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Un "Tesoro Umano Vivente", ha 85 anni e vive in Sicilia: il mastro d'ascia di Aci Trezza

Salvatore Rodolico è stato inserito nel "registro delle Eredità Immateriali della Regione Sicilia" proprio per il valore inestimabile della sua arte marinara di lunga tradizione

Elena Cicardo
Digital strategist
  • 9 aprile 2021

Il Mastro d'ascia Salvatore Rodolico

"Verga, I Malavoglia… Visconti, La terra trema… Aci Trezza, mare che ispira" si legge sull'insegna, naturalmente di legno, all'ingresso dello storico cantiere navale Rodolico.

Qui, ad Aci Trezza (frazione di Aci castello in provincia di Catania) appunto, è in attività da cinque generazioni. A guidarlo, da oltre 65 anni, è il mastro d'ascia Salvatore Rodolico che oggi di anni ne ha 85. Ha imparato il mestiere dal padre ed è un'istituzione, rappresenta la vecchia tradizione dell'arte marinara, uno degli ultimi in grado di mantenerla viva.

Per questa ragione è un "Tesoro Umano Vivente", inserito nel registro delle Eredità Immateriali della Regione Sicilia. L'arte marinara trezzota ha un valore inestimabile. I mastri d'ascia, così chiamati per il ricorso a questo arnese con cui in passato si sagomava e adattava il legno e il ferro, da millenni danno vita a costruzioni perfette, mescolando competenze da progettisti e da falegnami, da carpentieri e da ingegneri navali.
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Gli altri strumenti utilizzati per dar vita storicamente alle barche erano la sega a mano, il chianozzo (pialla a mano), il chiano (pialla lunga) e i virrina (i trapani a mano). Quella dei mastri d'ascia è una professione antica, nobile e preziosa, un mestiere quasi scomparso, foriero di storia, folclore e tradizioni da custodire.

Il cantiere peschereccio dei Rodolico nasce verso la fine del 1800 grazie a Salvatore Rodolico che, insieme al figlio Sebastiano, comincia a costruire barche a remi e a vela per i committenti di Catania. L'originario cantiere era situato nella zona denominata "stagnitta", oggi Via Rodolico.

Negli anni '60 il cantiere vive il suo periodo di massimo splendore nelle mani del giovane Salvatore che comincia a costruire imponenti pescherecci di legno. Le commesse arrivavano dalla Toscana, dalle Eolie e dall’isola D'Elba. Il cantiere nel frattempo si era spostato all'interno del porto di Aci Trezza, di fronte all'isola Lachea e dava moltissimo lavoro.

Oggi con Salvatore lavorano anche i figli Nuccio e Giovanni Rodolico. La tecnica, seppur con qualche variante, è rimasta sempre la stessa. La vita del cantiere, però, è stata recentemente ostacolata, racconta Nuccio impegnato con il fratello in una battaglia burocratica, oggi vinta, per difendere il valore storico di quanto la sua famiglia ha costruito negli anni. «L'area da qualche anno è passata dalla gestione della Capitaneria di porto a quella del comune di Aci Castello (di cui Aci Trezza è una frazione), ed è stata definita come Sic (Sito d'interesse comunitario) e questo ha creato una serie di intoppi burocratici con gli scali d'alaggio, impedendoci di proseguire la nostra attività».

I Rodolico sono stati oggetto di diversi documentari, tra "Alice dipinge un gozzo al cantiere Rodolico", dell’artista catanese Alice Valenti che delle barche trezzote in legno colorato dice «esistono da quando esiste il mare e tramandano questa tecnica millenaria talmente perfetta per ingegno ed esperienza da perpetuarsi nel tempo con un metodo basato su una sapienza antica».

Adesso i cantieri si occupano di manutenzione e continuano a costruire barche da diporto e sardare con vela latina su commissione. Ma anche perfetti modellini in legno e cavallucci a dondolo per i bambini.
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