MISTERI E LEGGENDE
Un pugnale d'argento le trafiggeva il cuore: l'emozionante storia di un'effigie a Palermo
Dai primi del Novecento sino ai giorni nostri, la storia di una congregazione fra le più attive e riconosciute a Palermo che ancora oggi si anima nel periodo di Pasqua
Una immagine storica della congregazione delle Anime Sante
In seguito, il sacerdote Gatto, con i contributi dei fedeli di quella contrada, vi costruì una chiesetta dal titolo delle Anime Sante, che fu benedetta nel 1908 (ASD, Chiese semplici, 12 I). In questa piazza, nei primi anni del ‘900, esattamente all'inizio di Via Zisa e l'angolo di Via Silvio Pellico, c’era una Cappella appartenente alla famiglia Inguaggiato che faceva parte di un grande edificio adibito come Ospedale per curare la tubercolosi.
Oggi al posto della Cappella c’è una officina di profilati metallici. In questa Cappella, dove si venerava il culto della Madonna delle Grazie, il giorno uno ottobre due ragazzi di nome Lorenzo Filizzola (che in seguito diventerà sacrista della nuova Chiesa che sorgerà in Piazza Ingastone per quasi 50 anni) e Biagio Terranova fondarono una Congregazione dedicata alle “Anime Sante del Purgatorio sotto il patronato di Maria SS. Addolorata” ma a causa del periodo difficile che portò alla Prima Guerra Mondiale, non fu possibile ratificarla.
Dopo la nascita della Confraternita, si pensò di acquistare l’effigie dell'Addolorata e del Cristo morto, così come le Bare e tutto il resto. L’effigie di Maria SS. Addolorata fu trasportata nella Cappella ma apparteneva alla famiglia del Confrate e Fondatore Biagio Terranova. Il Fondatore Lorenzo Filizzola, di professione l'ebanista presso la nota fabbrica di mobili “Ducrot” costruì la base lignea cioè la “Vara”, su cui trasportare in processione l’effigie dell’Addolorata, utilizzando le cassette di legno molto resistenti che si usavano per trasportare i limoni (i casciuni) e non disponendo del colore nero, la dipinse con l'anillino, usato per lucidare le scarpe. Per effettuare questo lavoro, si producevano delle macchie sia sul pavimento che nelle mani dell'artigiano che era difficile rimuovere.
Le prime processioni riguardanti Maria SS. Addolorata furono molto brevi, infatti comprendevano soltanto il giro intorno alle strade di Piazza Ingastone. Durante la Prima Guerra Mondiale l’effige dell’Addolorata, che nel frattempo era ritornata a casa del proprietario Biagio Terranova andò a fuoco perchè il piccolo altare su cui si trovava era corredato di piccoli ceri che a causa di uno spostamento d'aria si incendiò.
La nuova effigie fu realizzata dal signor Antonino Pisciotta, che abitava in Via Francesco Salamone e su richiesta dei Fondatori fu rifatta tenendo come modello l’effigie di Maria SS. Addolorata della Soledad di Palermo: era di cartapesta ad eccezione del volto, delle mani e dei piedi che erano di legno; di altezza superiore alla media, mostrava un aspetto regale con la testa leggermente inclinata sul lato destro, il volto rappresentava quello di una madre che ha pianto tantissimo a causa della morte del figlio, le palpebre socchiuse e arrossate, le pupille si intravedevano appena e sembravano smarrite nel vuoto, le labbra ingrossate dal pianto, il viso modellato a forma di ovale perfetto ma di un pallore mortale.
Vestita con un abito di colore viola di umile fattezza, le mani giunte stringevano un fazzoletto ricamato ed altri ne venivano appuntati sul vestito, alcuni cuori d'argento ex voto furono appuntati ai lati del lungo manto di velluto che le arrivava ai piedi mentre nella parte posteriore scendeva due palmi sotto la Vara. Un pugnale d'argento le trafiggeva il cuore ed una raggiera d'argento anch'essa di umile fattura le circondava il capo.
Nel 1919, la Confraternita che si era già trasferita presso l’odierna chiesa di Piazza Ingastone, fu ufficialmente riconosciuta dalla “ Magna Curia Archiepiscopale Panormi , cioè dalla Curia Arcivescovile di Palermo.
Scopo della Confraternita, era quello di mantenere il culto di Maria SS. Addolorata nella Chiesa delle Anime Sante in Piazza Ingastone, che prese il nome della Congregazione. I Fondatori provvidero a redigere un proprio Capitolato Ufficiale, formato da XIX Capitoli e 94 Articoli che riguardavano diritti e doveri, quindi disciplinava la vita morale e religiosa dei Confrati iscritti.
Nonostante la povertà del tempo, i Confrati contribuirono alla costruzione della chiesa e per sostenere le spese riguardanti il mobilio, le sedie, le candele etc, attraverso la raccolta settimanale che effettuavano nelle case adiacenti alla Piazza ed allo Scaro (Mercato Ortofrutticolo) che allora si trovava nell'attuale spiazzale antistante il Castello della Zisa. Inoltre fornirono le maestranze e delle offerte personali in denaro.
Nel 1968 la chiesa diventò Parrocchia e Padre Francesco Allegra fu il primo Parroco. Egli prelevò le chiavi a casa del Confrate Giuseppe Gnoffo (mio padre) che le custodiva. Negli anni successivi, la Confraternita ha continuato a collaborare con la Parrocchia. Ancora oggi, un elemento che contraddistingue questa Confraternita è la semplicità, l’umiltà e la collaborazione con la Parrocchia e la gente bisognosa: questo ci hanno tramandato i vecchi Confrati ormai defunti.
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