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"U Parcu" in Sicilia, il paese di principi e re: tra boschi e sorgenti (alle porte di Palermo)

È situato a poco meno di 11 chilometri dal capoluogo ai piedi del Monte Moarda che con le sue 7 cime, chiamati "cieli" si affaccia sulla vallata della "Conca d’Oro"

Erika Diliberto
Giornalista
  • 26 aprile 2024

Altofonte

Per le strade di Altofonte dove principi e re Normanni, Aragonesi e Angioini "costruirono" la loro storia. È un piccolo comune con una storia che affonda le sue radici in un passato non troppo remoto.

Altofonte, il "giardino" dei palermitani è situato a poco meno di 11 chilometri dal capoluogo, adagiato ai piedi del pittoresco Monte Moarda che con le sue sette cime, un tempo denominate "cieli" è letteralmente proteso sulla vallata della "Conca d’Oro".

Un vero e proprio giardino, come scritto pocanzi, il cui territorio è ricco di boschi e sorgenti che da tempi immemori ha sempre attratto i palermitani e non solo, i quali hanno scelto il borgo di Altofonte non solo come meta per estemporanee gite domenicali, ma anche e soprattutto, negli ultimi anni, in una inversione di marcia senza eguali, come residenza a tutti gli effetti, lasciandosi alle spalle il caos cittadino.

U Parcu, nel dialetto locale, è un'oasi di tranquillità ed aria salubre e pulita e vanta un passato più che importante. Anche se molti "parchitani" il nome del borgo lo pronunciano con la "o" finale "U Parco".
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La sua storia ha inizio coi normanni ed esattamente quando re Ruggero II scelse di edificare un Palazzo Regio proprio all’interno di quello che era il Parco Normanno.

Il sontuoso edificio, noto ai più, per il suo magnifico portico che abbraccia lo stile islamico, sorge accanto alla ricca fonte d’acqua chiamata appunto "Altofonte" da cui ne deriverà più tardi il nome del comune.

Negli anni avvenire, esattamente nel 1306, il discendente Federico II D’Aragona fece costruire proprio accanto al palazzo, un'abbazia per i monaci cistercensi venuti da Barcellona e a quest’ultimi fece dono dell’intero complesso edificato dal predecessore Ruggero, per atto di devozione a Dio, per aver ricevuto come grazia, la nascita del figlio Pietro II.

I monaci, noti per la loro instancabile laboriosità, trasformarono il territorio in una lussureggiante e bucolica campagna produttiva che diede origine all’Abbazia di Santa Maria d’Altofonte, un tempo retta da principi, cardinali e divenuta un’importante "forza politica" dell’epoca.

Nella seconda metà del Seicento sul posto nacque un piccolo agglomerato abitativo e solo successivamente si venne a formare il vero e proprio comune di Parcu agli inizi dell'Ottocento, come è testimoniato da il "Questionario" posto con circolare del 28 settembre 1829. Per tale motivo, ancora oggi i suoi residenti vengono chiamati parchitani.

Passeggiare per le strade di Altofonte non può non rievocare alle mente il fascino che è stato dei tempi passati. Chi lo desidera può ancora ammirare ciò che rimane del Palazzo Reale di Ruggero II, la Chiesa Madre di Santa Maria con la sua pregevole arte sacra, la Chiesa di San Michele del XII secolo e la chiesetta di S. Antoniello eretta agli inizi del XVIII secolo.

Le numerose fontane storiche, come la fontana Borghese, la fontana Borbonica, la fontana Grande e la fontana dell’Impero, arricchiscono ulteriormente il patrimonio architettonico di Altofonte.

Di notevole interesse e pregio, è doveroso annoverare qui, anche Palazzo Vernaci, una villa tardosettecentesca di stile neoclassico, un tempo dimora della Biblioteca, che vanta al suo interno una vasta collezione di libri del XVI secolo, oggi sede del Palazzo Comunale. A Palazzo Vernaci, nel 1860, pernottò, per una sola notte, Giuseppe Garibaldi ed il suo stato maggiore", durante il suo viaggio per l'unificazione dell'Italia, come ricorda una lapide posta al di sopra del portone d’ingresso.

Un altro gioiello dalla pregiata fattura architettonica è il Castello Orestano del XV secolo, un tempo appartenuto alla ricca e blasonata famiglia Alimena-Caruso, che conserva un cortile con tre fontane ed un grande salone circolare finemente affrescato. Ahimè quest’ultima struttura come altre sono cadute nell’oblio ma i residenti non perdono la speranza nel poterle rivedere riportate agli antichi fasti d’un tempo.

Il piccolo comune di Altofonte ha ancora oggi, un’economia basata principalmente sull’agricoltura e sull’artigianato locale. Tra i suoi prodotti più pregiati è assai conosciuto il suo olio extra verdine d’oliva DOP, prodotti ancora nei caratteristici frantoi del paese, dove è possibile assistere al processo di spremitura delle olive e acquistare il prodotto appena spremuto.

Gli amanti della buona cucina, poi, possono deliziare il loro palato con dolci tipici di ricotta, coi buccellati e le cassate, vere e proprie prelibatezze del palato siciliano. Coi suoi mille ettari di bosco, Altofonte non può non esser insignito dell’appellativo di "polmone verde" della città metropolitana di Palermo.

La sua vicinanza alla città, infatti, lo rendono un luogo dove trascorrere ore di tranquillità e serenità e dove vivere anche lontano da quello che è il tram tram quotidiano dei grandi agglomerati urbani.

Non sono pochi, infatti, i palermitani e non solo, che hanno scelto Altofonte ed i comuni vicini a Palermo, come propria dimora definitiva.

Questo trend, alimentato dalle sfide della modernità e dalla ricerca di una maggiore qualità della vita, ha portato molti a scegliere di trasferirsi in luoghi dove il ritmo lento e la comunità accogliente offrono un rifugio ristoratore dalla vita urbana…ma questa è un’altra storia!

Scoprire e visitare “U Parcu”, interagire con l’innata ospitalità dei parchitani, significa immergersi in un mondo di antiche memorie e antiche tradizioni, dove i verdi paesaggi rievocano alla mente la bellezza e la possenza di Madre Natura.
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