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Torna a Palermo (dalla Lettonia) per i Florio: Rossella ora fa "rivivere" Donna Franca

Lascia il lavoro, ritorna in Sicilia con il sogno di fare teatro e lo realizza. I Florio sono un po' la sua "bandiera" tanto che oggi presta il volto alla "regina di Palermo"

  • 23 settembre 2024

Rossella Guarneri

Capelli rosso irlandese, pelle diafana e una bellezza che è seconda solo alla sua bravura sul palco e sullo schermo. Sebbene i suoi colori siano nordici, nelle sue vene scorre sangue siculo. E l'amore per la sua terra, per le tradizioni e per la famiglia più nota della Sicilia, i Florio, sono la sua bandiera.

Tanto da prendere un aereo, lasciare il suo lavoro, in Lettonia, e tornare a Palermo. L’attrice, regista e drammaturga Rossella Guarneri, volto noto dei teatri siciliani (e non solo) si racconta.

«Tutto è successo per caso – racconta Rossella -. Stavo per diventare, in realtà, una hostess di volo per la compagnia aerea Alitalia». Il talento lo possiede e ad accorgersene, quando andava all’asilo, era stata la sua insegnante: ci aveva visto lungo la sua maestra, che aveva notato una vena creativa e artistica nella piccola.

Comincia, quindi, giovanissima la sua carriera: ha solo 19 anni quando frequenta il laboratorio di Franco Scaldati. Durante gli anni universitari, invece, incontra (niente poco di meno che) Giuditta Lelio. Con lei firma il suo primo contratto a 22 anni per uno spettacolo dove interpretava “Cenerentola”.
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Rossella, però, improvvisamente, sente il bisogno di evadere, ma non perché Palermo le andasse stretta: anzi, adora la sua città. Ma vuole conoscere nuove realtà artistiche, carpirne i segreti e il funzionamento e, di conseguenza, accrescere il suo bagaglio culturale personale.

Ha vissuto tra Roma, Milano e Venezia, dove ha frequentato corsi e laboratori. Poi, a 27 anni, vola in Lettonia e diventa croupier per il canale di Lottomatica. Ma un evento spiacevole e il richiamo della Sicilia, la fanno tornare in Italia, dove si fa strada nel mondo del cinema, apparendo nel film “Nessuno si salva da solo” di Sergio Castellitto con Jasmine Trinca e Riccardo Scamarcio.

A Palermo, invece, con Giuseppe Provinzano, comincia il progetto “Amunì”, che include immigrati ed emigrati, e che adesso va avanti da 9 anni. Ancora, il teatro in appartamento, nei salotti del capoluogo.

Fino a quando il duro lavoro viene premiato: nel 2020, ottiene una menzione speciale per la drammaturgia per “Sorelle”, che ha debuttato, ai Cantieri Culturali alla Zisa, in occasione della Settimana delle culture. Quest’anno, invece, è stata premiata per il corto “Datteri e tè”, diretto da Andrea Lombardo, ed è candidata al Foggia Film Festival di novembre.

A Palermo, però, c’è un’altra svolta per Rossella: ha la possibilità di mettere in scena, a Casa Florio, il suo testo su “Lucie Henry Florio”, la seconda moglie di Vincenzo, una modella francese, che veniva dal paese dello champagne e che, tra le sue amiche aveva, Coco Chanel.

«In casa Florio – spiega Rossella – viene, così, messa in scena la sua storia d’amore e le tappe più importanti dell’uomo della targa, Vincenzo Jr». Lo spettacolo fu un successo e venne riproposto in altri luoghi simbolo di Palermo, come Villa Niscemi.

«Nel 2022, conosco Marco Pomar che mi regala il libro della mamma, Anna, su Franca Florio, e mi dice: vedi cosa puoi fare. Stavamo parlando della regina di Palermo. Era difficile mettere in scena qualcosa – prosegue Rossella -. Avevo paura di farlo. Ho fatto ulteriori ricerche su di lei, ma le abbandonai perché non mi sentivo pronta».

Tutto cambia quando lo scorso anno, i fratelli Vajana dello Stand Florio le chiedono di mettere in scena proprio uno spettacolo su Franca. Ecco, allora, che nasce, dopo 6 mesi di lavoro, "365 perle", dedicato al simbolo iconico di bellezza, fascino e potere della Bella Ėpoque.

Ma anche ai suoi tormenti di madre e di moglie, al di là dell'immagine della silouhette disegnata da Giovanni Boldini, nel 1924, e giunta fino ai nostri giorni, che la ritrae con la sua splendida collana di Cartier in corallo peau d’ange a 13 fili.

Rossella vuole, così, essere il simbolo di lasciare, sì, la propria terra, ma di ritornare con il know how acquisito e di renderla (ancora) più bella.
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