ATTUALITÀ
Addio prof, Renato Tosini si spegne a 91 anni: l'accorato ricordo di un amico
Artista intellettuale e raffinato, amava ricordare quel mondo perduto di bellezza e di quei gesti estinti figli della belle époque, fatti di cilindri in testa e bastoni da passeggio
Renato Tosini
Lui, artista tra i più colti e raffinati del panorama pittorico palermitano scampato alla barbarie della guerra, sfollato insieme alla famiglia ad Aspra, amava sempre ricordare quel mondo perduto costruito attorno alla bellezza di quei gesti estinti e figli della belle époque, fatti di cilindri in testa e bastoni da passeggio, di eleganza e rispetto delle regole, di corteggiamenti infiniti e di lavoro instancabile e premiato.
Classe 1926, cresciuto durante il ventennio fascista, profondamente credente in ragione, amava ripetere proprio dei suoi studi matematici, si era laureato in fisica presso l’ateneo palermitano nell’immediato dopoguerra e subito a lavorare nell’azienda fondata dal padre, la cartoleria del commendatore Tosini.
Dipingeva nella notte, quando la città stava in rigoroso silenzio e l’edificio progettato dall'architetto Salvatore Caronia Roberti a ridosso del villino Florio, accoglieva i suoi pensieri trascritti in pittura prevalentemente fuori dagli orari di lavoro.
Celebri le mostre organizzate da Piero Caldarera presso la galleria Corimbo, la mostra londinese presso la galleria della Fondazione Fischer, quella del 2000 alla Gam di Palermo, l’ultima sua personale palermitana risale al 2014 presso la galleria Fpac di Francesco Pantaleone ai Quattro Canti, dove il maestro volle raccontare di persona durante l'inaugurazione da dove arrivassero le sue visioni pittoriche.
Uomini calvi dalle grandi mani, quasi sempre in giacca scura, profondamente attaccati alla vita urbana, malinconici e bucolici ma sempre con una storia segreta da raccontare alle spalle, pezzo di lui stesso, l'artista che entra nel quadro.
Uomo colto, raffinato e garbato, padrone di una ironia pungente e lucida commista ad una rara intelligenza felicemente distante dai circuiti borghesi cittadini, Tosini ci lascia opere di grande e piccola misura che meritano pagine seduttive nella storia dell'arte italiana.
Lui, baffi e occhiali, leggermente piegato in avanti dal tempo, generoso nel suggerire le tante strade dell'arte, resta sicuramente tra gli ultimi palermitani colti prestati al segno artistico e alla misura intellettuale della figura dell'artista novecentesco.
Ha riempito decine e decine di moleskine di schizzi e disegni spregiudicatamente contemporanei stimolato dell'attualità di quella che definiva la peggiore deriva della politica e della cultura italiana odierna.
I suoi grandi oli privi di velature ma dal colore limato da gesti manuali rapidissimi descrivono e ci descrivono come una comunità impreparata ai veloci cambiamenti subiti ma fortemente radicata nel bisogno di storia e bellezza.
Quella bellezza che ritrovava presente nelle architetture del passato e persino dello stile Littorio aulico, che volle spesso esser scene delle sue colte divagazioni pittoriche.
A lui portatore di bellezza nel mondo, la storia di questa martoriata città, deve un prezioso tassello di eleganza artistica.
Spero che Palermo sappia e voglia cogliere nel raccontare un pezzo di sè stessa profondamente ancorata a quel pezzo di suo buon passato, l'occasione di procedere in questa narrazione attraverso una grande mostra retrospettiva dedicata alla genialità pittorica di questo elegante galantuomo d'altri tempi le cui opere sono intrise di una rara e sacra magia onirica, capace di emozionare ancora lo sguardo.
Ciao prof.
I funerali si svolgono alle 10.30 di martedì 31 luglio al cimitero di Sant'Orsola.
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