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Un tempo qui era pieno di "aranci di mare": c'è un paradiso naturale vicino a Palermo

La cittadina di Cefalù è ricca di spiagge dai nomi buffi, particolari e cadenze che variano tra il perfetto e l’imperfetto. Una di queste è quella di Capo Aranciotto

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 11 agosto 2023

La spiaggia di Capo Aranciotto (Cefalù)

Le coste della Sicilia hanno un’estensione pari a circa 1152 km. Possono 600 metri identificare la bellezza dell’intero profilo costiero?

Sì, a Capo Aranciotto tutto è possibile grazie alla vivacità dei colori - mescolati tra loro - e un clima pazzerello che modifica le caratteristiche del luogo.

Il nome non tragga in inganno perché lontano dalla soluzione del dilemma tra arancina o arancino. Il racconto vira "leggermente" su una zona conosciuta in parte che racchiude in poco spazio tante curiosità.

Si trova lungo la costa tirrenica, nel palermitano, immersa nelle bellezze della cittadina di Cefalù. Sovrastata dalle vicine spiagge di Mazzaforno e Settefrati, Capo Aranciotto si distingue per la stretta insenatura che penetra profondamente nell’entroterra.

Superata la via Favignana, si scendono alcuni gradini (in pietra) “dolcemente” fino a raggiungere la spiaggia. L’impatto è forte perché sabbia e sassolini si intersecano in unico concentrato che provocano uno scossone emotivo.
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L’ambiente "avverte" i cambi di stagione e, improvvisamente, cambia il colore dell’acqua passando da un chiaro cristallino a una tonalità scura (blu). Un tempo, lontano, fino agli anni Settanta, il luogo era pieno di granchi chiamati "aranci di mare" e il nome (Aranciotto) assume un significato suggestivo.

Fino agli inizi degli anni Novanta era "quas" inespugnabile perché sconosciuto a tanti. Anche la fauna marina era ricca di ricci e polpi, spariti completamente nel corso del tempo.

Uno dei (tanti) fatti "negativi" causati dall’inciviltà umana. Gli scogli presenti abbelliscono le acque pulite - disegnati dalla natura - come forme geometriche aggiunte.

Il contesto è selvaggio - per coloro che riescono a muoversi anche e in mancanza di qualsiasi tipo di servizio. Una "forma" libera, rilassante, per vivere il contatto diretto col mare (tranne quando si mettono in moto le cicale).

Il contorno è arricchito dalla macchia mediterranea e una pineta ultrasecolare. Quest'ultima è stata profondamente danneggiata dall’ignoranza umana che, stupidamente, ha bruciato parte della stessa togliendo di fatto un pezzo di vita naturale.

In alcuni periodi dell’anno è possibile incontrare dei parapendii che atterrano sulla spiaggia. I confini territoriali spaziano ampiamente e lo spirito di osservazione può diventare un fattore aggiunto.

A pochi chilometri da questo paradiso naturale si possono visitare il Lavatoio di Cefalù, il museo Mandralisca e il Bastione di Capo Marchiafava.

Gli occhi attenti riescono a scorgere in lontananza una rocca: la Rocca di Cefalù, una spettacolare rupe alta 268 mt. Quando cala la sera, Capo Aranciotto assolve i suoi doveri turistici ed emana tanta tranquillità.

La vita mondana è concentrata nel centro cittadino o nelle spiagge rinomate. Il tramonto si specchia nel Tirreno e tinge le acque di un colore acceso. Il silenzio diventa protagonista della baia in attesa che passi la notte e il mare riprenda la sua scena giornaliera.

La cittadina di Cefalù è ricca di spiagge dai nomi buffi, particolari e cadenze che variano tra il perfetto e l’imperfetto. Nomi singolari che offrono diversi spunti turistici.

Capo Aranciotto si distanzia dalla massa trovando posto in un angolino. Ha un passato poco “esplorato” e un presente che l’ha vista nel tempo perdere dei “pezzi” come la pineta.

Un dato di fatto che mostra le difficoltà nella gestione delle bellezze territoriali. I visitatori, turisti e curiosi di ogni genere hanno il compito (arduo) di custodire gelosamente l’ambiente.
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