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Altro che watussi, questi erano alti più di sei metri: il mistero dei giganti di Palermo

Una leggenda narra che in alcune grotte del Monte Grifone qualcuno avesse ritrovato centinaia di ossa gigantesche: ci vollero ben tre secoli per svelare l'arcano mistero

  • 18 maggio 2020

Museo Gemmellaro di Palermo

Vi immaginate cosa provarono i palermitani quando intorno al 1527 seppero che in alcune grotte del Monte Grifone, in località San Ciro, qualcuno aveva ritrovato centinaia di ossa gigantesche?

Sicuramente pensarono ai racconti leggendari dei loro avi, quando si credeva che in Sicilia, all’alba dei tempi, abitassero giganti, uomini alti più di sei metri. D’altronde se Ulisse aveva visto Polifemo, perché non si potevano trovare anche a Palermo?

Quasi tre secoli dopo, esattamente nel 1831, l’abate Domenico Scinà pubblicò un rapporto che fece finalmente luce su questo mistero: le ossa appartenevano sicuramente ad animali, per lo più a cervi, ippopotami ed elefanti ma il mistero non era ancora chiuso.

Poco dopo iniziò una nuova mitizzazione dei ritrovamenti, alcuni eruditi del tempo favoleggiarono sulla battaglia della Valle dell’Oreto del 250 a.C., quando l’esercito di Asdrubale arrivò cavalcando elefanti e fu sconfitto dalle truppe romane del console Cecilio Metello.
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Anche queste ipotesi erano errate perché le ossa appartenevano ad animali che vissero sul luogo durante la preistoria. Quei resti furono scambiati per ossa "recenti" attribuite al tempo del dominio cartaginese in Sicilia (II sec, a.C.) ed incautamente vendute a Marsiglia per destinarle alla locale industria del sapone.

Tuttavia quelle grandi ossa, litificate dai processi di fossilizzazione, si rivelarono presto inutilizzabili e i francesi non la presero bene: credendo di essere stati truffati gettarono il carico nel porto di Marsiglia. Poco dopo iniziò la causa legale tra Francesi e Siciliani, riportata anche dai quotidiani del tempo e contestualmente crebbe la curiosità del pubblico verso la vera origine delle grandi ossa di San Ciro.

Fu il paleontologo francese a risolvere l'enigma, sollecitato a pronunciarsi dall'abate Domenico Scinà. Il Couvier confermò per lettera la tesi dello Scinà.

Nel 1867, Gaetano Giorgio Gemmellaro mise fine alla questione mettendo insieme le ossa per ricostruire gli antichi animali, tra cui lupi, cervi, iene e anche i famosi elefanti, che furono portatori di così tante leggende. Alcuni meravigliosi esemplari si possono ammirare al museo Gemmellaro.
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