ARTE E ARCHITETTURA
Villino Messina Verderame di Palermo sarà restaurato: ma la destinazione d'uso va ripensata
Era l'autunno 2017 quando lanciavamo proprio da questa testata l'allarme per l'abbandono e il degrado totale in cui versava il Villino Liberty di Salvatore Benfratello
Villino Messina Verderame a Palermo
Quasi quattro anni, ma finalmente la vicenda pare sia arrivata ad una svolta che riguarda il restauro dell'edificio già nella disponibilità della C.R.I.A.S., cassa regionale per il credito alle imprese artigiane della Regione Siciliana che finalmente ne reclama l'uso subordinato alla tutela del bene.
Notizia di questi giorni è che con una recente delibera della giunta regionale sugli interventi di manutenzione straordinaria degli immobili, sono stati stanziati 1.207.000 euro di risorse dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020 da destinare alla riqualificazione del villino Messina Verderame.
Non bastano ovviamente e lo gridiamo da anni, ma pare che il progetto di restauro sia già pronto, ovviamente sotto l'alta sorveglianza dellla soprintendenza palermitana e che i lavori debbano essere imminenti, ce lo ha confermato l'assessore regionale all'Economia Gaetano Armao, il quale ha sottolineato l'importanza che rappresenta la ristrutturazione del bene dopo decenni di abbandono.
«La destinazione d'uso al momento - ha detto - prevede che all'interno dell'edificio venga allocata la centrale unica di committenza regionale a meno di ulteriori sviluppi o future necessità. Gli spazi interni del villino non sono particolarmente grandi ma malgrado questo rimane aperta la possibilità di configurazioni altre».
Se da un lato dobbiamo riconoscere ad Armao il fatto d'aver sbloccato la situazione surreale e imbarazzante del destino del villino di Benfratello, dall'altro lato permangono i dubbi relativi alla destinazione d'uso che ad oggi prevede di fatto la mancata fruizione del monumento da parte del pubblico di massa.
Ci chiediamo a questo punto, perché slegare il destino del villino Liberty dalla narrazione corale delle vicende storiche della città che fino ai mesi scorsi vedeva il gioiello di Benfratello fare parte di quel percorso floreale che potrebbe mettere in rete la casa-studio di Basile in via Siracusa, alla costruzione del museo del Liberty nell'area di Villa Lanza-Deliella?
A cosa servono altri uffici regionali? Perché non assecondare la vocazione museale dell'unico “villino liberty” superstite della martoriata via Notarbartolo unitamente alla Villa Pottino con cui potrebbe altresì in un futuro fare rete, anziché aprire quegli spazi e quel luogo storico alla città e ai ragazzi delle scuole circostanti a due passi dal parco di Villa Trabia?
Se esiste ed esiste già da tempo in tutta Europa, l'idea metabolizzata del museo diffuso, l’ARS e la politica tutta, indipendentemente dell'appartenenza politica, deve fare i conti con questa necessità di destinazione d'uso a Polo museale decentrato, prevedendo per esempio, che proprio in ragione della storia del villino salvatosi dall'olocausto della speculazione, si possa realizzare qui il primo museo della narrazione del Sacco Edilizio, tema carissimo agli studenti palermitani che si fanno domande e non hanno mai risposte tangibili.
Potrebbe rappresentare l’opportunità duplice e sostenibile di salvare un pezzo della nostra memoria recente, valorizzandola seriamente con un progetto di largo respiro che salvi la fisicità del monumento e restituisca l'anima del documento architettonico.
Non ci sono altre possibilità o cose da dire, abbiamo davanti due sole opzioni: la numero uno prevede l'uso elitario dell'edificio ai soli dipendenti; la numero due prevede l’apertura del monumento all'intera città, ai turisti, agli studenti, agli studiosi, in un patto generazionale che ne restituisca lo splendore del contatto diretto con i luoghi della Storia a tutti, proiettando la memoria e le possibilità di sviluppo culturale dell'intero quartiere e della città nei prossimi decenni.
Il Polo museale potrebbe ospitare un bookshop tematico, spazi per mostre e letture, laboratori per i bambini, potrebbe addirittura spingersi a portare qui in partnership con l'Università parte del materiale d'archivio del fondo Benfratello per renderlo fruibile e visibile. La torretta potrebbe diventare un piccolo belvedere, il piano terra con il piccolo spazio esterno potrebbe divenire un percorso espositivo all'aperto o un giardino d'inverno. Il museo potrebbe essere aperto persino la sera con la presentazione di libri e conferenze sul Liberty, raddoppiando lo spazio chiudendo anche parzialmente la strada prospiciente al transito veicolare.
È il momento che cittadini, studiosi, associazioni e intellettuali facciamo tutti insieme massa critica per chiedere uniti alla politica che oggi ne può decretare il destino, che il monumento abbia una destinazione d'uso compatibile con la piena fruibilità a vocazione espositiva, con la proiezione all'uso dei piccoli fruitori a cui quel prezioso manufatto della belle époque con torretta, bugne e ferri battuti, sembrerà un piccolo castello incantato.
Non è più i tempo di scelte emergenziali fatte per tappare dei vuoti, è il tempo di costruire insieme pezzi di futuro realmente sostenibile, avendo ben chiaro che "sostenibile" è prima di ogni altra aspetto sinonimo di apertura a tutti.
Per noi non c’è partita. E voi cosa ne pensate?
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