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Tra "rizziteddi", ginestre e scorci panoramici: dai monti di Palermo vedi fino a San Vito

Siamo a pochi chilometri da Palermo, nei territori di Pioppo e San Martino delle Scale, dove il caos della città lascia spazio al silenzio del bosco e della natura

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 2 novembre 2023

Bosco di Casaboli

"Le montagne sono il principio e la fine di ogni scenario naturale".

A pochi chilometri da Palermo, nei territori di Pioppo e San Martino delle Scale (frazioni di Monreale), il pensiero di John Ruskin trova conferma.

Le parole lasciano spazio alla praticità e improvvisamente, il caos "infernale" del capoluogo viene "addomesticato" dal silenzio imposto dal Bosco di Casaboli e il Monte Gibilmesi. Sin dalle prime battute si intuisce lo spettacolo offerto dai monti di Palermo.

Si tratta di un segmento della catena siciliana che separa il versante tirrenico da quello del Mar di Sicilia. Un lungo tratto diviso in due settori: Nord- Occidentale e Nord-Orientale.

Nel primo, si erge nella sua bellezza il Monte Gibilmesi.

I curiosi possono soffermarsi solamente al bosco sottostante o proseguire sino al raggiungimento della vetta posta ai 1156 metri di altezza. Il luogo è vivacizzato dalla presenza costante di alberi di varia grandezza. Si passa dalla natura abbarbicata (parte esterna) nella grigia roccia dolomitica a quella costituita dalle fitte e tondeggianti chiome dei pini mediterranei.
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L’impegno del Corpo Forestale è stato importante nel tempo e, a partire dagli anni Novanta, alcune località toponomastiche (Valle Sasizza, Valle Strigliaporci, Cresta e Valle Corta) sono state oggetto di forestazione protettiva. Una volta giunti al grande spiazzo (adibito anche all’atterraggio di elicotteri) i curiosi possono calarsi nelle caratteristiche offerte dall’ambiente.

L’interno del bosco è ricco di alberi di pino, sia domestico che d’Aleppo. Il sottobosco è costituito in prevalenza da lecci, a testimonianza di una naturale trasformazione della zona verde ad alto fusto verso il ceduo di querce.

È giunta l’ora di un ulteriore sforzo - quello fisico - per iniziare a percorrere i sentieri che porteranno fino alla cima. Durante la camminata è possibile imbattersi (con ammirazione) nelle bellezze floristiche.

L'attento osservatore potrebbe accorgersi dei cespugli di euforbia nana (rizziteddu), delle ginestre e altre piante facenti parte della macchia mediterranea. In autunno e primavera sono singolari le fioriture del colchico, dell’asfodelo e dei muscari di colore bianco e viola.

Anche la fauna ha trovato terreno fertile con alcune specie che periodicamente nidificano (ghiandaie, colombacci e passeriformi) o hanno stabilito il loro habitat definitivo come le volpi.

Gli scorci panoramici non mancano anzi, diventano frequenti durante la camminata. Si parte dalla Pizzuta e poi, raggiunta la torre di controllo della forestale il colpo d’occhio diventa eccitante.

Dalla Conca d’Oro ai Monti di Trapani fino a Capo San Vito.

Dall’altro versante, nelle giornate di massimo splendore, è possibile scorgere il Pizzo Carbonara, l’Etna (in rare occasioni) e le isole Eolie.

Finalmente il monte delle capre è stato conquistato. Il motivo è riconducibile alle tracce di antichi insediamenti arabi presenti nella zona. Una volta confermati nei toponimi, Gibilmesi deriva dall'arabo col nome "djabal al maz" che significa appunto monte delle capre.

È dura dover affrontare il tema degli incendi. Puntualmente, come accade spesso nel territorio siciliano, i boschi e le montagne vengono presi d’assalto dai piromani.

Gli incendi dolosi aumentano a dismisura e anche Gibilmesi ha ceduto il passo (in ettari) per colpa della mano umana. Ricordiamoci che la natura non fa nulla di inutile.
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