ARTE E ARCHITETTURA
A Palermo c'è una dimora di lusso (in rovina): dov'è l'antico palazzo dei Florio
Oggi dimenticato, era luogo d’incontri con ospiti illustri, pieno di mobili preziosi, dipinti di Picasso e Rembrandt. Il suo nome è intrigante come la sua storia. Eccola
Palazzo Florio, via Catania a Palermo
Stiamo parlando di un Palazzo ad angolo tra via Catania e viale della Libertà, un edificio tra il Vittoriano e il Liberty, dimora di Vincenzo Florio Junior III, edificio e dove l’ultimo Florio visse prima da solo poi con l’amatissima e bellissima modella francese, Lucie Henry.
Vincenzo si era trasferito dall’Olivuzza dove aveva vissuto con la prima moglie, la principessa Annina Alliata di Montereale, morta due anni dopo il matrimonio, nel 1911, di colera.
Non riuscendo a gestire il dolore per la perdita della moglie aveva quindi deciso di vivere a via Catania. Un edificio con diversi piani, Florio visse tra il piano terra e il primo piano, nel piano interrato vi erano gli alloggi del personale di servizio, e nel terzo la sede dell’Automobile Club Siciliana di cui Vincendo fu promotore e presidente.
Un circuito che si snodava le strade siciliane e in particolare quelle strette e tortuose che percorrono la catena montuosa delle Madonie. La dimora fu sede di incontri e progetti, spesso segreti, condivisi tra amici “che per questo furono paragonati ai Carbonari” mal visti da una società vetusta e conservatrice”.
Presidente del Comitato Organizzatore per le Feste e riunioni, Vincenzo Jr, desiderava promuovere la Sicilia turisticamente oltre i suoi confini geografici e rendere il capoluogo siciliano un punto fondamentale nella cultura italiana, richiamando sull’Isola personaggi di spicco.
Con amici discuteva animatamente nel Palazzo per l’intera giornata fino a notte inoltrata. Abbiamo alcuni nomi dei “carbonari” che parteciparono quella che è ricordata come "la Primavera Siciliana", sono Tasca Bordanaro, Airoldi, Scaletta, il Conte di Isnello, Gianni Stabile, il Barone Ciuppa il marchese di Jacona della Motta, il barone Antonio di Raimone, il cavaliere Rodrigo Licata di Baucina, principe Petrulla, i Principi Vannucci, e tanti altri.
L’autovettura fu sicuramente un argomento cardine , del resto questa era il simbolo di un futuro votato al progresso e al dinamismo, ma non fu la sola idea sviluppata, anche se lo sport con l’agonismo sportivo fu visto da Vincenzo Jr come "fattore di civiltà e forma di eleganza".
Nell’ambito delle feste rimase impressa nella memoria di Palermo quella del "Ramadan" che trasformò Il Teatro Politeama Garibaldi in "un pezzo d’Arabia", come ricorda lo storico Cancila, con cammelli dromedari e danzatrici del ventre; altra realizzazione "la Perla del Mediterraneo" una circumnavigazione dell’Isola su una piccola imbarcazione.
Tra le tante idee fu creata una società per la vendita di automobili e riparazioni meccaniche, e con Raffaello Lucarelli, il Florio diede vita ad una società “Industrie Cinematografiche Lucarelli” progetto che ebbe vita per solo 2 anni.
Tutte queste manifestazioni straordinarie ebbero però costi elevati che gravarono sulle finanze della Casata. Ignazio Jr e Vincenzo Jr III (bisogna ricordare che c’era già stato un Vincenzo, fratello primogenito morto a 12 anni), erano i nipoti di quel Vincenzo bagnarota da cui inizierà la fortuna, ricordato nella sua Orazione Funebre come un uomo "di non grande cultura e filosofico sapere… ebbe però mente vasta, animo intraprendente, coraggio risoluto, prontezza accurata…impulso vigoroso e sapiente indirizzo”.
I due nipoti diventeranno gli eredi della fortuna precocemente il padre morirà a 52 anni, quando i 2 figli avevano 22 e 8 anni. Molto diverso dal nonno guardato a lungo con diffidenza, Vincenzo Jr fu bello, colto, elegante, geniale con un’ottima istruzione, frequentatore dei salotti delle capitali europee, sarà fulcro insieme alla cognata Franca della Belle Époque siciliana.
Il Palazzo tra progetti, partite a biliardo fu anche luogo d’incontri con ospiti illustri, colma di oggetti, mobili preziosi, dipinti di Picasso, Rembrandt, fu una dimora di lusso.
Geniale abbiamo detto ma poco interessato agli affari, Vincenzo non pensò d’investire sull’industria automobilistica nascente, come il Nonno aveva fatto individuando nel trasporto via mare un business.
Durante la prima guerra mondiale ideò un cingolato e utilizzò le eliche difettose della Ducrot per gli aeroplani come guard-rail per delimitare il percorso della Targa Florio.
Il Palazzo fu una fucina di bellezza e idee, ma anche questa come le altre case dei Florio si perderà nel crollo finanziario. Tutto verrà travolto, i due fratelli saranno considerati dai politici del tempo “senza testa e senza senso pratico”.
La proprietà di via Catania sarà pluripotecata dal Banco di Sicilia, inutili i tentativi di Vincenzo Jr di salvarla.
Tutto precipitò, anche la sua nomina come Podestà di Palermo nel 1929 che avrebbe potuto portare una capacità di controllo e rinnovato prestigio, il prefetto di Palermo affermò: "L’opinione pubblica fa carico ai Florio di non aver saputo amministrare il proprio Patrimonio, a maggior ragione come potrebbe amministrare i cittadini e la città?".
L’edificio passò all’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano, per una cifra di 800.0000 mila lire, i mobili e i quadri furono venduti dallo stesso Florio nel 1935.
Passato indenne dai bombardamenti di Palermo, il Palazzo fu occupato dagli studenti ed oggi è di proprietà dell’Ente di Sviluppo Agricolo che si occupa della ordinaria manutenzione.
Si chiude così la storia di questa dimora, che vide tra le sue stanze il nascere di idee dettate da un futuro pieno di speranze e progetti. Senza più alcuna utilizzazione, le foglie rampicanti che la percorrono tutta, come nelle favole di una volta, ne oscurano anche il ricordo.
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