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Un luogo incantato con una storia atroce: dove sono in Sicilia le "Mammelle di Lamia"
Un luogo incantato che cela misteriose leggende. Tra mito e credenza popolare vi raccontiamo cosa si diceva accadesse la notte in questa zona dell'Isola
Le "mammelle di lamia" a Palazzolo Acreide
A pochi passi dalla zona archeologica di Akrai, a sud del colle si trova una collinetta conosciuta come "Montalleri". Ha una conformazione particolare, già indicativa di qualcosa di misterioso. È formata da due cocuzzoli che sembrano da lontano le mammelle di una donna.
Da tempi antichi questa zona è conosciuta anche come "Mammelle di Lamia", perché secondo la tradizione e fantasia popolare il sito era stato consacrato appunto a Lamia, figlia di Nettuno e regina dei Lestrigoni. E siccome il mito di Lamia è noto nel mondo greco, tra leggende e credenza popolare, le storie che si tramandano sono tante anche su questo sito.
Lamia era una donna bellissima, amata da Giove. Ma la moglie del dio, gelosa e accecata dall’ira, per vendetta le fece uccidere i due figli frutto del tradimento.
«Da questa leggenda – racconta lo studioso di tradizioni popolari Nello Blancato - che non è esclusiva di questa contrada ma è legata anche ad altri posti della Sicilia orientale abitati in tempi remoti dai Lestrigoni, ebbe origine il nome di Làmie dato ad alcuni spiriti maligni: specie di vampiri femminili che di notte imbandiscono deschi sanguinosi e “sotto forma di bellissime donne, sotto colore di carezze, lusinghevolmente divorano i putti e li giovani ancora».
Di conseguenza, l’apparentamento delle Làmie con le cosiddette "donne di fuora" o "belle signore", di cui si favoleggia da sempre nei racconti popolari, è d’obbligo come è inevitabile il richiamo alle Lèmure di cui parla Orazio: "larve vaganti di donne defunte ritornate sulla terra per molestare i vivi".
La collinetta denominata mammelle di Lamia è vicina ad un’altra zona archeologica che vale la pena visitare: la necropoli della Pineta. L’archeologo Bernabò Brea lo definì "il più appariscente monumento della vita preistorica di Palazzolo".
Esso è composto da cinquantaquattro necropoli a grotticelle artificiali. Le tombe hanno forma ovale. Risalirebbero al XII sec. a.C. e sono testimonianza di quell’antica cultura popolare legata al culto dei morti riscoperta durante le diverse campagne di scavo che sono state effettuate nella zona di Akrai e nei dintorni di Palazzolo.
Insieme alla Necropoli di Pantalica possono essere visitate per scoprire una parte di storia del territorio.
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