STORIE
Un piccolo borgo con dieci abitanti (e un forno): esistono luoghi magici tra le colline nissene
È un piccolissimo villaggio che si trova nel territorio di Caltanissetta. Un luogo in cui tutto scorre con naturalezza e sembra che il tempo si sia fermato
Veduta dall'alto di borgo Santa Rita (frame dal video di Toto Venti)
Il Borgo Santa Rita, quasi un borgo fantasma, disperso tra le campagne, è stato fondato nel 1895, quando il barone Rosario La Lomia di Canicattì ha acquistato circa 900 ettari di terreno, i primi abitanti erano braccianti agricoli provenienti dai paesi limitrofi. Intorno agli anni '40 venne costruita la chiesa che domina il borgo, dall'alto di una scalinata, con una facciata rosa molto caratteristica.
Data la varietà di frumenti antichi presente sul territorio e la grande biodiversità, l'importanza del grano è molto sentita, infatti il Palazzotto baronale La Lomia ospita un micro-museo immateriale del pane e del grano, inaugurato nel 2016.
Ed è a proposito del grano che ci imbattiamo in una storia molto interessante, quella del panificatore Maurizio Spinello. Nessuno si aspetta che in una frazione fantasma qualcuno possa decidere di avviare un'attività, eppure questo è avvenuto, è il caso del forno Santa Rita di Maurizio: «All'età di 18 anni dovevo decidere cosa fare, se rimanere là o andare via, allora mi è venuta l'idea di aprire il panificio», ci racconta.
Avrebbe potuto adar via e lasciare il suo luogo di nascita, come del resto hanno fatto i coetanei, ma ha deciso di rimanere e aprire un'attività, nel ’99 infatti richiede la licenza per avviare il forno Santa Rita, nell'omonimo borgo disadorno e romantico, per celebrare i grani siciliani.
Maurizio produce una vera e propria eccellenza gastronomica, il pane con farine biologiche, impastato a mano, rifornisce rivenditori e mercati di tutta l’isola e ha anche un sito per gli acquisti online. Il forno è rigorosamente a legna: «Utilizziamo grani autoctoni siciliani, non sono geneticamente modificati, sono biologici senza utilizzo di chimica di sintesi, non c'è lievito di birra. Il pane a livello organolettico è molto più saporito e gustoso, e soprattutto ad alta digeribilità» ci racconta.
Mentre parla del procedimento per fare il pane, ci ricorda una cosa fondamentale, che forse per molti purtroppo ha poca importanza: «Quello che facciamo noi è la normalità ma ormai è diventata l'eccezione». La normalità dovrebbe essere il pane a km 0, facilmente digeribile e saporito.
L'attività di Maurizio non è legata solo al pane: «Ora abbiamo aperto anche un pastificio, con tanti formati di pasta e diversi tipi di farina. Durante il periodo estivo facciamo le pizze, il ''pane cunzato'', per tutti coloro che vengono a trovarci - ci racconta - ormai il borgo è disabitato, ci sono solo 4 famiglie, a parte quelli che hanno l'azienda agricola e vengono durante il giorno, ma poi tornano a casa».
Tutto ciò che si svolge nel piccolo borgo ha un fascino quasi immutato e forse proprio da questo si deve ripartire per una rinascita del villaggio semi-abitato, da un ritorno all'antico, tra cicale e profumo di pane fatto in casa.
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