, porterà le sue attrattive alla Borsa del Turismo di Milano, come voluto dal sindaco, Giuseppe Terranova, per svelare i suoi gioielli.

Tra le tante curiosità legate a Montelepre, ci sono le origini di Sonny Bono, già marito della cantante, attrice e conduttrice televisiva statunitense Cher, il cui padre era nato proprio lì. Di origini monteleprine sono anche i musicisti Gian Piero Lo Piccolo e Sal Genovese, e gli chef stellati Giuseppe Costa e Giaocchino Gaglio. E poi una banda musicale fondata nell’800, la cui storia è vasta e ricca di eventi significativi che, nel passato, l'hanno portata ad un livello prestigioso (le prime testimonianze storiche risalgono al 1860 circa, quando la banda musicale accompagnò il garibaldino Rosolino Pilo nel suo percorso per Montelepre); al 1898 risale un attestato di benemerenza, conservato nella sede comunale, consistente in una valorosa medaglia d'argento.
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Importante la sua realtà culturale, grazie alla presenza del Monumento alla Torre Ventimiglia del 1400, attualmente visitabile e che ospita anche il Museo Etno-Antropologico e il Museo del Contadino; ha sei chiese (chiesa della Matrice, chiesa di Santa Rosalia, chiesa di Sant’Antonio, chiesa di San Giuseppe, la Madonna del Carmelo e la chiesa dei Caduti).

Ottime le sue specialità gastronomiche: i maccheroni freschi al ragù semplice o di cinghiale, i ‘bruciuni’, con mollica fresca, uovo, scalogno e formaggio, la pasta all’antica, ossia un dolce povero che fanno solo a Montelepre, impastato con una pastafrolla molto sottile e morbida con crema di latte bianca, glassa bianca e una ciliegia candita con delle nocciole intorno, e ancora la ‘Sfincia di prescia’, ossia un fritto con farina e latte, inzuppato nello zucchero e nella cannella a classica forma di una “e”; per celebrare la sfincia è nata anche una delle manifestazioni popolari più seguite di Montelepre, con una sagra che ricorre il 6 gennaio. Notissima anche la ‘vasteddra’, il pane tipico morbido che si condisce con olio nuovo e caciocavallo, sale e pepe, e la ‘scacciata’.

I riti popolari che rendono questo paese animato e vivo sono numerosi. Tra tutti la Processione dei misteri che si tiene la domenica delle palme, ed è un evento unico in tutta la Sicilia, svolgendosi con oltre 600 figuranti che rappresentano il Nuovo e il Vecchio Testamento, tra cui un Gesù che durante la scena madre si fa frustare realmente, non sulla croce. La processione esiste dal 1741. L'Infiorata, invece, c’è da oltre vent’anni.

Ma cosa contraddistingue Montelepre in modo esemplare? La gente del posto si conosce tutta. Si tratta di un piccolo paese in cui per la via principale chiunque vada può davvero sentire l’odore delle torte tipiche e dei pasticcini, tale da far sembrare che il tempo si sia dilatato, e fermato. Come in una favola, la domenica, di casa in casa, e poi per strada, si spargono e si possono distinguere gli odori dei piatti in preparazione, e l’atmosfera che circonda gli ambienti è quella di un unico luogo familiare in cui non è consentita alcune dispersione di emozioni.

La storia di Montelepre inizia nel lontano 1400, quando il territorio era un grande feudo ricco di acqua chiamato "Munchilebbi”. Non è possibile parlare di Montelepre senza associarlo al nome di Salvatore Giuliano, celebre bandito e figura molto controversa della storia della Sicilia. Salvatore era un ragazzo di umili origini, che nonostante la giovane età riuscì per oltre 7 anni a tenere sotto scacco lo Stato italiano.

La sua latitanza iniziò nel 1943 quando, fermato a un posto di blocco mentre trasportava due sacchi di frumento caricati su un cavallo, i militari gli sparano sei colpi di moschetto. Due proiettili lo colpirono al fianco destro e Salvatore Giuliano reagì uccidendo il giovane carabiniere con un colpo di pistola e si diede alla macchia. Presto costituì una banda intorno alle montagne di Montelepre. In tanti hanno scritto delle vicende del banditismo e di Salvatore Giuliano che ne fu il protagonista. Su di lui tuttora esistono varie leggende e c’è persino chi sostiene di averlo avvistato di recente proprio in paese.

A Montelepre l’ultima domenica di giugno c’è la festa del patrono, cioè la festa del crocifisso, ricca di tante storie, non scritte, ma riportate oralmente. Importante anche l’Estate monteleprina, che dura da giugno a settembre; prima della sua fine c’è la Festa dello Street food, che coinvolge capillarmente tutti i paesi limitrofi. Particolare, in questo periodo natalizio e di fine anno, il Villaggio degli Elfi, che sarà riaperto giorno 6 gennaio in coincidenza con la Festa della sfincia, visitato da grandi e piccini all’interno del Parco Urbano di Montelepre; di rilievo anche il Presepe Vivente, con tradizione quarantennale, allestito all’interno del paese vecchio dove ci sono le case antiche.

Un aneddoto, inserito persino in un noto film con protagonista Paolo Villaggio, fa riferimento a Montelepre per assimilarla in qualche modo a simbolo di ‘malaffare’. Si tratta di “Fantozzi alla riscossa”, in cui il mitico ragioniere, perennemente inseguito dalla mala sorte, che lì interpreta il giudice popolare, viene lusingato nel tentativo di corruzione da un fantomatico sacco di juta pieno di ‘zolfo di Montelepre’.

Una citazione del tutto priva di fondamento, non esistendo nella piccola cittadina montuosa in alcun modo lo zolfo. Esiste, invece, la voglia di far sognare, cullati dal rumore della storia e da un paese che sa offrire sorprese e sementi di stupore, nella semplicità da valorizzare in giorni e sere che hanno il profumo della pace e che in questo momento, più che mai, mettono in mostra il loro spettacolo di danze luminose.
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