PERSONAGGI
Birra artigianale, la scommessa di un'artista: crea in Sicilia l’unico luppoleto del Sud Italia
A dar vita alla piantagione, inizialmente ritenuta impossibile da portare avanti, è stata un'artista di origini catanesi. Ecco la storia del suo progetto pionieristico
Da sinistra Flavia Muscarà nel suo luppoleto con un'amica
A dar vita a questa piantagione è stata un'artista di origini catanesi ma trapiantata a Roma, dopo un periodo a Parigi, da quasi quarant’anni. Lei è Flavia Muscarà, che ha risposto al richiamo alla terra con un progetto pionieristico che si riteneva erroneamente impossibile da portare avanti sull’Isola.
Quattro anni fa, con l’aiuto di un amico romano - il "biologo del luppolo" Dario Cherubini, che le ha portato i primi rizomi (il fusto sotterraneo simile ad una radice ma provvisto di foglie e gemme, ndr), - l'artista è diventata anche coltivatrice con trenta piantine di luppolo che sono diventate di anno in anno sempre più numerose.
Attualmente sono diventate 400 e i loro fiori - che contengono la preziosa polverina dorata (la luppolina) - sono l’ingrediente principe di molte delle birre artigianali siciliane nate negli ultimi anni.
Il suo lavoro è stato sin dall’inizio, e continua a essere, un lavoro di sperimentazione. Quella del luppolo è una pianta rampicante, appartenente alla famiglia delle Cannabaceae, che si avvinghia e si sviluppa in altezza.
«Vedere le piantine del luppolo crescere è entusiasmante. Le mie sono alte cinque metri perché ho dei pali di quell’altezza, ma se li avessi più alti loro continuerebbero a crescere, come il fagiolo magico», racconta ancora Flavia sorridendo.
Negli anni ha selezionato le varietà rendevano meglio e attualmente - siamo nell’ultima fase del periodo di raccolta che va da inizio agosto a fine settembre - ha puntato su Cascade, Chinook, Centennial e Columbus.
«Salvo alcune eccezioni del Lazio e del nord Italia, il luppolo è generalmente un ingrediente di importazione, perciò ho una richiesta molto alta che non riesco per il momento a soddisfare. Arrivare almeno a una coltivazione di due ettari è il mio obiettivo», conclude Flavia.
Nella sua piccola produzione, intanto, tutto viene fatto a mano, non viene usato alcun tipo di diserbante e le piantine sono biologiche per la gioia dei piccoli birrifici siciliani che possono vantare materie prime naturali, a kilometro zero, e garantire birre artigianali completamente "made in Sicily".
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