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Vicino a Palermo c'è il Tempietto dell'amore: nascosto nel giardino della villa dei principi

Vi stiamo parlando della residenza per la villeggiatura estiva della famiglia Filangeri. È in bronzo e rievoca solo in parte i fasti lussureggianti di un tempo: dove si trova

Sara Abello
Giornalista
  • 3 aprile 2025

Il Tempietto dell'amore a Villa Filangeri

È stato, e forse è ancora, luogo di baci e incontri romantici, solo in pochi però notano quel gioiellino che è il Tempietto dell’amore, nascosto nel giardino di Villa Filangeri, a Santa Flavia.

Tra timidi pavoni, uccellini che amano giocare a nascondino dentro le loro casette, e oche un po’ arraggiatelle, lì in fondo al giardino si scorge appena una "montagnetta" sovrastata da una struttura in bronzo che rievoca solo in parte i fasti lussureggianti di un tempo...chissà come doveva essere questo piccolo coffee house quando, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, Ernesto Basile lo realizzò?!

Si fa presto però a chiamarla "montagnetta", quella sottostante il tempietto era infatti la camera dello scirocco della villa, dove i suoi nobili residenti trovavano un po’ di refrigerio nelle terribili estati che ci abbattono ancora oggi, che di comfort ne abbiamo certamente di più. Del resto in Sicilia riuscire a sfuggire al caldo torrido era diventata un’arte nei secoli passati.

Procediamo un passo per volta però. Innanzitutto stiamo parlando della residenza per la villeggiatura estiva della famiglia Filangeri, principi di questo territorio.

Fu Pietro I Filangeri Notarbartolo, Principe di Santa Flavia, appartenente a una nobile famiglia normanna, che nel 1666 acquistò l’abitazione e la vicina chiesetta di Sant’Anna, in secondo tempo trasformata fino a diventare l’attuale Basilica Soluntina intitolata alla patrona del paese, iniziò così la costruzione della sua residenza per la villeggiatura.

Bisognerà attendere il secolo successivo per gli interventi di ampliamento e decorazione che cambiarono radicalmente l’assetto dell’edificio: del 1746 è il cortile rettangolare centrale, non tipico delle ville dell’epoca, pochi anni dopo inoltre si decorarono i prospetti con elementi in stucco di stile Rococò.

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento l’architetto Ernesto Basile fu autore di alcuni interventi di ristrutturazione: l’arioso "Giardino d’inverno", una struttura in tufo con archi a tutto sesto chiusi da vetrate e infissi in bronzo di gusto eclettico.

Una collinetta artificiale di gusto romantico, sovrastata da un piccolo coffee house in bronzo che riproduce una capanna orientale in bambù, il nostro "Tempietto dell’amore" per l’appunto.

La "sala da biliardo" con boiserie lignee e tetto affrescato con motivi floreali in stile Liberty al piano terra; una piccola cappella con il prospetto Neogotico in mattoni.

Villa Filangeri attualmente è sede dell’amministrazione comunale di Santa Flavia e si presenta con un prospetto Barocco caratterizzato da una scenografica scalinata a doppia rampa, stucchi ornati da ghirlande e statue in marmo bianco poste su alti basamenti in pietra, allegorie delle Quattro Stagioni.

Protagonista un po’ dimenticato di tutto il complesso è però proprio il giardino, un tempo ben 8.500 mq, pro- babilmente il vero focus di tutta la proprietà, sede di feste e incontri.

Oggi, se da una parte presenta un piccolo parco giochi per bambini con moderne caratteristiche, dall’altra è ancora un’oasi interna alla cittadina, nella quale immergersi e respirare un’aria che torna dal passato e rivive piacevolmente.

Il parco di Villa Filangeri presentava alberi secolari e piante tropicali dal gusto esotico, alcune delle quali sopravvissute fino ai nostri giorni come agavi, yucca, ficus asiatico, eucalipto, arbusti brasiliani, pini, olivo, fallopia e lantane, solo per citarne alcune... .

Un mini polmone verde, poco aiutato da questa primavera indecisa, dove anche un tempo dovevano essere presenti alcune specie animali, forse rare persino quelle.

Adesso, con i suoi pavoni che si fanno desiderare tenendo il piumaggio ben nascosto, gli uccellini rintanati dentro le loro casette e le oche poco simpatiche, rimane un luogo dove ritagliarsi del tempo lontano dal caos, ma inconsapevolmente immersi nel centro abitato.

La "montagnetta" di cui vi parlavo si trova proprio in fondo al giardino, sulla sinistra, un po’ nascosta da alberi e palme, è testimonianza odierna di un antico meccanismo attraverso il quale la nobiltà che non c’è più riusciva a ripararsi dallo scirocco.

Stanca della calura portata dal vento caldo di sud-est infatti, l’aristocrazia palermitana era solita rifugiarsi proprio in questi ambienti, che presero il nome di “stanze dello scirocco” come l’omonimo vento da cui si scappava via.

In alcuni casi sotterranei, o in altri sopraelevati come a Santa Flavia, questi spazi erano spesso presenti nelle ville e nelle case di caccia durante la cosiddetta "grande villeggiatura", che raggiunse la massima diffusione nel XVIII secolo.

Ambienti intagliati ad arte nella roccia, spesso impreziositi da piastrelle finemente decorate, tipica eredità araba, attraversati e resi freschi da piccoli corsi d’acqua artificiali detti qanat, che rappresentavano l’unica risposta all’afa che attanagliava la città e spingeva a questo "flusso migratorio".

Non abbiamo un’idea precisa di come la camera dello scirocco di Villa Filangeri si presentasse secoli fa, ma i dettagli visibili ancora oggi ci danno l’idea che fosse proprio uno spazio con piccoli cunicoli e pareti porose e tufacee che perfettamente si prestavano a mantenere l’umidità necessaria a rinfrescare i suoi ospiti che, subito dopo il tramonto, da lì potevano recarsi nel simbolico tempietto poco sopra.

Generalmente il coffee house delle ville nobiliari, un po’ come in quello che è ancora parzialmente presente a Bagheria e di cui vi raccontai tempo fa... il noto “cupuluni” ormai dimenticato di Villa Valguarnera, i nobili erano soliti sostare per consumare le loro merende, chiacchierare o giocare.

In questo caso, se da una parte la posizione ventilata e distante dalla villa è perfettamente in linea con quelle che erano le tipiche caratteristiche.
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