ITINERARI E LUOGHI
Un tesoro da conquistare nell'entroterra in Sicilia: i segreti (antichi) di Monte Pispisa
Il percorso è arricchito da un bosco di pini d’Aleppo e nel periodo autunnale è possibile ammirare tantissime piante in fioritura come i ciclamini e la mandragora
Monte Pispisa
Dall’autostrada A29, una volta addentrati nel territorio di Segesta, bisogna seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria. Prima di raggiungere la stessa si incontra un cancello che immette in una carrareccia (trazzera).
È giunto il momento di tuffarsi nel passato - quello elimo - alla ricerca di un "collegamento" tra natura e storia.
Una passeggiata "curiosa" accompagnata dagli sguardi sorpresi dei volenterosi che decidono di vivere in simbiosi con l’ambiente circostante. Il percorso è arricchito da un bosco di pini d’Aleppo e, nel periodo autunnale, è possibile ammirare una quantità invidiabile di piante in fioritura come i crochi, i ciclamini e la mandragora.
Difatti, il panorama offre una prima immagine rivolta verso il Tempio dorico a 36 colonne come descritto dal viaggiatore e diplomatico tedesco Johann Hermann von Riedesel.
Un colpo di fulmine senza tregua da meritare intere ore senza staccarsi dalla visuale “ottenuta”. Pispisa non si basa solo ed esclusivamente al concetto di vetta (raggiungimento) come obiettivo principale.
Infatti, discendendo il versante sud si raggiunge la radura del bosco. Attraversata quest’ultima ci si immette in un nuovo itinerario completato da vari tornanti fino alla torretta antincendio posta sulla cima meridionale (432 mt.).
Sono attimi che sprigionano purezza, circondati da una folta “chioma” di cipressi, olivastri e un rigoglioso sottobosco dove spiccano i cespugli di ginestre e le palme nane.
Il Tempio - espressione splendida di un passato florido - non smette di stupire difeso dai vigneti del Bianco d’Alcamo (vino). La montagna osserva, scruta e invidia la "consorella" Barbaro posta a una distanza irrisoria.
Entrambe fanno parte dei monti non alti che dominano l’intera area archeologica di Segesta. Sono divisi da un antico sentiero che si apre all’interno del Vallone della Fusa in presenza del leggendario fiume Crimiso.
Si entra di diritto nella storia tra battaglie, conquiste e sconfitte memorabili.
La fatica è spezzata dal silenzio, il vero e incontrastato protagonista di una passeggiata che cresce di intensità. La mancanza di aree attrezzate e servizi posti lungo il tragitto possono ingannare gli escursionisti. Rappresenta il vero punto di forza “condito” dalla buona volontà spinta dai panorami presenti.
Gli esperti possono oltrepassare il vallone e raggiungere il Monte Barbaro per chiudere il "cerchio archeologico". L’area verde è stata investita (non è una novità) da un incendio divampato alcuni anni orsono. La zona colpita è andata completamente divorata dalle fiamme bruciando ettari di vegetazione.
Puntualmente, come accade spesso, i boschi e le montagne siciliane sono preda di barbarie che rovinano la "parte" bella del territorio. Monte Pispisa è uno dei teatri a cielo aperto che soddisfa il palato "esigente" dei fotografi pronti a “catturare gli orizzonti trapanesi”.
Sono avvolti in un gioco di colori tra coltivazioni e interventi voluti dall’essere umano (infrastrutture) che hanno ridisegnato la provincia di Trapani.
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