ITINERARI E LUOGHI
Una bellezza (decadente) poco conosciuta: a Palermo il palazzo dell'ultima "Gattoparda"
Si dice che nella sua epoca d’oro vi prestassero servizio almeno 300 persone. Vi portiamo in via Maqueda dove sorge una monumentale dimora settecentesca
Il grandioso scalone in marmo rosso a doppia rampa di Palazzo Filangieri di Cutò a Palermo
L’edificio ha tre severi portali che scandiscono la lunga facciata: il portale centrale, conosciuto dai palermitani come Arco di Cutò, immette in una via pubblica all’interno del pittoresco mercato popolare di Ballarò.
Se i più anziani ricordano ancora che una volta, quaranta e più anni fa, sotto il celebre Arco di Cutò c’erano un calzolaio, una taverna dove potevi trovare uova sode e passito e il chioschetto che vendeva il panino con la milza più buono di Palermo, in pochi conoscono la storia del palazzo e qualcuno ne ignora persino il nome.
L’imponente edificio venne innalzato per volontà del principe Alessandro II Filangeri di Cutò, agli inizi del XVIII secolo, verosimilmente intorno al 1721.
Marito di Giulia Platamone, sarà governatore della Compagnia dei Bianchi, deputato del Regno, Capitano di Giustizia e pretore. Gli succede il figlio Girolamo II che ha purtroppo vita breve; quindi eredita la baronia Alessandro II, capitano di Giustizia, che realizza proprio il palazzo Filangieri di Cutò in via Maqueda. Suo figlio Girolamo III (1714-1777) sarà gentiluomo di camera del re, capitano di giustizia e ricoprirà importanti cariche militari (brigadiere generale e maresciallo di campo dell'esercito borbonico, nel 1772 governatore militare di Trapani).
Alessandro III (1740 -1806) figlio di Girolamo, sarà come il padre un valente militare; grande patriota si distinguerà in particolare durante la campagna del 1796 contro la Francia rivoluzionaria.
Nella battaglia di Borghetto, sulle rive del Mincio, molti ufficiali vengono uccisi e Alessandro viene ferito e imprigionato. Torna in Sicilia solo a seguito di uno scambio di prigionieri. La sua carriera prosegue e nel 1803 diventa capitano generale del Regno di Sicilia.
Durante il suo governo la Real Accademia degli studi di Palermo ottiene il grado di Università nel 1805. Alessandro si spegne a Palazzo Filangieri in via Maqueda, dopo aver ricevuto a Palermo il re Ferdinando IV fuggito da Napoli con la famiglia reale.
Ai suoi funerali parteciperanno anche i sovrani. Successore di Alessandro III è Nicolò (1762-1839) luogotenente generale di Sicilia, il cui ritratto si trova oggi al Palazzo dei Normanni.
Nicolò si sposerà due volte, con nobildonne di altissimo lignaggio: a Palermo con Maria Teresa Branciforte di Scordia, che gli darà due figli, destinati a morire in giovane età; si spegnerà prematuramente anche lei nel 1793.
Rimasto vedovo il Filangieri si risposa a Napoli poco prima della rivoluzione del ’99, con Margherita Pignatelli Aragona Cortez, che gli darà finalmente il sospirato erede: Alessandro.
Sarà Alessandro IV Filangieri di Cutò (1802-1854) a mutare (inconsapevolmente e radicalmente) il destino familiare. Il principe sposa una nobildonna napoletana, Maddalena Barretta marchesa di Misagno, ma il matrimonio è infelice.
Spirito libertino, Alessandro ama le avventure, i divertimenti e i viaggi, specialmente in Francia, suscitando la gelosia della moglie, che preferisce abbandonare nel 1826, dopo la morte dell’unico figlioletto Nicola. Si lega a una celebre cantante milanese, il soprano Teresa Merli Clerici, incontrata a Palermo al Teatro Carolino. Il padre Nicolò cerca inutilmente di farlo riconciliare con la moglie.
Alessandro e Teresa convivono a lungo e mettono al mondo due figli, senza legittimarli, Nicola e Margherita. Fortunatamente per Teresa, Maddalena muore e sette mesi dopo la dipartita della prima moglie vengono celebrate le nozze tra il principe e la cantante.
Nel 1850 arriva un’altra figlia: Giovanna Nicoletta (1850-1891). L’ultima nata (venuta al mondo in costanza di matrimonio) alla morte del padre nel 1854, diventa unica erede legittima dell’immenso patrimonio familiare.
La ricca principessa eredita il Palazzo Cutò di Palermo, quello di Santa Margherita Belice e la Villa Aragona di Bagheria; inoltre mobili, oggetti, gioielli. Si apre tuttavia un periodo problematico relativo alla successione: il nonno Nicolò disereda Giovanna, perché figlia della Clerici e il tutore De Spuches ritiene opportuno allontanare la bambina e la madre dalla Sicilia.
Il tribunale si pronunzierà a favore della successione legittima di Giovanna. Dopo esser cresciuta a Parigi, ricevendo una educazione molto diversa da quella (bigotta) della società palermitana del tempo, la fanciulla torna in Sicilia 16 anni per sposare Lucio Tasca (1842-1918), secondo conte d’Almerita.
I Tasca sono di nobiltà molto più recente rispetto ai Filangieri, ma Lucio è erede anche lui di un enorme ricchezza. La vita dei Mastrogiovanni di Cutò trascorrerà serena nel Palazzo di Palermo in inverno e in quello di Santa Margherita Belice durante le lunghe e calde estati siciliane.
Ecco dunque che le sorti familiari dei Filangieri, scivolano per uno strano gioco del destino, in mani femminili, in quella della saggia e illuminata Giovanna: "l’ultima Gattoparda" è proprio il caso di dire, perchè Giovanna e Lucio sono nonni materni dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Avranno 7 figli (2 morti in giovane età), tra cui Beatrice che sposerà Giulio Tomasi di Lampedusa. Giovanna Filangieri si spegne a soli 45 anni, nel 1891, appena in tempo per non assistere al declino delle grandi famiglie siciliane.
Il Palazzo di via Maqueda viene venduto dagli eredi di Giovanna e Lucio e vi vengono realizzati alcuni grandi appartamenti: vi abiteranno la baronessa Giovanna Cirino (al piano nobile); la signora Malato, madre della baronessa Cirino; al terzo piano il barone Furitano e Fazello, vice prefetto di Palermo (fino al 1984).
Questi due appartamenti si affacciavano sulla Via Maqueda e su via Cesare Battisti, dove era il bellissimo giardino pensile del piano nobile, che poggiava sulle mure cittadine.
I Cirino ne avevano ceduto una parte a un costruttore che realizzò intorno al 1930 tre palazzi. Tra le mura di Palazzo Filangieri saranno ospitate anche alcune aule scolastiche. Vi avranno sede l’Hotel Orientale e la locanda Tempio.
In tempi recenti l‘edificio storico è stato suddiviso in 21 appartamenti: ci sono bed and breakfast, case vacanze, appartamenti privati.
Nonostante un certo stato di incuria dell’immobile negli spazi esterni, si è salvato il grandioso scalone in marmo rosso a doppia rampa, attribuito all’architetto Giovanni Del Frago, che lo avrebbe impiantato intorno al 1760: ha raffinate decorazioni a volute in stucco, derivate da modelli del rococò francese.
In “Architecture modene de la Sicilie” di J.I.Hittorf e L. Zanth (1835) il palazzo veniva considerato “esempio della magnificenza e della bella disposizione che predomina nelle residenze dei nobili palermitani”.
Oggi Palazzo Filangieri di Cutò meriterebbe sicuramente maggiore cura e valorizzazione (anche attraverso studi storici e architettonici approfonditi).
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