MISTERI E LEGGENDE
Anche la Sicilia ha la sua maga Circe: chi è la sirena ammaliatrice dall'amore usa e getta
Nei pressi di Tindari si trova una grotta situata a picco sul mare che secondo la leggenda sarebbe stata abitata proprio da Donna Villa, la mangiatrice di uomini
"Rinaldo e Armida" (1625), olio su tela di Nicola Poussin
Sull'aspetto fisico non si hanno sufficienti dati per ipotizzare una parentela, ma il modus operandi delle due donne sembra essere alquanto analogo. Una sirena incantatrice, una donna solitaria, un'eremita; tutto questo e tante altre cose si raccontano.
La nostra ammaliatrice siciliana avrebbe abitato in una grotta tanto affascinante quanto difficile da raggiungere poiché a strapiombo sul mare all'interno dell'odierna Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello, a poche ore di cammino dal famoso Santuario della Madonna Nera di Tindari (ne abbiamo parlato qui).
Un luogo impervio che le ha permesso di vivere lontana da tutto e tutti, con la compagnia del mare e delle numerose imbarcazioni che navigavano nelle acque su cui affacciava la cavità.
Amore usa e getta secondo una variante della leggenda. Amore cannibale secondo un'altra, che vuole Donna Villa brutta, racchia e deforme, capace però di trasformarsi in una meravigliosa fanciulla. Grazie alla bellezza che mostrava e al soave canto, era capace di sedurre i marinai di passaggio e, una volta consumato l'atto sessuale con loro, divorarli.
La carta da parati della sua grotta era abbellita dalle ossa spolpate dei malcapitati quasi come se volesse comporre un'opera d'arte in ricordo di ognuno di loro.
Una ammaliatrice quindi, che non sempre però riusciva nel suo perfido intento perché come spesso accade, bellezza e bel canto non sono sufficienti a conquistare qualcuno e Donna Villa non era equilibrata neppure nella gestione del rifiuto. Si dice, infatti, che quando non aveva il successo sperato sfogasse la sua furente rabbia grattando le unghie sulle pareti della grotta. Si giustificherebbero così gli strani buchi presenti sulle mura.
In realtà negli anni sono stati realizzati studi per cercare di capire quanto sia reale la sua storia e sono stati effettuate analisi sui reperti ritrovati nella grotta di Tindari. Si è scoperto che i resti ossei presenti appartengono a esemplari di cerviadi, specie animale ormai estinta in Sicilia, e i graffi e i buchi sono probabilmente corrosioni di molluschi nell'epoca in cui la cavità si trovava all'altezza del mare.
La verità scientifica toglie fascino alla leggenda di Donna Villa, ma nonostante questo non si esclude che qualcuno tra i visitatori del nostro presente si sia anche avventurato in pertugi dove si ipotizza esserci un vero e proprio tesoro di monete e gioielli appartenenti alle conquiste della megera.
La grotta presenta inoltre una sorta di buco all'interno della volta che gli autoctoni chiamano "balcone". È da lì che si immagina Donna Villa s'affacciasse alla ricerca di prede per le sue irrefrenabili pulsioni sessuali. Chissà se riuscì mai a convincere uno dei suoi amanti a tenerle compagnia in quella grotta per un tempo più lungo di un amoretto così come ci riuscì la maga Circe con Ulisse nell'Odissea, conquistato - con le buone - a restare per un anno sulla sua isola.
Non c'è da escludere che la vista dal suo balcone, le Eolie, il promontorio e i cangianti laghetti ai piedi, sicuramente è ancora oggi una ragione sufficiente per farle visita.
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