ARTE E ARCHITETTURA
Trasforma il pane in una vera opera d'arte: a Gangi c'è una "magica" bottega-museo
Non solo un luogo in cui comprare dell'ottimo pane ma un posto in cui riempirsi gli occhi di bellezza. Si rimane incantati nel vedere queste sculture "alimentari"
Durante la prima adolescenza Francesco lavora in un panificio e, pian piano, ispirato alla tradizione gangitana degli altari di san Giuseppe, all'età di dieci anni, inizia a realizzare sculture: «Le famiglie invitavano amici e parenti per offrire il pranzo e si facevano gli altari di san Giuseppe, col pane si facevano mani, il bastone, io tuttora realizzo l'altare di san Giuseppe con forme di pane che raccontano la vita del santo», racconta Francesco.
Con il tempo inizierà a creare sculture anche per la famosa Sagra della Spiga di Gangi, celebrata la seconda domenica d'agosto e poi per la festa dei Burgisi: «I Burgisi erano i contadini benestanti di Gangi. Fin dal 1900 si è sempre celebrata la festa del raccolto ricevuto dal grano, interroto per le due guerre e anche ora. Serviva per offrire il pane a chi non lo aveva. Oggi viene celebrata con la processione dei pani e il pane viene distrubuito ai fedeli», racconta.
Oltre alla mostra permanente presso Palazzo Bongiorno di Gangi, ha esposto anche a Palermo, a palazzo Comitini. Francesco è conosciuto in tutto il mondo, grazie ai Social Network: «Ricevo complimenti dalla Cina, da Sidney, da New York, ''mi n'affruntu certe vuote'' di quello che faccio e dei complimenti che ricevo», racconta, con grande umiltà.
Francesco ha un panificio, in via Calabria 9, a Gangi, che sembra quasi un museo. Aperto dal 1986, oggi è gestito dalle figlie: «Quando ero piccolo ero il ''ragazzino del panificio'', ora sono tornato a fare di nuovo il ''ragazzino del panificio''», racconta sorridendo. La sua arte ha suscitato l'ammirazione anche del noto pittore Gianbecchina: «Ho collaborato col maestro Gianbecchina, esponeva il ciclo del pane con i sui quadri e io facevo il ciclo del pane con i miei pani. Voleva conoscermi e ringraziarmi, ho avuto l'onore di ospitarlo nel mio laboratorio e ora continuo con il figlio», racconta.
Francesco non ha studiato tecniche particolari, realizza tutto a mano libera guidato dall'istinto e dalla creatività: «È tutta ''farina del mio sacco''», dice sorridendo. Il procedimento richiede tanta attenzione, perché la forma di pane deve essere lavorata tutta in una volta: «Nasce da un tipo di impasto duro e ho la possibilità di poterlo manipolare, tutto a mano libera. Una volta che comincio quella forma la devo finire, poi la faccio lievitare e poi la metto in forno», racconta.
Il suo ''museo'' con più di 400 forme di pane ha perso purtroppo diverse sculture a causa del caldo dell'estate: «Alcune si sono spaccate, altre resistono anche per quattro anni, è la natura che comanda... il caldo le distrugge ma io le rimpiazzo», racconta Francesco, conservando ancora l'entusiasmo del primo giorno.
Le figure che realizza sono sempre nuove e diverse, non utilizzando stampi. Ne ha regalate tante per i matrimoni, le comunioni e altre cerimonie, collezionando così numerose bomboniere da parte di chi riceveva il dono. Tra impasti creativi, arte e mostre, in quel luogo incantevole che è Gangi, Francesco vive la sua vita portando avanti le antiche tradizioni all'insegna della fantasia.
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