STORIA E TRADIZIONI
Tra lapislazzuli e affreschi: una chiesa di quasi mille anni fa da scoprire a Palermo
Gli affreschi del catino e della volta absidale sono attribuiti a Borremans e il grande affresco della volta centrale, che raffigura la "Vergine in Gloria", è opera di Olivio Sozzi
La chiesa di Santa Maria in Valverde a Palermo
Il nome "Valverde" pare provenga dal fatto che per un periodo, iniziato nel 1315, il monastero fu sotto la Congregazione di Valverde dei Canonici Regolari di Sant'Agostino, la cui sede principale si trovava in una località chiamata Valverde, in Fiandra, presso Bruxelles.
In seguito, nel 1522, ritornò ufficialmente con i Carmelitani. Nel 1633, dopo l'entrata in convento dell'unica figlia, il nobile genovese Camillo Pallavicino (prete dell'oratorio dell'Olivella che, rimasto vedovo, aveva scelto la vita sacerdotale), sovvenzionò la ristrutturazione della chiesa affidandone il progetto a Mariano Smiriglio.
Nel 1644 i lavori si fermarono, forse per il decesso del benefattore. Ricominciarono nel 1694 sotto la magistrale direzione dell’architetto-sacerdote Paolo Amato, che arricchì la chiesa di splendide decorazioni barocche. Nel 1730 fu annesso il campanile in pietra tufacea, le cui campane originali si trovano esposte internamente alla chiesa.
Racconta il Mongitore che nel 1692 una tela della Madonna del Carmelo, con ai lati appunto Sant'Angelo e Sant'Alberto carmelitani, si trovava nel parlatorio per via dei lavori di ristrutturazione dell'altare. Un povero pescatore di Palermo, tale Matteo Sigola, ritrovandosi ossesso, volle andare a chiedere di essere liberato alla Vergine dei Pirreri. Per caso passò dal parlatorio della chiesa di Santa Maria in Valverde ed immediatamente, alla vista del dipinto, ottenne la liberazione.
Seguirono molti altri miracoli e l'immagine fu portata in trionfante processione, per poi essere ricollocata nell'altare degnamente ristrutturato. La sontuosa cappella a destra dedicata a Santa Lucia ricorda il primo titolo del monastero e fu realizzata da Nicola Musca nel 1694.
Gli affreschi del catino e della volta absidale sono attribuiti a Guglielmo Borremans. Il grande affresco della volta centrale della chiesa, che raffigura la “Vergine in Gloria”, è un'opera di Olivio Sozzi del 1750.
Infine sopra la cantoria si notano ancora i residui di un altro affresco del 1696 di Antonio Grano. Il coro è chiuso da una grande grata ed altre più piccole (come nei balconcini) permettevano alle suore di poter partecipare alla Messa senza essere viste.
La chiesa possiede due portali di ingresso, dei quali quello che si apre su Largo Cavalieri di Malta è in stile barocco con il sovrastante stemma dell'Ordine carmelitano; mentre l'altro su via Squarcialupo è in stile neoclassico.
La chiesa iniziò ad essere depredata dopo il 1866, ad esempio non si hanno più notizie del suo splendido tabernacolo in lapislazzuli. Il monastero fu invece espropriato e poi abbattuto ed oggi al suo posto esiste una scuola.
Esternamente alla chiesa si può notare ancora adesso un balconcino che consentiva alle suore di clausura l'accesso diretto al matroneo della chiesa. Il sacro edificio, che subì dei danneggiamenti durante l'ultima guerra mondiale, è stato riaperto al pubblico nel 1997.
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