CRONACA
Tutti la vediamo, ma è un mistero: la casa abbandonata di Palermo finisce a "Le Iene"
La storia è quella di due sorelle, una storia complessa che affonda le sue radici in quella Palermo logorata dalla mafia, del "Sacco di Palermo" di Ciancimino
La storia è quella che riguarda le "famose" palazzine di piazza Leoni che a Palermo resistono alle politiche di riqualificazione e all'arte contemporanea: perfino le cronache la evitano, perché? Perché non è una casa abbandonata e basta, ha una storia complessa che affonda le sue radici in quella Palermo logorata dalla mafia dal "sacco di Palermo" che coinvolse Ciancimino, e delle vicende dei giudici Falcone e Borsellino.
Dovrebbe essere "un simbolo di rifiuto alla mafia": nove piani di memoria della lotta delle sorelle proprietarie alla prepotenza di cosa nostra, tra lo spaventoso malaffare e la forza morale.nL'esecutore dei lavori e tutta l'equipe, chi ha comprato gli appartamenti e affittato gli spazi al piano terra era infatti legato ad alcuni nomi di mafia tra cui Bontate o Lo Piccolo.
Le due sorelle sarde posseggono un negozio di generi alimentari in via del Bersagliere e loro stesse raccontano che la mafia era interessata al terreno accanto alle loro case per abbatterle e costruire un grande palazzo. A fermare le ruspe fu un'inchiesta, ma solo per quell'anno: successivamente cosa nostra riesce a comprare molti dei terreni e a convincere gli abitanti delle case circostanti a venderle, tutti tranne le sorelle Pilliu.
Pur di andare avanti con i lavori e di farle scendere a patti, il costruttore (Lo Sicco) dice al Comune di possedere anche quelle casette e grazie a promesse, accordi e mazzette, ottiene finalmente la concessione edilizia per abbattere un edificio di cui possedeva, invece, soltanto alcuni piani.
Le sorelle Pilliu naturalmente denunciano l'abuso sia alla Prefettura che al Comune: non vengono aiutate e le loro case vengono quasi demolite. Comprando gli appartamenti sopra, il costruttore iniziò a demolire, lasciando le Pilliu di fatto letteralmente senza tetto.
Costrette ad andare via, comunque, non rinunciano alle loro case e chiamano ogni singola forza dell'ordine senza risultati perché nessuno interviene: minacciate, abusate, depredate e ignorate chiedono aiuto infine a Paolo Borsellino che, seppur disponibile, viene ucciso una settimana dopo il loro incontro.
Nel 2005 le casette delle Pilliu sono crollate e un giudice ha deciso di avviare un processo contro le sorelle (per crollo colposo). Un iter terminato nel 2012 con l'assoluzione. L'immobile intanto è stato di fatto confiscato ed ora è amministrato dallo Stato.
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