ITINERARI E LUOGHI
"Apri cancello... chiudi cancello": la Baia (dei Francesi), gemma siciliana incastonata tra le rocce
Mettiamo da parte per un attimo le polemiche, le vicissitudine giudiziarie e i malumori e addentriamoci nella storia di questo luogo che potrebbe essere uno dei fiori all'occhiello della Sicilia
La Baia dei Francesi (foto di Ninobiker)
C’è poi anche la possibilità di raggiungere la caletta direttamente dal mare per vedere stagliarsi davanti al proprio sguardo uno scenario da vera e propria cartolina vacanziera.
Uno scorcio di paradiso tutto nostro, immerso nella vegetazione mediterranea che lo rende ancora quasi incontaminato. La spiaggetta è fatta di rocce, tante, e sabbia, pochina. Per cui non è certo adatta a piantare ombrelloni o a stendere teli per trascorrere intere giornate a grigliarsi sotto il sole... forse è anche questo che la preserva. Io stessa, l’unica volta che sono andata, nonostane sia a dieci minuti da casa mia, dopo una mezz’oretta abbarbicata ad uno scoglio che non era certo comodo, me ne son scappata via, a malincuore sia chiaro, per il paradiso che mi lasciavo alle spalle.
La mia bocca resterà chiusa in merito alla polemica sulle case «abusive/sanate/ prima gliele hanno fatte fare e ora cosa vogliono», non una parola neanche voi, non lasciatevi distogliere dall’incanto di questo posto, ve ne prego.
Quest’anno, pare, che non vi sarà la solita solfa, perché la spiaggia resterà improrogabilmente chiusa. Due sono le notizie che sono circolate, la prima sostiene che il cancello resterà serrato, senza se e senza ma, perchè la prima sezione del Tar avrebbe condannato il Comune di Bagheria, con tanto di spese per duemila euro, ritenendo illeggittima l’ordinanza di apertura dello scorso anno che aveva di fatto consentito la fruizione ai bagnanti della baia.
C’è anche l’opzione B da non trascurare... pare infatti che sia stato imposto il divieto di balneazione non per inquinamento delle acque, che sono fortunatamente cristalline, ma per il pericolo caduta massi. Che sia o meno un escamotage per evitare i solti “mali discorsi” non so, spero comunque in un buon risultato.
Tornando ai Francesi, per spicciarci noi della zona chiamiamo semplicemente così la baia, vi chiedo: sappiamo davvero tutta la storia di questo angoletto di paradiso?
Il nome dell’area, e su questo ci si poteva già ragionare, si deve probabilmente al fatto che in passato fu meta di molti ma molti davvero turisti transalpini che trascorrevano qui le loro vacanze. Altro che sogno de la Côte d’Azur o French Riviera, loro venivano a sguazzare nei nostri mari e con un certo piacere anche! Poi la vera peculiarità della baia è la chiazza di natura che la richiude in sè e protegge quasi dall’esterno, infatti vi si accede da un sentiero che a dirla tutta è di pertinenza privata...dall’alto, dal mare, da ovunque la guardiate sempre bella è per le sue acque limpide che fanno da specchio al verde della vegetazione e all’azzurro del cielo.
Non è un caso che questo posticino non abbia mai vissuto un periodo di declino della sua fama, nonostante l’accesso sia da sempre discretamente complesso. Ora vi racconto una curiosità, una di quelle che un pochino, con i suoi pro e i suoi contro, fanno mordicchiare i polpastrelli...avete presente il ClubMed di Cefalù? Ecco, negli anni ‘50, quando ha inaugurato, era conosciuto come il Club Méditerranée e fu voluto dalla rivista francese Elle che creò così il secondo dei suoi Villages Magiques, dei villaggi turistici destinati alle proprie lettrici.
La vacanza prevedeva una sorta di pacchetto di due settimane all inclusive con vitto, alloggio in tenda, cibo, sport e divertimenti vari. Una full immersion nella natura incontaminata che, udite udite, nel suo progetto originario doveva essere realizzato proprio ai Francesi. In pratica ci saremmo rotrovati con meno case abusive e più spiagge nudisti. Poi però, il famoso scrittore Jean Cocteau suggerì il promontorio di S.Lucia a Cefalù, probabilmente perché era sicuramente più spazioso e con la sua natura selvaggia si adattava perfettamente al tipo di vacanza che veniva proposta.
Insomma non poteva farsi mezzo chilo di fatti propri?! Immaginate la nostra baia popolata dalle turiste francesi nei primi anni ‘50, e i giovani autoctoni dell’epoca... altro che api sul miele! Questa storia lascia un po’ con l’amaro in bocca se pensate alla solita “fortuna” che ci contraddistingue. Non so, di fatto, come sarebbe stata oggi tutta l’area se il progetto si fosse realizzato.
Forse ancora più tutelata e salvaguardata, oppure un fazzoletto riservato a turisti di élite che l’avrebbero presa d’assalto ogni estate.. .con le ipotesi si arriva a poco, questo è certo. Come è altrettanto certo che sarebbe bello giungere finalmente ad una conclusione di questa tarantella “accesso aperto / accesso precluso”, in funzione dell’unica cosa che conta davvero, e cioè la salvaguardia di questa meraviglia naturalistica. Chissà che l’istituzione dell’Area marina protetta di Capo Zafferano non ispiri qualcuno per un bel progetto che coinvolga finalmente anche i Francesi, nonostante tutte le anomale difficoltà burocratiche dell’area.
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