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Uno scrigno verde abbandonato da 50 anni in Sicilia: come rinasce il Parco Icori

Oggi il ritratto dell’incuria e dell’abbandono inizia a sfocarsi per merito delle associazioni e dei cittadini che hanno lo scopo di dare un senso nuovo al luogo

Erminia Zaffuto
Assistente all'autonomia e alla Comunicazione a scuola
  • 20 marzo 2025

Parco Icori ad Agrigento

Quella del Parco dell’Addolorata - I.C.O.R.I. (dal nome della ditta a cui vennero affidati i lavori), è una vicenda che si protrae da circa 50 anni. Progettato nel 1975 a firma di Pietro Bucalossi ministro dei lavori pubblici, durante il quarto governo Moro e condiviso dai progettisti del Genio Civile di Agrigento, nacque nel 1976 esattamente dieci anni dopo l’imponente frana della collina soprastante, proprio per cercare di contenerne i cedimenti.

La storia di Parco Icori, inaugurato già sei volte dalle varie amministrazioni che si sono succedute nel corso del tempo, sembra essere caratterizzata da una costante voglia di respirare aria nuova che poi però viene sistematicamente a mancare.

Perché sì il Parco così maestoso, è stato trascurato dai politici ed esplorato da pochi abitanti del luogo e non, pur essendo un vero e proprio scrigno verde, ricco di specie vegetali che rappresentano la perfetta sintesi della macchia mediterranea.
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Ulivi, palme, pini e fichi d’India sono soltanto alcune delle specie che è possibile ammirare e respirare in uno spazio che al suo interno, può vantare altresì, un maestoso anfiteatro, uno skate park, un luogo pensato per la realizzazione di un cinema all’aperto, una pista di pattinaggio e ampie promenade dove si può camminare con gli occhi spalancati per ammirare la grandezza e la bellezza di un luogo che per anni è stato scambiato per una discarica a cielo aperto.

I quasi cinquant’anni di abbandono infatti, hanno fatto sì che a causa di una persistente incuria lo spazio divenisse un cumulo di macerie costituito non solo da sacchetti pieni di rifiuti ma anche da mobili logorati e da quantità infinite di plastica ed eternit.

Oggi però, il ritratto dell’incuria e dell’abbandono inizia a sfocarsi per merito delle associazioni e dei cittadini che si sono attivati con lo scopo di dare un senso nuovo al luogo.

Grazie ad un progetto presentato dall’Associazione di promozione sociale TTT (Tierra Techo Trabajo) nata nel 2019 che ha come obiettivo la rinascita sociale e culturale di Agrigento, in collaborazione con il Comune di Agrigento e le altre realtà sociali agrigentine come Scaro Cafè e Immagina Coworking, si sta cercando di rendere il Parco uno spazio vivibile ed usufruibile per i cittadini di tutte le età.

Andrea Saieva, uno dei responsabili di TTT, ci ha descritto le caratteristiche del progetto nelle sue tre fasi essenziali.

La prima è stata quella caratterizzata dalla scoperta del luogo, dallo scambio di idee, dalla ricerca di soluzioni e dalla condivisione tra i cittadini partecipanti, azioni rese possibili grazie alla guida di Giorgia Lattuca facilitatrice e mediatrice dei processi di gruppo.

La seconda è stata la fase della progettazione messa in atto grazie alla creazione di tavoli tematici, in base a quanto emerso precedentemente e infine durante l’ultima fase sono state esaminate le idee prodotte nei vari incontri e si è discusso per la sottoscrizione di un programma di intervento al fine di risollevare le sorti del parco.

Diverse sono state le figure che hanno partecipato e che hanno mostrato grande interesse, come ad esempio il sindaco Miccichè, il professore di sociologia Gucciardo e l’archeologo Falzone e numerosissime sono state anche, le attività svolte che hanno coinvolto adulti e bambini.

È stata avviata l’attività di pulizia del parco grazie alla collaborazione essenziale dell’associazione Plastic Free e di molti volontari e successivamente sono stati realizzati dei tavoli e delle casette di legno da parte delle associazioni e dei volontari, guidati da Gianluca Vitello che ha pianificato dei laboratori di autocostruzione per rendere l’area più comoda e vivibile.

Si sono svolte lezioni di yoga all’aperto guidate dal maestro Concilio, attività laboratoriali che hanno coinvolto i bambini e laboratori di giardinaggio realizzati da Dario La Mendola il quale ha piantato vari alberi come ad esempio cipressi, ulivi e oleandri e ha conferito un ruolo centrale al carrubo, albero che egli ha "piantumato come se osservasse ogni giorno un tramonto sul mare".

Il parco che si affaccia sul mar Mediterraneo esattamente come il suo carrubo non poteva non avere come simbolo della sua filosofia, altro che l’immagine di un pesce, di un’acciughina realizzata dall’artista Nadya Hope che si è anche occupata di dare nuovo colore e nuovo senso a vari spazi del luogo.

L’artista, attuando un parallelismo tra l’acciughina e i cittadini, ha messo in risalto l’importanza dei piccoli gesti infatti così come: “l’acciuga, minuscola nel mare, trasforma il sapore di un piatto con la sua sola presenza. Lo stesso vale per la società, poiché anche il più piccolo gesto può generare un grande cambiamento”.

Il Parco Icori, che si trova all’inizio del suo nuovo processo di cambiamento e che è inserito nella lista dei "Luoghi del cuore" del FAI, è lo spazio di tutti e ha bisogno di tanti piccoli gesti perché se è vero che cinquant’anni di incuria hanno dato vita a disastri e perenni abbandoni e anche vero però che il Parco che si affaccia su quel mare, oggi, può vedere che ci sono tante acciughine pronte a decretarne la sua radicale metamorfosi.
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