CULTURA
Thea, la principessa preistorica: la storia di quel viso conservato sottovetro in Sicilia
Era una donna di circa trent’anni, alta un metro e 65, appartenente a un ceto elevato di circa 14mila anni fa: fu ritrovata negli anni Trenta nella grotta San Teodoro
Il volto di Thea ricostruito grazie alla tecnologia
Si suppone fosse una donna molto importante appartenente ad un ceto sociale elevato, ha una dentatura perfetta quindi non aveva problemi di alimentazione e le articolazioni per nulla logorate suggeriscono che non aveva lavorato, doveva dunque essere una sacerdotessa o principessa.
Un’operazione condotta con sofisticate tecniche e con la regia di antropologi e studiosi dell’evoluzione, simile a quella già eseguita a Pisa sul cranio del Conte Ugolino o in Egitto sui resti di alcuni faraoni, ma tra le prime nel campo della preistoria.
Il volto, con accanto lo scheletro intatto di Thea, è il punto centrale della nuova Sala dedicata all’evoluzione dell’uomo in Sicilia e ricca di sorprese: c’è un diorama – cioè un’ambientazione in scala – che riproduce una grotta preistorica con un uomo e una donna, e un allestimento che fornisce tutte le informazioni su Thea, scoperta nell’unica sepoltura del Paleolitico mai trovata nell’Isola.
Il sesso fu determinato molto più tardi, negli anni Ottanta, quando le fu dato il nome affettuoso di "Thea".
Era una donna di circa trent’anni, alta un metro e 65, vissuta tra 14mila e 11mila anni fa e morta - probabilmente - a causa del parto. Adesso se ne conosce anche il volto. Il processo di ricostruzione ha avuto diversi passaggi, dalla Tac sui reperti ossei al calco in gesso del teschio.
Sulla base di questo è stato condotto lo studio scientifico che ha portato alla determinazione delle fasce muscolari, "spessori" che sono stati indicati per mezzo di piccoli chiodi di diversa lunghezza nelle varie parti del volto. Sulla base degli spessori, è stato modellato il volto con l’argilla, passato poi a numerose rifiniture.
Il volto di Thea è un altro tassello che si aggiunge al patrimonio straordinario del Museo Gemmellaro: istituito nel 1860 dal grande geologo che ne fece un’istituzione di rilievo internazionale, le sue collezioni sono costituite da seicentomila reperti tra cui spiccano quelli riguardanti la storia geologica della Sicilia, con fossili che abbracciano un intervallo di tempo di oltre 270 milioni di anni, e collezioni geologiche e paleontologiche provenienti da tutto il mondo.
La superficie espositiva è articolata in quattro sale su tre piani: al piano terra, la Sala Enzo Burgio che illustra, partendo dalle rocce e dai fossili, la storia geologica della Sicilia. Al primo piano, accanto alla Sala dell’Uomo appena inaugurata, c’è la Sala dei cristalli dedicata ai cristalli di sei milioni di anni fa che risalgono al periodo in cui il Mediterraneo si trasformò in un enorme lago salato e l’acqua evaporò.
Al secondo piano la Sala degli elefanti di Sicilia è dedicata agli elefanti nani che popolarono la Sicilia nel Pleistocene, tra 500 e 120mila anni fa.
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