ITINERARI E LUOGHI
Tra l'Etna e i Nebrodi c'è un luogo da sogno: uno dei paesaggi montani più belli in Sicilia
Una passeggiata accessibile a tutti che non richiede particolare allenamento e che porta fino al rifugio di Santa Maria del Bosco a circa 1000 metri di altitudine
L’autunno è il tempo che preannuncia il riposo della natura, la riduzione delle ore di luce, il rallentamento dei ritmi vitali in attesa di tempi migliori, non senza avere prima generosamente maturato i suoi frutti dai colori poco appariscenti e dal guscio legnoso, come castagne, noci e nocciole.
Nel sottobosco fanno bella mostra di sé le ultime fioriture, come quelle del ciclamino e dello zafferano. E poi ci sono i funghi, indispensabili inquilini delle foreste, non sono piante né animali, spuntano, a migliaia, nel volgere di una notte, cambiando la prospettiva del bosco e facendocelo osservare dal basso.
Una passeggiata accessibile a tutti, che non richiede particolare allenamento, è quella all’interno del Bosco di Santa Maria con meta finale l’omonimo rifugio, una importante masseria ben ristrutturata dall’Azienda Forestale posta a circa 1000 metri di altitudine.
L’ente gestore lascia un bivacco sempre aperto con letti a castello e camino per permettere a chi volesse trascorrere più giorni tra i sentieri della vallata, di dormire al suo interno portandosi dietro il proprio sacco a pelo.
All’esterno del rifugio, che ha anche una cappella, dei servizi igienici e altre stanze di pertinenza degli operai forestali, troviamo un grande spazio per picnic con punti cottura e tavolini, area giochi, un campo da calcio e persino un area camping per le tende.
Sembra superfluo aggiungere che l’area è molto frequentata da gruppi scout, associazioni ed escursionisti durante tutta la bella stagione. Raggiungibile da varie direzioni, la via più breve è sicuramente dal borgo di Santa Domenica Vittoria, il primo comune del messinese, lungo la strada statale 116, che unisce Randazzo a Capo D’Orlando.
Nella parte alta del paese, dal parco suburbano, una strada si inerpica verso il crinale. Una antica cancellata in ferro battuto indica il confine del demanio forestale e le tabelle segnaletiche suggeriscono i vari sentieri che si possono percorrere. Prima di iniziare la discesa si viene catturati dal panorama che spazia dai Nebrodi ai Peloritani, all’immancabile Mongibello. Il rifugio di Santa Maria del Bosco è a poco più di mezz’ora di cammino, un’ampia sterrata in parte ombreggiata degrada agevolmente verso la meta.
Trattandosi di un rimboschimento sono prevalenti le conifere, in particolare pini e abeti. All’interno del bosco non mancano esemplari di acero, frassino, roverella e castagno, tutte caducifoglie che in autunno risaltano nella monotonia sempreverde di questo tipo di vegetazione. Per ammirare una delle più estese faggete del Parco dei Nebrodi bisogna rivolgere lo sguardo a nord ovest, verso il Monte Colla, che domina, dai suoi 1600 metri di altitudine, il versante destro della vallata.
Alla sua sommità, come se il bosco si cambiasse d’abito ogni weekend, si alternano tra ottobre e novembre, in maniera uniforme, tutte le tonalità di giallo, arancio e rosso, i colori tipici del foliage. Un altro ingresso all’area demaniale è dal cancello Baiardo, che si incontra risalendo la strada che proviene da Randazzo. Si può lasciare l’auto e percorrere a piedi i circa quattro chilometri all’interno del bosco per giungere al rifugio.
Anche da questo accesso l’area è molto frequentata perché la strada, anche se lievemente in salita, non presenta particolari asperità. Gli escursionisti che conoscono bene questi percorsi sanno che il rifugio, sicuramente il più attrezzato di tutto il Parco dei Nebrodi, è al centro di una ragnatela di sentieri che permettono varie esplorazioni, una più interessante dell’altra.
Ci si può spingere verso Floresta fino a raggiungere l’Alcantara e costeggiarlo, nei pressi del mulino San Giacomo, dove sono i salici a prevalere con il loro colori argenteo; si può risalire al belvedere di Pomarazzita per apprezzare l’Etna in tutta la sua imponenza, o seguire il sentiero che si snoda lungo l’acquedotto comunale, solo per fare alcuni esempi.
Se per molti quindi il rifugio è il punto di partenza per ulteriori camminate, altri sono già soddisfatti di averlo raggiunto dopo una tranquilla passeggiata in cui hanno potuto fare scorta di serotonina, l’ormone della felicità.
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