CURIOSITÀ
Vendevano Nepente, Sangue di Dragone e Cortice: la storia degli Aromatari di Palermo
Tra loro c'era la famiglia arrivata dalla Calabria che fece fortuna grazie all'intuito e allo spirito imprenditoriale, quei Florio oggi conosciuti come Leoni di Sicilia
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Spezieria di San Giovanni Parma
Della maggior parte delle malattie non si conoscevano rimedi ed origini, così venivano contrastate con rimedi ricavati dall’uso di piante, animali, minerali derivati da conoscenze e tradizioni per lo più orali, prive di qualsiasi sperimentazione.
L’uso di queste sostanze crebbe in maniera esponenziale con le scoperte geografiche che portarono nel Vecchio Continente piante e spezie allora sconosciute.
I Florio furono abili commercianti che fecero di questo lavoro il punto di forza per avviare una prospera attività che seppero diversificare con altre forme di investimenti, pur essendo a lungo gli Aromatari di via dei Materassai.
I "Leoni di Sicilia" furono rivenditori non Speziali differenziazione presente sin dai tempi di Federico II; nell’800 per questa attività erano richieste precise conoscenze chimiche e botaniche, preparazione umanistica, grandi doti morali attestate dal Parroco considerando l’uso e manipolazione di sostanze pericolose e letali.
Requisiti che i Florio non avevano. Lo Speziere divenne il ponte tra una tradizione erboristica e la medicina moderna. La storia ci dice che in età ellenistica iniziò la classificazione delle virtù terapeutiche o velenose di parti di animali e erbe.
Per gli egizi detentori di erbe eccezionali, autentica panacea fu il Nepente una bevanda "prodigiosa" elisir per i mali del corpo e dello spirito. La svolta si ebbe con la scrittura dei trattati, come quello di Discoride di Anazarbo che elenca tra il 60 e il 78 d.C. (siamo ai tempi di Nerone), 1000 rimedi sulla base degli effetti e delle caratteristiche fisiche delle piante.
Risalendo nei secoli nel Medio Evo la sapienza dei monaci erboristi si affiancò a quella di fattucchiere maghi e streghe, astrologi, depositari di segreti e pozioni dagli effetti ritenuti magici. È da questo sconfinato e a volte misterioso patrimonio che nasce l’arte dello speziale a lungo ritenuta superiore a quella dei medici, che spesso ricorrevano a loro per avere nuove soluzioni terapeutiche.
Lo Speziale preparava unguenti, balsami, pomate, impiastri, cataplasmi alcuni di questi posti tra due garze ricordano i cerotti medicati di oggi, decotti, distillati.
Dalla calvizie, alla perdita di appetito, tosse, ascessi, punture di insetti, morsi di cani, epistassi, dolori articolari, febbri, tutti avevano un’apposita ricetta, spesso conservata in un quaderno personale.
La bottega dello speziale condivideva con la aromateria gli stigli, i vasi in vetro, bilancia provvista di pesi e misure, mortaio, torchio e i famosi vasi in ceramica oggi considerati oggetti di antiquariato.
È molto interessante scorrere l’inventario dei prodotti in vendita nella Aromateria dei Florio ai tempi di Paolo e Ignazio. Vi sono ben 196 prodotti in ordine alfabetico dall’Agarico, al Zenzipero.
Scorrendo la tabella si trovano nomi noti come Arnica, Canfora, Cannella Curcuma, Manna, Noce Moscata, Corallo Rosso ma anche alcuni particolari come il Bolo, Camalaramatico, il Castoro di Francia, Dittamo EreticiIerbentina, Madreperle, Sangue di Dragone, la Scamonea di Aleppo, Xalappa . Di alcuni prodotti c’erano diverse qualità come l’Aloe, Cioccolata ,4 tipi di Cortice, Caffè, Gomma , Lacca, Pepe, Oppio e "Zuccaro", la Mirra era "in lagrime e a sorte".
C'erano poi droghe di origine animale come Occhi di Gambero, minerali come Antimonio, Litargirio e tutte quelle erbe che potevano essere vendute senza ricetta come la Ferula Asa Foetida, in pillole come vermifugo, o l’Avorio Raspato finemente polverizzato contro l’acidità, Non mancavano carta, inchiostro, spago, saponi, sale e Rhum in bottiglia.
Se il medico prescriveva, lo speziale preparava il farmaco, l’aromataro era quello che aveva le materie prime, rifornendosi nei mercati di tutta Europa dove arrivano le navi cariche provenienti da paesi lontani.
Queste botteghe furono per secoli i punti di riferimento per curarsi, bisognerà aspettare il 1899 per avere il primo farmaco chimico, quando la Bayer registrò il marchio "Aspirina" dopo aver sintetizzato” l’acido acetilsalicilico, una modificazione della salicina, un rimedio popolare estratto dalla corteccia del salice”, e il secondo decennio del 900 con l’arrivo degli antibiotici e dei vaccini.
Può sembrare singolare questo tipo di bottega ma infondo non è poi tanto diversa dalle nostre erboristerie che hanno riportato in auge il mercato delle erbe e che con le loro polverine, integratori, bustine, goccine, spesso sostituiscono il farmaco comune di cui ancestralmente ancora dubitiamo.
Cosa ovvia considerando che nel negozio dello speziale venivano venduti pratica presso uno speziale preparazione divisione che risale a Federico II che volle che il preparatore di medicamenti rispondesse ad alcune caratteristiche.
Lo Speziale infatti oltre ad avere i vari tipi vendevano nei loro negozi Acque, Balsami, estratti, impiastri, sciroppi, succhi e tinture, tutti preparati che richiedevano tutta una serie di strumenti e approfondite conoscenze
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