AMBIENTE
A Partinico nascerà un'agroforesta: a lavoro cooperative siciliane e un team svizzero
In terreni confiscati alla mafia nascerà la prima Food Forest siciliana fondata su studi scientifici: una realtà che è garanzia della tutela dell’ambiente e del paesaggio
il team di lavoro per la "Food forest" di fondo Parrini
Nel fondo Parrini, sede dal 1998 della Cooperativa Sociale NoE, che sta per “No Emarginazione”, un progetto etico e antimafia che lega il cibo al lavoro e al turismo, in un terreno confiscato alla mafia, già convertito in agricoltura biologica, coltivato ad orticole, oliveto e seminativo, nascerà, infatti, presto una agroforesta o “Food Forest”.
Il progetto è nato grazie alla sinergia messa in campo con altre realtà quali la cooperativa agricola di Camporeale Valdibella, che opera nel campo della coltivazione e successiva trasformazione e vendita di prodotti biologici, e l'associazione svizzera Crowd Container che si occupa, a livello internazionale, della creazione di una rete di consumatori e produttori che praticano un'agricoltura etica e sostenibile.
Ma si sa ogni progetto è sempre frutto di incontri, umani principalmente, e poi di condivisione di passioni e visioni lungimiranti.
Fatale, possiamo dire, è stato l’incontro con Rafael da Silveira Bueno, un ecologo brasiliano con dottorato di ricerca in scienze agrarie, forestali e ambientali presso l'Università di Palermo.
Tra le sue varie collaborazioni in Sicilia, anche quella con la cooperativa di Camporeale Valdibella alla quale, dopo vari studi sul clima e il terreno, ha proposto la nascita di una Food Forest, realtà che in Brasile sono già bene avviate e danno buoni risultati.
Da qui parte la collaborazione con la NoE e i suoi 5 ettari di terreno - di cui solo una piccola parte viene coltivata al momento - che porterà alla realizzazione della prima Food Forest in Sicilia, fondata su studi scientifici e su un'attenta ricerca condotta dallo stesso Rafael.
L’obiettivo è quello di promuovere la produzione agricola sostenibile utilizzando i sistemi agroforestali, come la foresta commestibile, impiegando le pratiche di permacultura e ottimizzando l’uso delle risorse idriche mediante l’installazione di un biolago e di una zona di compostaggio.
A ciò si aggiunge la gestione della vegetazione esistente, in particolare dei rovi, e l’inserimento di nuovi elementi, sia quelli più esigenti in termini d’irrigazione, come la coltivazione dell’avocado ad esempio, ma anche specie più adatte alla condizione di “aridocultura”.
I sistemi agroforestali (agroforestry o agro-selvicoltura) sono definiti tecnicamente come la “deliberata consociazione tra specie arboree perenni e colture agrarie”, mediante la combinazione di diverse specie sulla medesima unità di superficie.
Sono in grado, da un lato, di diversificare le produzioni e, dall’altro, di contribuire alla tutela dell’ambiente e del paesaggio in termini di conservazione della biodiversità, controllo dell’erosione del suolo, migliore utilizzazione delle risorse idriche e nutrizionali del terreno.
«Il lavoro di rete porta sicuramente a buoni risultati, non solo dal punto di vista agricolo ma anche sociale ed ambientale - spiega Ninni Conti, uno dei soci di NoE - sicuramente ci sarà un aumento occupazionale importantissimo considerando il momento storico che stiamo vivendo e il luogo in cui ci troviamo. Siamo arrivati quasi a metà della raccolta per avviare questo progetto pilota e per tutti noi è una grandissima opportunità».
Nel terreno destinato alla Food Forest da una parte verranno consociate vecchie varietà di frutta, frassino, noce e piante aromatiche (rosmarino, salvia, origano, timo, incluse specie con fiori attrattivi per api); moringa e specie della macchia mediterranea commestibili come il corbezzolo, mirto, perastro, biancospino, rosa canina.
In un'altra zona verranno piantati ulivi, frassini, noci e asparagi e una linea di siepe di biodiversità con funzione addizionale di frangivento e protezione incendi.
Sono previsti, anche, un impianto di 160 piante di avocado e 60 di annona; una piantagione di Passiflora edulis e maracuja.
Le produzioni che si otterranno, programmate con i partners, saranno poi distribuite in parte in Svizzera e in parte per il mercato locale, garantendo il massimo della trasparenza al consumatore finale.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÙ LETTI
-
ITINERARI E LUOGHI
È uno dei più alti in Europa: dov'è (in Sicilia) il ponte "vietato" a chi soffre di vertigini