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Un viaggio nella Sicilia "insolita": i luoghi meno conosciuti (e più curiosi) da scoprire

Se molti luoghi dell'Isola sono già conosciutissimi e sono spesso la molla che spinge un turista a venire in Sicilia, ve ne sono altri altrettanto interessanti ed eccezionali che vanno scoperti

Balarm
La redazione
  • 12 agosto 2021

“Nel bene e nel male la Sicilia è l’Italia al superlativo”, così scrisse una volta Edmonde Charles-Roux, scrittrice e giornalista francese.

E, in effetti, visitando l’Isola più grande del Mediterraneo non si può che essere d’accordo. Oltre alle “bellezze scontate” che essa offre - pensiamo tra le altre cose al mare, ai paesaggi, alla tradizione culinaria - vi è una enorme offerta di siti culturali da rimanere a bocca aperta (la Sicilia, giusto per rinfrescare la memoria, ha lo stesso numero di siti Unesco dell’Egitto).

Se molti di questi sono già conosciutissimi e sono spesso la molla che spinge un turista a conoscere la nostra terra, ve ne sono altri altrettanto interessanti ed eccezionali che vanno “scoperti”.

A tal proposito vogliamo proporvi una lista di questi luoghi apparentemente insoliti ma, vi assicuriamo, essere stupefacenti per quella che vi apparirà una “Sicilia alternativa”, pur sempre ricca di storia e antiche tradizioni.
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Se vi trovate nel capoluogo non potete perdervi una visita alla Cripta dei Cappuccini di Palermo, le catacombe più ricche d’Europa.

In questo luogo ipogeo costituito da una rete di corridoi voltati sulle cui pareti ritmate da nicchie si trovano sistemate e appese le mummie tra barocco e neoclassicismo; vi risiedono i frati, il più anziano è coevo di Caravaggio, e tutti gli uomini più importati che sono passati dalla città tra i viaggiatori del grand tour, avvocati e medici illustri, soldati siciliani e borbonici.
Oltre alla la piccola Rosalia Lombardo, morta il 6 Dicembre del 1920 e resa immortale dalla formula chimica magica del Salafia, ancora oggi al centro di importantissimi studi internazionali.

Spostandovi nel Trapanese, in particolare a Custonaci, oltre alle incantevoli spiagge, vi suggeriamo una visita alla grotta Mangiapane - compresa tra le Grotte di Scurati, un antico insediamento preistorico e un geosito speleologico - detta “Grotta degli Uffizi”.

Posta a un’altitudine di 55-60 metri sopra il livello del mare in località Scurati, alta circa 70 metri e profonda 50, fu abitata dall’uomo sin dal Paleolitico superiore.

I primi studi sono stati condotti dal marchese Guido Dalla Rosa nel 1870 e da Raimond Vaufrey nel 1925.Tra i numerosi reperti preistorici, sono stati ritrovati denti e ossa di animali, selci lavorate, ossidiana e pitture rupestri tuttora conservati presso il museo Pepoli di Trapani, il museo della Preistoria della Torre di Ligny e il museo Etno-antropologico di Parigi.
Abitata fino ai primi anni ’50 dalla famiglia Mangiapane, oggi la grotta è la sede naturale del Presepe e del Museo Vivente.

Nella zona dell’Agrigentino, invece, vi suggeriamo ben due siti.

In primis il Castello incantato di Sciacca, opera unica nel suo genere che custodisce circa tremila “teste d’artista”, opera di Filippo Bentivegna detto “il pazzo”.

Il Castello si trova a pochissimi chilometri dal centro di Sciacca, alle falde del monte Kronion (oggi monte San Calogero): Bentivegna ha comprato qui un appezzamento di terreno con lo scopo di riempirlo di migliaia e migliaia di sculture per un lavoro che è durato oltre cinquant’anni. Il risultato è un regno di verde e roccia dove si intrecciano un’infinità di misteriosi volti, tronchi d'ulivo e fichi d’india.

"Sua Eccellenza Filippo delle teste", così veniva chiamato dai suoi concittadini era un campagnolo con un senso artistico innato, qualcosa che si è rivelato concreto, magico, bizzarro e laborioso e che lo ha portato a essere esposto al Musée de l’Art Brut a Losanna, unico spazio al mondo dedicato appunto all'art brut. Entrare nel suo castello è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita e che catturerà l’interesse di grandi e piccini.

Se invece siete appassionati di storia e natura non potrete, passando sempre da Agrigento, non visitare gli ipogei, una miriade di cunicoli scavati in buona parte dall’uomo sotto l’antica città di Akragas; ma se ne trovano anche fuori le mura.
La loro funzione era quella di raccogliere le acque sotterranee e quasi tutti hanno la forma di un parallelepipedo alto in media cm 1,85 e largo cm 80.

Il buio vi regna sovrano, il silenzio è rotto dal dolce tintinnio di gocce che trasudano dalle pareti e dalle volte o talora dal battito d’ali di qualche pipistrello. Gli ipogei sono tutti scavati nel tufo arenario conchiglifero, che caratterizza il sottosuolo agrigentino e non sempre è possibile visitarli per tutta la loro estensione, perché frane naturali o provocate dall’uomo, ne ostruiscono il passaggio.

Certe volte, invece, è possibile arrivare fino alla fine dei cunicoli. Fra questi quelli presenti anche nel Giardino Botanico, a due passi dalla famosissima Valle dei Templi che rappresenta, a tutti gli effetti, un museo naturalistico a cielo aperto.
Al suo interno si riscontrano una serie di habitat dedicati alle diverse collezioni di piante, con variazioni di quota, rocce, grotte e anfratti, potenziale eccellente per coltivare specie forestali, agrarie, officinali e ornamentali che lo rendono unico questo luogo.

Se invece i luoghi abbandonati e misteriosi vi affascinano, questo è il posto che fa per voi, nell’area del Ragusano, cioè la Grotta delle Trabacche, un’antica catacomba romana, completamente abbandonata nel mezzo della campagna.

Si trova a circa 5 chilometri da Ragusa, in località Contrada Buttino, e secondo una versione il termine “trabacca” deriverebbe dal particolare monumento scolpito all’interno della più grande delle grotte, che ricorda la forma di un letto a baldacchino.

Secondo altri il nome deriverebbe dalla leggenda popolare che vedrebbe tre vacche, entrate nella grotta, e mai più uscite.
Il sito divenne noto grazie al pittore francese Jean Houel, nel corso del 1700, che ne raccontò l’esperienza attraverso una serie di dipinti.

Al suo interno si trovano, scavati nella roccia, due grandi sarcofagi ornati con colonne che ricordano molto le forme dei letti a baldacchino; accanto altri sepolcri, sia sul pavimento che nelle pareti.

Nella zona ovest della Sicilia, invece, vi suggeriamo nell’area del Catanese un passaggio al Castello Ursino, e uno a Caltagirone, alla scoperta del Teatro dei Pupi di più antica tradizione.

Voluto dall’imperatore svevo Federico II nell’ambito di un piano difensivo a protezione della Sicilia orientale, il Castello diventò in epoche successive residenza di sovrani, viceré e potenti nobili.

Fu perfino sede di Parlamento, dopo rivolte e rivoluzioni, e una parte venne adibita a prigione con anguste celle e condizioni disumane, come attestato da numerose testimonianze e dagli stessi graffiti dei carcerati. Dal 1939 il castello è stato acquisito dal Comune che lo ha restaurato e trasformato in Museo civico, custodendovi le raccolte Biscari e dei Benedettini.

Il Museo-teatro stabile dei pupi siciliani di Caltagirone, invece, offre una carrellata storica di oltre 120 pupi della scuola pupara catanese (i più antichi sono del 1918-20), insieme a cartelloni d’epoca, armature, costumi e scenari.

L’Opera dei Pupi nasce nel 1918, quando don Giovanni Russo, mette su la sua compagnia, che durerà fino al 1989, anno della scomparsa di Gesualdo Pepe, che fino all’ultimo sarà regista, impresario, allestitore e soggettista del piccolo stabile.
Simbolo, indiscusso, della storia tradizionale dell’Isola, i pupi e la loro genesi sono un’appuntamento da non perdere.

Questi sono solo alcuni dei luoghi meno rinomati della Sicilia da ammirare, e molti altri di sicuro, li scoprirete quasi inciampandovi per caso, perché questa terra, senza esagerare, ad ogni angolo riserva sorprese stupefacenti.
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