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La disumanità non può diventare legge e invece lo fa: il decreto (in)sicurezza Bis

L’Italia naufraga tra xenofobia e razzismo: la Camera approva il “decreto sicurezza bis” che condanna chi presta soccorso nel Mediterraneo, un cimitero acquatico

  • 6 agosto 2019

"Vattene, Satana, vattene" di Guazzabuglio digitale (stampato su carta e affisso su muro a Roma)

Mentre si consumava il peggiore naufragio dall’inizio dell’anno, la Camera dei Deputati approvava il “decreto sicurezza bis”, fortemente voluto da un Ministro degli Interni: alla base del provvedimento vi è la ferma condanna verso coloro i quali prestano soccorso in mare: ong, privati.

Secondo Charlie Yaxley, portavoce dell’Unhcr, le due barche erano partite da Homs, 120 chilometri a est della capitale Tripoli e si sono rovesciate a circa cinque miglia dal porto. I migranti sono stati soccorsi dai pescatori locali, per essere poi consegnati alla cosiddetta guardia costiera libica e portati in tre centri di detenzione tra Misurata, Homs e Slitan.

L’alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), Filippo Grandi, ha dichiarato in un tweet che si tratta della “peggiore tragedia nel mediterraneo di quest’anno. Necessario ripristinare il salvataggio in mare, porre fine alla detenzione dei rifugiati e dei migranti in Libia, aumentare i percorsi sicuri fuori dalla Libia e tutto ciò deve avvenire ora, prima che sia troppo tardi per le tante persone che ancora vivono in queste condizioni”.
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L’UNHCR, già lo scorso luglio, dopo il bombardamento del centro di detenzione per migranti a Tajoura, ha rilasciato un comunicato per sottolineare la gravità della situazione in Libia e della rotta mediterranea, in cui ha chiesto all’Europa di agire con la massima urgenza al fine di assicurare ai rifugiati un approdo sicuro e la creazione di corridoi umanitari.

Il Ministro degli Interni, con la complicità del M5S, ha scelto invece di far naufragare l’Italia nella direzione opposta. La Camera ha infatti approvato in prima lettura il decreto sicurezza bis.

Consta di 18 articoli che riportano il Paese indietro di 50 anni: nell’articolo 1 si stabilisce che il ministro dell’interno “può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale” per ragioni di ordine e sicurezza, ovvero quando si presuppone che sia stato violato il testo unico sull’immigrazione e in particolare si sia compiuto il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

All’articolo 2 si prevede una sanzione che va da un minimo di 10mila euro a un massimo di 50mila euro per il comandante della nave “in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane”. Come sanzione aggiuntiva è previsto anche il sequestro della nave.

Si prevede anche lo stanziamento di più fondi per il rimpatrio degli irregolari: 2 milioni di euro per il 2019 che potranno aumentare fino a un massimo di cinquanta milioni di euro.

Il testo contempla dunque una serie di misure volte a colpire ulteriormente le operazioni di soccorso in mare, alle quali abbiamo assistito recentemente: caso Sea Watch 3 e Mediterranea.

Il cuore del provvedimento, insomma, criminalizza il soccorso in mare. Eppure, nonostante la propaganda sui “porti chusi” e il “respingimento delle ong”, la realtà ci dice un’altra cosa: la rotta mediterranea rimane la più letale al mondo. Il Mediterraneo è, ad oggi, il più grande cimitero del mondo.

Questo approccio è fuorviante e non è in linea con il diritto internazionale umanitario. Al contrario «le politiche migratorie restrittive contribuiscono ad aggravare le vulnerabilità dei migranti e servono solo ad aumentare il traffico di persone. Si tratta di un tentativo politico di criminalizzare gli attori umanitari che forniscono servizi salvavita indispensabili per proteggere la vita e la dignità degli esseri umani.

Questo clima di odio serve solo ad aumentare i sentimenti di razzismo e di xenofobia, dilaganti ormai nell’intero paese.
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