AMBIENTE
Antichi vitigni nel cuore dell'Orto Botanico: un progetto che ricorda la Palermo che fu
Un museo a cielo aperto è l'Orto Botanico di Palermo: oggi ancora più ricco con le 195 piante della "Vigna del Gallo" che ripristina i vitigni antichi in ricordo del Settecento
Uno dei padiglioni dell'Orto Botanico di Palermo
Le 195 viti portainnesto sono state piantate dai tecnici dell’Orto Botanico seguendo uno schema che riproduce i filari dei vigneti. A luglio saranno innestate con vitigni autoctoni siciliani che produrranno nei prossimi anni uva e consentiranno anche una micro vinificazione.
La rinascita della Vigna, in uno spazio così prestigioso, si inserisce nelle attività che il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia ha programmato per far conoscere la biodiversità dell’isola e valorizzare le varietà autoctone della Doc Sicilia.
Il progetto della Vigna del Gallo è coordinato dal professor Paolo Inglese, direttore del Centro Servizi Sistema Museale dell'Università di Palermo, che ha sottoscritto un accordo di collaborazione scientifica con il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia. Le fasi esecutive sono seguite dal direttore dell'Orto Botanico, il professor Rosario Schicchi, e dal curatore, dottor Manlio Speciale.
«Piantare in questo spazio naturale unico le specie reliquie siciliane, quindi le cultivar indigene riscoperte, ha il significato forte di legare la vite, che è stata ed è la parte principe della nostra agricoltura, ad un posto storico della nostra terra» aggiunge Laurent Bernard de la Gatinais, componente del Cda del Consorzio vini Doc Sicilia.
«I visitatori dell’Orto Botanico avranno l’opportunità di soffermarsi sulla bellezza del luogo e di vedere cosa siamo riusciti a fare con un pezzi di storia della Sicilia».
«Rendere possibile la rinascita dei vitigni nella Vigna del Gallo» spiega Paolo Inglese, direttore del Centro Servizi Sistema Museale dell'Università di Palermo.
«Ha un duplice significato - continua - da una lato, tramandare una testimonianza tangibile del passato dell’Orto Botanico e far conoscere una delle più importanti matrici di biodiversità del Mediterraneo quale è quella della vite in Sicilia. Inoltre, si accomunano il Sistema Museale dell'Università di Palermo e l’Orto Botanico al Consorzio vini Doc Sicilia, una delle più importanti realtà istituzionali ed economiche della Sicilia».
L'idea di far rivivere la Vigna del Gallo riporta alle origini dell’Orto Botanico, fondato nel 1789: il terreno, acquistato dalla Regia Accademia degli Studi di Palermo nel piano di Sant'Erasmo, è appartenuto al duca Ignazio Vanni d'Archirafi (scopri di più sulla storia della borgata, un tempo meravigliosa).
L’Orto Botanico è nato come sede su un baluardo dove prima si conservava la polveriera pubblica della città; ben presto, lo spazio a disposizione si rivelò angusto e inadeguato alle esigenze didattiche che erano in costante sviluppo. Qualche anno dopo la sua fondazione, per la nuova sede dell’Orto Botanico si individuò il piano di Sant’Erasmo e una porzione delle terre della Vigna del Gallo.
L'Orto Botanico dell'Università di Palermo è una tra le più importanti istituzioni accademiche italiane.
Considerato un enorme museo all'aperto, l’Orto Botanico vanta oltre duecento anni di attività: è stato luogo di studio e diffusione, in Sicilia, in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo, di innumerevoli specie vegetali, molte originarie delle regioni tropicali e subtropicali. La peculiarità dell'Orto Botanico è rappresentata dalla grande varietà di specie ospitate che ne fanno un luogo ricchissimo di espressioni di flore diverse.
Nello spazio destinato a ospitare la Vigna del Gallo le viti avranno una collocazione trasversale, in modo da renderle immediatamente visibili a chi si avvicinerà percorrendo il viale che costeggia la "Serra delle Succulente".
La zona scelta per impiantare la "Vigna del Gallo" è ben soleggiata e nei pressi di alcuni gradini su cui visitatori sono soliti sostare. Un pannello illustrerà, all'ingresso dell’Orto, il progetto della Vigna del Gallo e renderà agevole l'identificazione dei vitigni.
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