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Un "giardino svelato" su Palermo: dalla Spagna un progetto per il cimitero acattolico

La riqualificazione urbana è un processo molto articolato che non può essere compiuto a colpi di murales. Laura Leto racconta il suo progetto all'Universidad del Paìs Vasco

  • 19 novembre 2020

Siamo un popolo con un culto dei morti vivissimo. È il nostro “luttuoso lusso d’esser siciliani”, diceva Bufalino. Patruneddi che infestano le case e che salutiamo sempre, donni di fora che si portano i bambini nell’aldilà, maghe che lanciano fatture con il loro spirito-comando, dolci ossa ri morto per il 2 novembre, u quatru dell’antenato che svetta in ogni bottega, cadaveri in familiare teatralità alle Catacombe dei Cappuccini.

Per "Le vie dei tesori 2020", in visita al Cimitero degli acattolici – che non significa "morti senza Dio" giacché i defunti hanno avuto una cerimonia funebre con tanto di ministro officiante – la valida Rosa Marinaro mi ha presentato Laura Leto.

Storico e antropologo palermitana, Leto è impegnata per il dottorato di ricerca alla "Universidad del Paìs Vasco" in un complesso progetto di riqualificazione del Cimitero dell’Acquasanta.

La riqualificazione urbana è, a mio avviso, un processo molto articolato che non può certamente essere compiuto a colpi di murales. È necessario uno studio preliminare competente che tenga in debito conto la geografia sociale del territorio e la sua storia.
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Non a caso, dice Leto, «il mio obiettivo è riqualificare, tutelare e valorizzare questo cimitero – detto “degli inglesi” seppur vi sono sepolte personalità di spicco da tutta l’Europa dell’epoca – per restituirlo alla collettività, come fruibile giardino svelato» alla maniera del Père-Lachaise di Parigi, camposanto monumentale ma anche parco per passeggiare o leggere immersi nella natura.

«Sarei ancora più felice se riuscissi a restituire il luogo al mare, a riaprirne quel piccolo accesso superstite fino agli anni Cinquanta. Esso era un filtro per gli ospiti di Palermo che, in sospetto di peste durante il Seicento e di colera durante l’Ottocento, dovevano fermarsi in quarantena al lazzaretto prima di entrare in città, ma anche un ponte per tutti quegli imprenditori stranieri che nel tempo venivano a Palermo per investire ingenti capitali sulle nostre risorse».

Il lazzaretto, istituito nel 1628 per volere del Vicerè de la Cueva, venne dotato nel 1787 di un cimitero acattolico e ampliato nel 1882 su progetto dell’architetto Nicolò Puglia. «Il luogo», prosegue Leto, «è indissolubilmente legato all’espansione Nord della città. Si tratta di un’area urbana strategica che rivela la posizione di prestigio economico e scientifico che Palermo rivestiva in pieno Positivismo ottocentesco».

Il progetto di Leto si pone in continuità con le intenzioni delle prime iniziative nel 2012 dell’Istituto Comprensivo Arenella per "La scuola adotta un monumento" e con il Progetto Ghost del 2013, nell’ottica di una collaborazione interdisciplinare che coinvolga più figure professionali come l’architetto Flora La Sita che vi sta attualmente collaborando.

Sarebbe opportuno un tempestivo intervento dinanzi all’allarmante degrado del sito, dimenticato tra sporcizia, lapidi divelte ed erose dagli agenti atmosferici, frammenti destinati a perdersi irrimediabilmente, sarcofagi e stemmi deturpati e vandalizzati.

Ci sono tombe illustri, intrise di memoria collettiva, da Edward Gardner, attivo nell’industria dello zolfo e figlio adottivo del noto console americano Benjamin, a William Harris, l’architetto che scoprì le metope di Selinunte.

«Ho scoperto», ricorda Leto, «che la tomba che tutti attribuiscono a Marta Gardner è in realtà di Eleanor, la figlioletta di Marta e Edward, morta a soli tre anni!».

Entrando una sola volta all’anno per "Le vie dei tesori", l’antropologo è riuscita a individuare, fotografare e catalogare più di 90 lapidi, riportandole poi nel rilievo aggiornato dell’area. Ha inoltre trascritto il registro della sezione acattolica del vicino Cimitero dei Rotoli (spesso confusa con il Cimitero degli inglesi), per conoscere, restituendo loro quella dignità identitaria perduta, le personalità inumate qui e poi traslate ai Rotoli, come alcuni Whitaker e Ingham.

La gestione del cimitero è passata negli anni Cinquanta dai Whitaker al Comune di Palermo.

I prossimi auspici di Laura Leto – del resto comuni a noi tutti – sono quelli di poter fare bonificare l’area, usare quindi i locali originari per custodire e catalogare i frammenti dispersi, inibire altri atti vandalici, predisporre un immediato ripristino dei monumenti in loco e sperare in una futura collaborazione col privato della Manifattura Tabacchi attigua, ex lazzaretto e reperto di moderna archeologia industriale che sorge in un’area un tempo più estesa e votata al dialogo e alla cooperazione internazionale.
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