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Un'opera (ciclopica) fa da corona alla "Chiusa": il sito unico alle porte di Palermo

Un’importante struttura realizzata grazie a una "miniera di blocchi" accatastati a poca distanza. Vi sveliamo un luogo unico a due passi da Palermo

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 4 febbraio 2025

Il sito archeologico "Mura Pregne"

Un sito archeologico straordinario sul quale ancora oggi gli studiosi dibattono. Ci riferiamo al sito archeologico di “Mura Pregne”, localizzato su un gruppo di cocuzzoli disposti a corona intorno ad una depressione centrale detta la "Chiusa".

Si tratta di un anello naturale con alture comprese tra 380 e 270 metri sul livello del mare.

Situato a circa sei chilometri a sud-est della città di Termini Imerese, in prossimità del Monte San Calogero, è storicamente legato al territorio imerese, anche se dal punto di vista amministrativo ricade, per la maggior parte, nel comune di Sciara.

Nell’insediamento, particolarmente interessante per la sua unicità, sono stati rinvenuti frammenti del neolitico medio databili a circa settemila anni fa, nonché ulteriori testimonianze risalenti all’Età del Bronzo, a partire da quattromila anni fa, e ancora reperti contestuali al periodo della vicina colonia greca di Himera (VII-V secolo a.C.).
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A quest’ultima fase di frequentazione alcuni studiosi hanno attribuito la realizzazione del grande muraglione megalitico dello spessore di sei metri, realizzato con lastroni grossolanamente sbozzati e collocati a secco.

Questo muro è a doppia cortina rinzeppato all’interno da pietrame. È da considerarsi certamente un’importante opera ciclopica realizzata grazie alla presenza di una "miniera di blocchi" accatastati a poca distanza e intervenendo eccezionalmente, forse a causa della durezza del materiale, solo con poche sbozzature per la stabilità dell’intera struttura.

A pochi metri, poco più di un centinaio, dal muraglione è possibile ammirare una struttura a lastroni: forse un piccolo dolmen, che secondo alcuni doveva aveva funzioni funerarie.

Questa struttura è posta sul versante nord-ovest rispetto al muro ciclopico.

Si tratta di una particolare costruzione composta da una lastra di calcare rozzamente lavorata sostenuta da due grossi pilatri incastrati nel terreno. A cosa sia servito realmente ancora oggi non è chiaro; recenti studi fanno ipotizzare un probabile posto di guardia: ipotesi già avanzata, all’inizio del secolo scorso, dallo storico locale Giuseppe Patiri.

Con la fondazione della città di Himera, che dista pochi chilometri dal centro di Mura Pregne, l’intera valle del fiume Torto entra a far parte dell’area di influenza della polis. Quasi sicuramente le due comunità erano in contatto, così come testimoniato dai reperti rinvenuti nella colonia calcidese di produzione indigena.

Con la disfatta di Himera del 409 a.C. il centro dovette passare sotto l’influenza di Thermai, l’attuale Termini Imerese e rimase utilizzato almeno fino al III secolo a.C. Si dovette attendere il X secolo d.C., nel periodo medievale, quando l’area fu ancora una volta rioccupata, nella parte più elevata, sotto il nome di Brucato.

Successivamente il villaggio venne conquistato dai Normanni per svilupparsi in epoca sveva. Fonti antiche ci riferiscono che durante la guerra del Vespro il centro sostenne le truppe angioine e per tale ragione venne distrutto dagli aragonesi nel 1339.

Dell’antica città di Brucato sono ancora oggi visibili alcuni ruderi di abitazioni due piccole chiese tra cui una, piccola di epoca aragonese, dove la roccia naturale spianata veniva utilizzata come pavimento e l’altra, a tre navate, dedicata a Sant’Elia, databile tra il XI e il XII secolo. Secondo alcuni studiosi quest’ultimo edificio religioso non è mai stato completato e ad oggi non se ne conoscono le cause.

"Ad occidente della chiesetta", scrive Giovanni Mannino nel suo libro “Termini Imerese nella preistoria”, edito da Gasm nel 2002, "varcata la piccola valle, sulla costa fra due cime di nome Castellaccio, Vincenza Forgia ha individuato una necropoli di tombe che secondo notizie raccolte sarebbero venute alla luce durante i lavori di rimboschimento della Forestale negli anni ’70, prive di corredo. Sono visibile cinque tombe distanti pochi metri l’una dall’altra, orientate da Est verso Ovest. Si tratta di fosse di circa due metri rivestite da pietre lastiformi, con coperture di lastre di calcare”.

L’Archeologa Vincenza Forgia (Dipartimento Culture e Società, Università di Palermo) alla quale abbiamo chiesto una chiave di lettura per il successo insediativo di Mura Pregne, commenta: “Caratteristiche topografiche e geomorfologiche, nonché le risorse naturali presenti nel territorio, hanno reso possibile l'insediamento stabile a Mura Pregne nel corso dei millenni; si tratta di uno dei siti a continuità di vita tra i più interessanti della Sicilia nordoccidentale, considerata anche la presenza delle strutture megalitiche di incerta datazione".

La prima notizia di questo sito risale al 970 e si deve al geografo arabo Al-Muqaddasi che attesta la presenza di un piccolo centro abitato. Numerosi reperti di questo insediamento sono oggi esposti nell’Antiquarium di Himera, tra questi vi segnaliamo una splendida borraccia fittile con aquila coronata databile tra il XIII secolo e il XIV secolo.

"Come attestato dalla letteratura specialistica e da esplorazioni territoriali condotte da me e da Vincenza Forgia negli anni scorsi" dice l’archeologa Rosa Maria Cucco della Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo "l'insediamento di Mura Pregne ebbe il ruolo fondamentale di centro di diffusione commerciale e culturale in età preistorica, quando smistò nell'entroterra, lungo la vallata del fiume Torto, l'ossidiana (vetro vulcanico con cui si realizzavano utensili e armi) che arrivava dalle isole Eolie, e poi quando in età arcaica fu centro egemone della popolazione Sicana che abitava nella bassa valle del fiume.

L'intera area comprendente sia ciò che resta dell'abitato di Mura Pregne (pesantemente devastato da una cava alla metà del secolo scorso) sia il centro medievale di Brucato è tutelata con vincoli apposti per l'interesse archeologico e qualsiasi intervento previsto in questa zona è sottoposto al preventivo parere della Soprintendenza“.
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