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Un Santuario sul mare e la Madonna Nera: le leggende dietro la devozione a Tindari

Nei giorni del 7 e dell'8 settembre, la comunità religiosa i fedeli di Tindari, in provincia di Messina, si riunisce per celebrare la festa dedicata alla patrona: la "Madonna Bruna"

  • 8 settembre 2019

Il santuario di Tindari

Nei giorni del 7 e dell'8 settembre, la comunità religiosa i fedeli di Tindari, deliziosa cittadina nel golfo di Patti, in provincia di Messina, si riunisce per celebrare la festa dedicata alla patrona: la "Madonna Bruna" di Tindari.

Si tratta di una ricorrenza importante che ogni anno conta la presenza di migliaia di fedeli e pellegrini che, anche a piedi, raggiungono il Santuario, accorrendo da diverse parti della Sicilia.

La statua della Vergine Nera si trova all’interno del Santuario Maria SS. del Tindari, ed è seduta su un trono che riporta le parole Nigra Sum Sed Formosa ("Sono nera ma sono bella" – una strofa tratta dal "Cantico dei Cantici", testo sacro contenuto nella bibbia ebraica e cristiana).

Il Santuario, collocato in un promontorio a strapiombo sul mare, e la sua Madonna Bruna dominano dall’alto un meraviglioso tratto di costa, dove si trovano oggi i famosi laghetti di Marinello, le cui origini si mescolano al racconto di miracoli e leggende.
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Si racconta infatti che una giovane donna siciliana, insieme alla sua bambina, si recò al Santuario per adorare la Vergine Nera e ringraziarla di aver guarito la figlia piccola da un brutto male. La leggenda narra però che la giovane fedele salita su in cima, alla vista della Madonna, rimase delusa e le esclamò: "Hàju vinutu di luntana via, ppi vidiri a una cchiù brutta di mia!" (Sono venuta da lontano, per vedere una più brutta di me!).

Al pronunciare di quella frase ad un tratto la donna si accorse di non avere più tra le sue braccia la piccola, che era scivolata in mare e dispersa tra le onde che si infrangevano ai piedi del promontorio dove sorge il Santuario.

Fu allora che il miracolo si compí. Stravolta e disperata, la donna corse verso l’acqua e subito si accorse che più lei avanzava verso il mare più le onde si ritraevano, lasciando spazio alla sabbia, fino a che non riuscì a tendere la mano e ad afferrare la sua bambina e a tornare a riva.

La leggenda vuole che la spiaggia e i laghetti di Marinello, ai piedi del promontorio, si siano formati proprio in seguito a questo miracolo compiuto dalla Madonna Nera di Tindari. Agli occhi di alcuni credenti, curiosa appare la forma di questa lingua di spiaggia che vista dall’alto ricorda la forma delle braccia della donna che stringe a sè la sua bambina.

Curiosità: la scultura della Madonna nera è in legno di cedro del Libano ed è orientaleggiante, bizantina, databile tra la fine del secolo VIII e i primi decenni del secolo IX. La Madonna è nera, con un caratteristico e originale volto lungo non facilmente riscontrabile in altre statue religiose, ed è una Theotókos Odigitria rappresentata come Basilissa ossia come "Regina seduta in trono", mentre regge in grembo il Bambin Gesù tenendo la mano destra sollevata, benedicente.
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