ITINERARI E LUOGHI
Tra storie principesche e scavi archeologici: la (perfetta) sintesi della Sicilia inesplorata
Oltre ai resti (di difficile accesso) di alcuni scavi del Mannino, questo luogo è arricchita da una delle massime espressioni architettoniche dei principi Tagliavia
Casa Tagliavia vista da Casa Criscenti
Ambienti nei quali il tempo si è fermato, luoghi nascosti nell’entroterra siculo e “grandi pezzi” di architettura abbandonati al loro triste destino.
Un po' come la “vita storica” di contrada Ciafaglione. Il territorio è ricco di sfumature, dove storie principesche incontrano scavi archeologici violati. In un ordine “imperfetto” - superate le periferie della piccola cittadina di Partanna, cambia il contesto.
È vivacizzato dalle profonde radici rurali rimaste intatte nonostante l’intervento umano. La visita inizia da un colle (non quelli menzionati da Carducci), rinvigorito dalla presenza di ampie distese di uliveti e vigneti. La suddetta contrada è stata, nel tempo, al centro di discussioni e vicissitudini di “stampo feudale”. Una contesa tra partannesi e castelvetranesi.
Collocata nella zona est, confinava con il feudo Pergola di Salaparuta, il fiume Belice, il vallone di Don Antono e il feudo di Binaia (Partanna). Assieme a Donzelle (feudo) costituivano l'enclave dello Stato di Castelvetrano in territorio “straniero” (aggregato insieme a Bigini e allo stesso territorio di Donzelle).
La storia si concentra attorno alla famiglia Tagliavia il cui feudo alla fine del XV secolo fu portato in dote da Isabella (Tagliavia). Successivamente appartenne a Francesco Maria Burgio e Crisci - Barone di Xirinda - di nobiltà continuamente annessa alla religione di Malta.
Oggi sono visibili i resti imponenti di un'immensa struttura. Giunti in prossimità della stessa, lo sguardo è sorpreso. Rimangono le rovine di questo complesso monastico chiamato “Casa Tagliavia".
Accanto a esso, nel 1600, i fratelli Cesare e Mario Tagliavia costruirono una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. Si trova nel lato occidentale, rivolta a ovest e oggi conserva soltanto parte delle mura perimetrali. La presenza di vistose tracce d’intonaco bianco nelle pareti interne evidenzia la faziosità nobiliare.
In questo punto si contempla una cornice che circoscriveva la volta a “botte”. Del prospetto, sono ancora visibili tra le macerie alcuni elementi del portale barocco.
La contrada Ciafaglione è divisa in “Sopra” e “Sotto”, estesa su un'area abbastanza ampia. Nel periodo feudale rappresentava una delle entrate principali verso la città di Castelvetrano. Durante la visita di Ferdinando di Borbone furono eseguiti dei lavori di sistemazione di alcune strade e la costruzione di opere strutturali.
Tra queste, la viabilità fu migliorata con l’edificazione di un ponte sul torrente di Bellincubi. L’intera area è stata inserita nel dispositivo dell'art. 142 Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio Archeologico.
Gli scavi voluti ed effettuati dal Mannino negli Settanta hanno dato luce ad alcuni reperti di notevole importanza. Tra i rinvenimenti recuperati una necropoli dell'Età greca arcaica - Età greca classica, un'area di dispersione di frammenti fittili dell’Età del Ferro, oltre a un'area di dispersione di frammenti fittili di Età Romana Tardoimperiale.
Purtroppo, la mancata manutenzione ordinaria e in alcuni casi straordinaria, non permette l’accesso alle suddette zone. Oltre al rammarico, subentra la rabbia per l’assenza di progetti validi. Dal punto di vista paesaggistico, il territorio rileva l'alternanza di valloni e rocce sedimentarie.
L’ambiente custodisce alcune rare forme di orchidee che rendono l’intera zona interessante. Infatti primeggiano le Orchis Italica, Ophrys Panormitana e Ophrys Ciliata.
Pochi passi ancora e, dopo alcune decine di metri percorsi, il panorama alza il sipario ai territori di Salaparuta. La Valle del Belice esprime con fierezza tutti i particolari che la contraddistinguono.
La provincia di Trapani volge "quasi" al termine, lasciando ancora una volta il visitatore in balia delle bellezze siciliane.
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