CINEMA E TV
Ti svela il lato magico (e oscuro) della Sicilia: quando e dove vedere "La bocca dell'anima"
Il nuovo film del regista palermitano Giuseppe Carleo è un viaggio nella Sicilia popolare e antica fatta di guaritori, maghi, "maare" e fatture. Le immagini del trailer
Interamente girato in Sicilia tra i monti del Parco delle Madonie e le riserve naturali di Capo Rama e Isola delle Femmine, il lungometraggio è distribuito da Artex Film che è anche il distributore internazionale dell'opera.
La storia è ambientata nel secondo dopoguerra e narra di un oscuro trauma che cova nell'anima di un giovane reduce di guerra, Giovanni Velasques, e che gli provoca una violenta crisi.
Il protagonista, tornato nel suo paese natale, un piccolo villaggio arroccato fra le aspre montagne di una inusuale Sicilia innevata, incontra una vecchia maara che per liberarlo da quel dolore lo inizia all'arte della magia.
Nel cast attori di eccellenza, tra questi il protagonista italo-iraniano Maziar Firouzi (Giovanni Velasques), Marilù Pipitone nel ruolo della moglie, Serena Barone che interpreta la maga, Maurizio Bologna nel ruolo del prete antagonista del mago, e altri volti noti del teatro e del cinema siciliano come Sergio Vespertino, Vincenzo Amato, Massimo Cagnina, Salvo Piparo, Cesare Biondolillo, Alessandra Pizzullo, Maurizio Spicuzza, Claudio Collovà, Aglaia Mora, Antonio Pandolfo, Alessandra Fazzino, Katia Gargano, Ludovico Caldarera e tanti altri.
Il film ha visto inoltre coinvolte maestranze locali ed ex allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove Giuseppe Carleo ha studiato recitazione prima e regia del documentario dopo presso la sede siciliana, tra cui il direttore della fotografia Leone Orfeo, la scenografa Laura Inglese, il montatore Riccardo Cannella, il fonico di presa diretta Andrea Sileo, la sound designer Silvia Orengo, il fonico di mix Carlo Purpura e il produttore delegato Elio Cecchin.
«"La bocca dell'anima" traduce l'espressione siciliana “vucca 'i l'arma” e rappresenta il centro del corpo, la zona in massimo grado investita dai movimenti della vita - afferma il regista Giuseppe Carleo -. Nella tradizione magica la bocca dell'anima, lo stomaco, è il ricettacolo degli esseri che attraversano il mago, dandogli la forza per aiutare gli altri, è anche il punto del corpo in cui si annida il male».
Ispirato ad una storia vera, il film è un viaggio nella magia popolare dove l'arte degli antichi guaritori veniva esercitata da contadini, artigiani, casalinghe, persone con difficoltà economiche spesso analfabete. In questo contesto i “guaritori” sono coloro che posseggono il “dono”: lo spirito di persone morte che albergano nel loro corpo, capaci di fornire risposte e soluzioni ai drammi della vita.
La magia trattata in questo film rappresenta una cultura subalterna, dove il linguaggio magico costituisce un sistema di comunicazione quotidiano.
La sceneggiatura si fonda su una ricerca che, da un lato, tiene conto di testi fondamentali sull'argomento come “La magia in Sicilia” e “Il corpo è fatto di sillabe” dell'antropologa Elsa Guggino, dall'altro, di un'indagine diretta con gli ultimi operatori magici tradizionali ancora attivi nell'isola.
Per la prima volta si mette in scena l'iter che porta un uomo a diventare mago in questa cultura rurale. Tutto ha inizio con una crisi, ovvero un malessere psicofisico, dovuto ad un trauma, che pone il futuro mago ai margini della comunità in cui vive.
Il mago è come un attore educato dai migliori maestri del metodo Stanislavsky, per cui non vi è più la possibilità di uscire fuori dal personaggio interpretato. Tuttavia i guaritori magici tradizionali sono oggi in via di estinzione.
«Il mondo è sicuramente cambiato - continua il regista Giuseppe Carleo - Lo sviluppo economico del secondo Novecento ha prodotto una maggiore omologazione nei Paesi occidentali, l'industrializzazione ha assottigliato sempre di più le differenze tra le classi sociali, l'attenzione che la stessa antropologia ha rivolto al fenomeno della magia popolare ha avviato o assecondato un processo di smitizzazione dell'autorità e del mistero dei maghi. Ciò non significa che sia scomparsa una certa inclinazione alla magia, al suo simbolismo e alle sue pratiche».
“La bocca dell’anima” racconta una Sicilia reale ma meno nota, la cui bellezza non è contaminata dallo sguardo del turismo di massa. Infatti, nei piccoli centri arroccati sulle montagne sopravvivono forme di cultura antichissime che riguardano oggetti, usi, costumi e rituali.
La cinepresa guidata da Giuseppe Carleo viaggia dentro le case in pietra dei contadini, nella natura aspra e selvaggia dei monti, tra le volte e le colonne di piccole chiese medievali e barocche, sopra i ruderi di manieri normanni riuscendo a mettere in scena i feticci delle “fatture”, fino a scoprire l'esperienza della malattia e del corpo attraverso la lente della magia.
Il film è stato prodotto da Tancredi Vinci, Rita Vinci e Giuseppe Carleo per Favorita Film in associazione con El Deseo, con il contributo del Ministero della Cultura - Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e della Regione Siciliana - Sicilia Film Commission, realizzato nell’ambito del Patto per lo Sviluppo della Regione Siciliana (Patto per il Sud) FSC 2014-2020.
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