STORIA E TRADIZIONI
Un'amicizia e due matrimoni burrascosi: così Matilde Serao fece piangere Donna Franca
Matilde Serao aveva una rubrica mondana sul quotidiano L’Ora di Palermo. Ciò che fece nei confronti dell'amante del marito fece commuovere la nobildonna
Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao
La famiglia Florio aveva infatti deciso di finanziare la pubblicazione del L’Ora per poter finalmente dar voce anche alla borghesia imprenditoriale dell'isola, dal momento che le altre testate, di tendenza filogovernativa, erano legate alle posizioni reazionarie dell'aristocrazia terriera.
L'Ora divenne un giornale di respiro europeo e vennero stipulati accordi per lo scambio di informazioni con altri grandi quotidiani stranieri come Le Matin di Parigi, il Times di Londra ed il quotidiano statunitense New York Sun.
All’interno del giornale venne inserita anche una rubrica mondana palermitana, dal titolo "Le donne, cavalier, l’armi" (successivamente intitolata Echi).
In quegli anni, come ricorda la giornalista e scrittrice Anna Pomar, nacque una bella amicizia tra Franca Florio e Matilde Serao, che più volte sarebbe stata a Palermo con il marito Scarfoglio, ospite dei Florio.
La Serao “teneva una rubrica mondana su l’Ora e inviava regolarmente al quotidiano palermitano le sue note da Parigi, spesso Franca figurava tra le protagoniste più di spicco dell’haute internazionale.
Scriveva in una lettera la Serao a Donna Franca: "La profonda dolcezza e la profonda grazia della vostra beltà mi mancano. Per un sognatore d’arte come me c’è bisogno di vivere presso una divina immagine muliebre. Au revoir, au revoir. Vogliatemi bene". Franca rispondeva puntualmente.
Leggeva con grande interesse i libri dell’amica, lieta dei suoi successi, seguendone con compiacimento la carriera letteraria Franca Florio e Matilde Serao condividevano anche il destino di una vita matrimoniale burrascosa, tormentata da continui tradimenti.
Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio si erano incontrati per la prima volta nel 1884 a Roma, nella redazione del giornale satirico romano Capitan Fracassa dove Matilde, sotto lo pseudonimo «Ciquita» scriveva già di tutto, dalla cronaca rosa alla critica letteraria.
La Serao aveva cominciato a lavorare da giovane per aiutare economicamente la famiglia, per tre anni era stata una telegrafista; poi l’arte della scrittura era diventata la sua occupazione principale: aveva pubblicato brevi articoli nelle appendici del Giornale di Napoli e alcune novelle firmate con lo pseudonimo "Tuffolina".
A 26 anni, nel 1882, Matilde aveva lasciato Napoli per tentare di dare una svolta alla sua vita e si era trasferita nella capitale: la sua fisicità massiccia, la mimica e i modi spesso troppo spontanei per l'ambiente salottiero romano, la risata fragorosa e spontanea, non l’avevano certo favorita: di solito suscitava più curiosità che ammirazione.
Matilde Serao era rimasta molto affascinata quel giorno del 1884 da Edoardo Scarfoglio: giovane, bello e intelligente. Era nata tra i due colleghi una relazione che aveva suscitato molti pettegolezzi a Roma. Edoardo era un giovanotto attraente mentre Matilde era bassa, tozza e aveva quella risata così sfacciata, insolita per una signora, anzi quasi sconveniente.
Eppure, Scarfoglio quando aveva conosciuto Matilde non era riuscito a togliersela dalla testa. Aveva scritto all’amica Olga: «Questa donna tanto convenzionale e pettegola e falsa tra la gente e tanto semplice, tanto affettuosa, tanto schietta nell'intimità, tanto vanitosa con gli altri e tanto umile meco, tanto brutta nella vita comune e tanto bella nei momenti dell'amore, tanto incorreggibile e arruffona e tanto docile agli insegnamenti, mi piace troppo, troppo, troppo».
Il 28 febbraio 1885 Matilde ed Edoardo si erano finalmente sposati, per far tacere le malelingue, nella sala rossa del Campidoglio.
Sul quotidiano La Tribuna era stata pubblicata la cronaca della giornata (sotto il titolo Nuptialia), narrata da Gabriele D’Annunzio: la sposa, vestita d’un elegantissimo abito grigio, “teneva tra le mani un mazzo di rose e sorrideva assiduamente, comunicando a tutti li amici quella giovialità cordiale che è una delle sue più belle e resistenti virtù di donna”.
La coppia era andata a vivere a palazzo Ciccarelli e in breve tempo erano arrivati quattro figli, tutti maschi: Antonio, Carlo e Paolo (gemelli) e Michele. Il ruolo impegnativo di moglie e madre non impedì mai a Matilde di continuare a scrivere.
Nei suoi anni romani pubblicò diversi romanzi: Pagina Azzurra, All'erta!, Sentinella, La conquista di Roma, Piccole anime, Il ventre di Napoli (1884), Il romanzo della fanciulla. Tra Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio non era nata solo un'unione sentimentale, ma soprattutto un sodalizio professionale.
Scarfoglio pensava da tempo di fondare un proprio giornale e insieme a Matilde riuscì a realizzare il suo progetto: fondando nel 1885 il Corriere di Roma. La Serao contribuiva con i suoi articoli e invitava a collaborare anche i migliori scrittori del momento: Donna Matilde aveva il giornalismo nel sangue.
Pubblicava diversi articoli anche sul Giornale delle Donne, una delle principali riviste di emancipazione femminile del tempo. Nel 1887 era stato chiuso il Corriere di Roma ma poco dopo, nel Gennaio 1888, era nato il Corriere di Napoli. La Serao aveva chiamato a collaborare al giornale nomi prestigiosi come Giosuè Carducci, Gabriele D'Annunzio e Salvatore Di Giacomo.
Nel 1891 dopo la vendita de Il Corriere di Napoli, i coniugi Scarfoglio fondarono Il Mattino (1892). Matilde talvolta usava firmare i suoi articoli con lo pseudonimo "Gibus" (cappello a cilindro che si chiude a scatto). Il 1894 si sarebbe rivelato per Matilde un annus horribilis: la Serao sarebbe rimasta coinvolta in un terribile dramma familiare, destinato a suscitare grande scalpore.
Dobbiamo però fare un passo indietro: nel 1892, dopo sette anni di matrimonio, Matilde, stanca dei continui tradimenti del marito e di una vita familiare segnata da litigi e discussioni, si era rifugiata in Valle d’Aosta per alcuni mesi, in cerca di pace e tranquillità, per poter riflettere.
Edoardo aveva mal sopportato l’allontanamento della moglie e durante la sua assenza aveva conosciuto a Roma, in un Cafè Chantant, Gabrielle Bessard, una cantante di teatro francese, arrivata in Italia in cerca di fortuna.
Tra i due era cominciata una lunga relazione e dopo due anni di incontri clandestini Gabrielle era rimasta gravida. Scarfoglio non aveva reagito alla notizia come Gabrielle aveva sperato, anzi si era rifiutato con fermezza di lasciare la moglie e la famiglia.
La mattina del 29 agosto del 1894 Gabrielle Bessard arrivò a Palazzo Ciccarelli, con in braccio la figlioletta appena nata e bussò alla porta della famiglia Scarfoglio e subito dopo si sparò, cadendo a terra sul pianerottolo davanti al volto esterrefatto della domestica che aveva aperto.
In un biglietto indirizzato ad Edoardo aveva scritto: «Perdonami se vengo a uccidermi sulla tua porta come un cane fedele. Ti amo sempre». Ricoverata all’Ospedale degli Incurabili Gabrielle sarebbe morta il 5 settembre, a mezzogiorno.
La neonata fu presa in carico e cresciuta in famiglia da Matilde Serao, spirito materno ed ambizioso, spinto dall'idea di bene universale, che scelse per la bimba il nome di sua madre Paolina. Il Mattino, diretto da Scarfoglio, con un comportamento poco deontologico, decise di tacere la notizia del suicidio, censurandola.
Matilde perdonò il marito, che sebbene sconvolto non mostrava alcun rimorso e scriveva all’amica Olga: "Cara Olga, la mia povera amica è morta oggi a mezzogiorno. Io non ho alcun rimorso di questa tragedia... ma ne ho un dolore acuto e profondo, un vero dolore fisico dalla parte del cuore".
Dopo qualche anno la Serao avrebbe deciso di rompere definitivamente la relazione. “Quando Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao vennero a Palermo questa storia fece commuovere Franca Florio” scrive Vincenzo Prestigiacomo in “I Florio. Regnanti senza corona”.
Nel 1926 Matilde Serao fu candidata al Premio Nobel per la letteratura, ma la sua candidatura fu fermata da Mussolini a causa delle sue posizioni contro il fascismo e il Nobel fu assegnato a Grazia Deledda. Matilde morì l’anno successivo, nel 1927, colpita da un infarto mentre era intenta a scrivere.
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