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Belli o brutti i nomi non si sceglievano: ecco quelli scomparsi dalla tradizione siciliana

È storia che appartiene a tutte le famiglie, siciliane e non: dopo l’annuncio dell’arrivo di un nuovo componente familiare, ieri come oggi, parte il toto nome, sperando di accontentare tutti

Balarm
La redazione
  • 1 gennaio 2022

(foto di Rino Concialdi)

È storia che appartiene a tutte le famiglie e ovviamente anche a quele siciliane: dopo l’annuncio dell’arrivo di un nuovo componente familiare, ieri come oggi, parte il "toto nome", sperando di accontentare tutti.

Come da tradizione e per rispetto - come si sentiva dire - fino a pochi anni fa (anche se oggi questa prassi non è del tutto abbandonata ma la si aggira con alcuni escamotage che fra poco riporteremo) la regola per l’assegnazione del nome al nascituro era una sola: sia che fosse stato maschio sia che fosse stata femmina, avrebbe preso il nome equivalente al genere dei nonni paterni.

Questa regola valeva anche per il secondo genito qualora fosse di sesso diverso dal primo: in sostanza la mamma avrebbe dovuto attendere almeno il terzo figlio prima di ricevere il permesso di dare il nome di uno dei nonni materni. A onor del vero, questa regola così rigida negli anni si è andata ammorbidendo, sia - vogliamo sperare - per una sorta di equità tra la coppia, sia perché molte famiglie hanno via via ridotto il numero dei figli.
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Tutto questo preambolo per dire che - volendo tenere fede a questa tradizione - per molto tempo si sono tramandati nomi non proprio belli e comunque molto impegnativi che, oggi, vanno via via scomparendo. Davanti a questa regola non scritta, ma ferrea sostanzialmente, si chiudeva un occhio qualora i nomi dei nonni erano nomi "normali", la complicazione nasceva quando i nomi erano a dir poco insoliti.

Questa considerazione valeva sia al maschile che al femminile. E infatti nomi come Gesualdo, Gerlando, Castrenze o Ascanio, Cono - sul versante maschile - o Provvidenza, Petronilla, Girolama o Palma sul versante femminile erano in pieno uso.
Ovviamente in Sicilia, immancabili erano anche i nomi legati alla tradizione religiosa. Come quelli delle patrone delle città, Rosalia e Agata. Ma anche Maria Concetta nelle sue declinazioni e diminutivi: Conni, Cetty, Cettina.

Ma come aggirare questi nomi così ingombranti? Detto fatto: si registrava all’anagrafe il nome originale ma poi il piccolo o la piccola venivano chiamati con diminuitivi o vezzeggiativi che spesso neanche corrispondevano all’originale.

La variante introdotta più o meno negli anni ’90 fu quella di associare al nome di famiglia il secondo nome, spesso internazionale, facendo la felicità di tutti. Il neonato sarebbe stato chiamato con il nome più moderno e i nonni non avrebbero storto il naso poiché la tradizione, almeno formalmente, sarebbe stata rispettata.

Un modo, abbastanza delicato, che a nostro avviso ha nel tempo fatto perdere questa tradizione così ferrea facendo, contestualmente, scomparire alcuni antichi nomi propri con una loro storia.
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