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Tempo di cambiamento: le opportunità da cogliere che offre il mondo post Coronavirus

Parliamo di ritorno alla normalità ma stiamo vivendo a tutti gli effetti un periodo di grande cambiamento, ma il dopo non sarà necessariamente peggiore: ecco perché

  • 16 aprile 2020

Ritorno alla normalità, un'espressione che riecheggia nelle nostre orecchie e nelle nostre menti in questo periodo che di normale non ha proprio nulla. Un periodo che ci sta mettendo a dura prova e nei sensi più disparati, a cominciare dalle piccole abitudini di vita quotidiana.

Da un certo punto di vista il tanto anelato ritorno alla normalità non è un semplice auspicio, probabilmente rappresenta più un morbido e rassicurante cuscino in cui atterrare, adagiandoci dolcemente dopo una caduta rovinosa, rapida e per molti dolorosa.

Se c'è una cosa al mondo che terrorizza l'uomo come poche è il cambiamento. Sia in piccolo che in una prospettiva più ampia cambiare vuol dire ricominciare, guardare le cose con occhi nuovi, premere il tasto "reset" e gettarsi a capofitto nell'ignoto.

Come accade spesso, però, quel che ci sembra la fine tragica di un'era può rappresentare un nuovo punto di inizio. E allora premere quel tasto più che una sconfitta diventa un'opportunità da cogliere.
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Senza peccare di presunzione, certo, e soprattutto senza dimenticare di guardare all'oggettività delle cose che di fatto si traduce nella necessità di risorse economiche, ripresa delle attività in interi settori come quello del turismo e dello spettacolo, che si son visti tagliare le gambe in un batter di ciglio, così come in una nuova concezione del lavoro - il fantomatico "smart working" - che non è un'invenzione recente, solo non ci avevamo mai badato più di tanto fossilizzati in un'idea di lavoro più "tradizionale".

Gli aspetti da elencare in questa "rivoluzione" da Coronavirus sono tanti e ognuno di essi porta sulle spalle il peso di una gravosa responsabilità: accettare l'inevitabile cambiamento, cavalcarne l'onda e riconsiderare tutto in prospettiva di una nuova crescita sia economica che sociale.

La diffusione globale del Coronavirus ha fatto da cartina di tornasole per una lunga serie di carenze, discrepanze e problemi a livello socio-economico che stavano lì a stagnare da tempo, ma che in "tempo di pace" erano - come dire - trascurabili. Sbagliando.

In una situazione di emergenza sanitaria l'Italia deve fare un passo indietro e ammettere che grave e madornale errore siano stati i tagli alla ricerca medica, scientifica e tecnologica, provocando la mancanza di una serie di risorse essenziali per affrontare la crisi al meglio. Magari nel mondo post-Coronavirus ci sarà più spazio per tutto questo e il nostro Paese, così come altri nel resto del mondo, vivrà un periodo di forte crescita negli investimenti che riguardano proprio questi settori.

Il mondo dopo il Coronavirus potrebbe essere il nuovo "regno" dello smart working. Del resto i decreti di messa in sicurezza del Paese hanno costretto molti lavoratori a star lontani dagli uffici e dalle aziende, dimostrando che moltissimi impieghi si possono portare a termine anche da casa con un pc, un telefono e una connessione internet.

Ovviamente devono essere rispettate delle condizioni di base imprescindibili affinché lo smart working possa produrre i suoi migliori frutti: il lavoratore deve avere a disposizione una rete veloce e performante (la fibra, per intenderci), deve essere in grado di utilizzare autonomamente il pc e, inoltre, deve essere messo nelle condizioni di operare in una struttura organizzativa in cui siano chiari i ruoli, i compiti da svolgere e le modalità. Altrimenti si crea soltanto una gran confusione e a beneficiarne non sono né il singolo lavoratore, né l'azienda stessa.

Forse dopo il Coronavirus anche in Italia finalmente ci abitueremo a pagare con la carta rinunciando al contante, come si fa già da anni in moltissimi Paesi ad appena un tiro di schioppo da noi, e forse in questo senso ci stiamo pian piano indirizzando per via dell'aumento degli acquisti online.

Se da una parte, però, l'e-commerce acquista e acquisterebbe anche in futuro uno spazio sempre maggiore, creando fra l'altro nuove opportunità di lavoro in ambito informatico, dall'altro può produrre un effetto devastante sulle attività commerciali "fisiche", che hanno già provato sulla propria pelle il peso del dimezzamento dei clienti. Non dimentichiamo che molte di queste hanno già dovuto abbassare le saracinesche. Qui occorre senza dubbio un intervento "dall'alto" che dia sostegno e sicurezza alle imprese.

Il distanziamento sociale sarà qualcosa con cui dovremo fare i conti ancora per un po' a detta degli esperti che non lasciano dubbi sul fatto che il Coronavirus non scomparirà da un giorno all'altro e occorrerà, dunque, mantenere attive tutte le possibili misure di prevenzione. Il perdurare del distanziamento sociale causerà una riscrittura delle attività legate al settore dell'intrattenimento, che copre un ampissimo raggio di azione tra concerti, fiere ed eventi di ogni sorta che con molta probabilità dovranno essere ridimensionati, in modo da non coinvolgere grandi masse come fino ad appena qualche mese fa.

Un effetto pressoché identico è quello che sta subendo il settore del turismo dalle strutture alberghiere ai trasporti, fino alla ristorazione che per forza di cose vivono grazie alle persone: se restiamo fermi noi, restano fermi anche loro e si produce un circolo vizioso che, se non verranno trovate delle soluzioni reali, causerà non pochi danni.

Lo stare a casa ha coinvolto anche i più giovani e il mondo della didattica, dai bambini agli studenti universitari, anche qui un capitolo che per il Paese si è dimostrato completamente da aggiornare. Mancano gli strumenti, ci si è dovuti attrezzare in fretta per "tecnologizzare" le scuole e consentire ai ragazzi di poter proseguire i propri piani di studio con la didattica a distanza. Da una mancanza un'opportunità, forse nuovi investimenti consentiranno all'istruzione di compiere un balzo in avanti mettendosi almeno al pari di altri sistemi didattici. Tuttavia è improbabile che la tecnologia possa sostituire del tutto le classi "tradizionali", che non sono soltanto un luogo di formazione ma la prima vera palestra di vita di ognuno.

Immaginare il mondo dopo il Coronavirus è un terrificante salto nel vuoto, è indubbio. Sono tanti gli interrogativi senza risposta e non possiamo prevedere ciò che accadrà da qui ai prossimi mesi. Ci si deve rimboccare le maniche, in piccolo come in grande, e capire che il cambiamento non va contrastato ma assecondato, anzi perfino "sfruttato", cogliendone ogni possibile opportunità. Col sostegno e l'impegno del potere che ci rappresenta.

Forse rinunceremo a un'estate in spiaggia, ma cosa importa? Guardiamo al futuro con lungimiranza, soprattutto ragioniamo nel rispetto di chi sta compiendo incredibili sacrifici su tutti i fronti.
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