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Amato dalla regina, sposò la nipote 13enne: il (geniale) ministro sepolto in via Maqueda

Una lapide in latino ricorda che morì nel 1811 all’età di 75 anni. Si era sposato a Palermo solo una decina di anni prima, il 2 febbraio 1800. La sua storia

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 18 febbraio 2025

John Acton

È sepolto a sinistra dell'ingresso, nella chiesa di Santa Ninfa dei Crociferi in via Maqueda, dove è ricordato da un monumento marmoreo con il suo ritratto. Una lapide in latino ricorda che morì nel 1811 all’età di 75 anni. Si era sposato a Palermo solo una decina di anni prima, il 2 febbraio 1800, all’età di 64 anni.

Aveva ottenuto una dispensa da Papa Pio VII, per poter prendere in moglie la nipote: Maria Anna Acton (17884-1873), figlia tredicenne di suo fratello minore Joseph Edward Acton (nato nel 1737, generale dell'esercito napoletano), che sarebbe presto diventata Dama di Corte della Regina.

Si dice che Acton avesse sposato la nipote per entrare in possesso dei beni del giovane fratello defunto e per evitare che il patrimonio familiare venisse disperso. Le nozze, a causa della differenza d’età e dello stretto legame di sangue, furono oggetto di biasimo da parte di molti palermitani, che non risparmiarono i giudizi taglienti.
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Maria Anna e John Acton ebbero in ogni caso tre figli e uno di loro divenne poi cardinale. Sir John Francis Edward Acton era un gentiluomo, figlio di un baronetto inglese Edward Acton, e di Cathérine Loys de Gray, figlia del presidente del Parlamento cittadino di Besancon. John nacque nel Giugno del 1736 in Francia, dove trascorse anche l’infanzia e la giovinezza.

Prima dei vent’anni prestò servizio nella marina del Granducato di Toscana, dove distinguendosi per coraggio e intraprendenza nella spedizione del 1775 contro Algeri, fu promosso maggior generale e posto al comando della flotta.

Nel 1778 la regina Maria Carolina, che solo da un anno era entrata di diritto nel Consiglio, scriveva al fratello Pietro Leopoldo, Granduca di Toscana, su insistenza del marito Ferdinando, chiedendo che Acton si recasse a Napoli, per riorganizzare la marina: "il mio caro marito penserebbe di assegnare la segreteria della marina ad Acton…ci potrebbe essere più utile potendo fare piani per costruire e sostenere la nostra marina con meno spese…fare le rassegne dell’equipaggiamento e delle armi, in quanto uomo onesto…se voi aveste la bontà di prestarcelo… Acton non ne sa nulla, abbiamo voluto pregarvi e consultarvi".

Leopoldo era disposto a sacrificare uno dei suoi uomini migliori, pur di sostenere gli interessi asburgici della famiglia. Rispondeva alla sorella: “Acton è un uomo che si intende di marina, l’ha studiata a fondo…fa tutto con molta energia, vivacità e insistenza, l’ho sempre amato e stimato…ma se il Re lo desidera al suo servizio e crede che possa essergli utile, per parte mia non c’è la minima difficoltà a cedervelo, purchè lui stesso lo desideri e ne sia contento".

Nasceva una nuova stagione riformatrice che avrebbe per molto tempo visto in John Acton il principale punto di riferimento dei sovrani.

I primi anni Ottanta rappresentarono un momento di forte riorganizzazione delle attività di governo. In un paio d’anni Acton venne promosso segretario di Stato della Marina, poi segretario di Stato della guerra e al commercio.

Nel 1783 fondò il Cantiere navale di Castellammare di Stabia. John Acton aveva un carattere spigoloso, non lasciava mai trasparire nessuna emozione e anche quando era in preda all’ira non perdeva la sua flemma. Senza alcuna bonomia, era molto severo. Non era certo amato dai nobili napoletani e neppure dal popolo.

Solo la regina Maria Carolina sembrava avere una predilezione per Acton, trovando in lui un valido aiuto nel suo disegno di avvicinamento del Regno di Napoli all'Austria, sua patria natale.

Si vociferò a lungo e con insistenza, sin dal 1783, di una presunta relazione tra la regina e il ministro Acton. Nella diffusione di maldicenze e dicerie sulle infedeltà di Maria Carolina c’era lo zampino della diplomazia spagnola, che scontenta delle scelte politiche della sovrana, voleva le dimissioni di Acton, promotore della strategia filoasburgica.

Negli anni successivi si sarebbero addirittura moltiplicate le accuse di adulterio della regina, dipinta come scaltra, libertina e circondata di amanti.

Tra i molteplici amori figuravano tutti i ministri ai quali si era affidata per spezzare la subordinazione del regno di Napoli alla Spagna: il principe di Caramanico, il Marchese della Sambuca, Domenico Caracciolo e soprattutto John Acton (la cui liason con la regina veniva data per acclarata).

Tutte quelle accuse erano uno strumento di lotta politica del re di Spagna Carlo III, padre di Ferdinando, col chiaro intento di isolare Maria Carolina e di ridimensionare il suo potere all’interno del consiglio.

La regina dal canto suo poteva però contare sul forte appoggio dei fratelli Leopoldo Granduca di Toscana e Giuseppe imperatore d’Austria; e persino re Ferdinando confermava, in una missiva ai cognati, che solo con l’aiuto degli Asburgo avrebbe potuto tenere testa al dispotico padre. Il tentativo di rovesciare Acton da parte della Spagna si risolse così in un nulla di fatto.

John Acton divenne nel 1789 segretario di Stato, nonostante le ulteriori preoccupazioni della Spagna per l'amicizia nata tra Acton e gli inglesi William Hamilton, ambasciatore britannico e sua moglie Emma (che sarebbe diventata confidente e amica intima di Maria Carolina).

Dopo la rivoluzione francese, in accordo con la nuova politica conservatrice dei sovrani, che lo nominarono primo ministro, Acton divenne un accanito persecutore delle nuove idee giacobine.

Maria Carolina, ferita dalla uccisione dell’amata sorella Maria Antonietta, cominciò a provare una vera e propria avversione per la Francia e per le idee e i personaggi della rivoluzione.

Nel dicembre del 1798, dopo la sconfitta dell'esercito napoletano che aveva invaso la Repubblica Romana, Acton seguì la famiglia reale che fuggì da Napoli sulla HMS Vanguard di Horatio Nelson.

Quando Ferdinando e Maria Carolina tornarono a Napoli, Acton partecipò attivamente alla sanguinosa repressione di chi aveva preso parte alla Repubblica Partenopea; ma nel 1804 il re dimissionò Acton (quasi settantenne) che ritornò a Palermo, con il titolo di duca di Modica (titolo a cui più tardi avrebbe rinunziato).

Nel gennaio del 1806 però i francesi costrinsero nuovamente la famiglia reale a fuggire in Sicilia. Durante il secondo soggiorno dei reali napoletani in Sicilia l’isola divenne di fatto un protettorato britannico e dipendeva dalla flotta inglese per la propria sopravvivenza.

A Palermo Ferdinando nominò segretario agli Esteri John Acton, che nell’ agosto successivo si dimise. Solo qualche anno dopo, nel 1811, il baronetto si spegneva nel capoluogo siciliano, dove riposano ancora oggi le sue spoglie.
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