SPORT
Sul ring per il riscatto: da Palermo a Gaza un progetto esalta il valore dello sport
"Boxe contro l'assedio" è il progetto portato avanti dall’Ong Ciss e dall’unione tra le palestre popolari di Palermo e Roma per donare ai pugili palestinesi una palestra
Boxe contro l'assedio (foto Valerio Nicolosi e Daniele Napolitano)
"Boxe contro l'assedio" è il progetto portato avanti dall’Ong Ciss (Cooperazione Sud Sud) e dall’unione tra le palestre popolari di Palermo e Roma, Quarticciolo e Valerio Verbano, che in questi mesi ha permesso a decine atleti e atlete di sentirsi meno soli all’interno di quella prigione a cielo aperto che è Gaza.
Grazie a tre missioni in Palestina (una nel settembre 2018 e altre due a gennaio e settembre 2019), attivisti e cooperanti hanno lavorato insieme per portare agli atleti palestinesi che si trovano all’interno della striscia di Gaza, e che da decenni vivono l’assedio, nuove competenze, qualche nuovo attrezzo e a garantire anche incontri di formazione professionale con pugili professionisti.
«A Gaza la popolazione ha una mobilità limitata e gli sportivi non hanno la possibilità di migliorarsi battendosi ad esempio su altri ring con pugili stranieri, non possono uscire dal territorio per fare formazione né possono entrare insegnanti da altre parti del mondo, ma possono solo apprendere nuove nozioni utilizzando il web, il che ovviamente è limitante nell’assimilazione di metodi e tecniche - afferma Valentina Venditti, referente del progetto e cooperante Ciss in Palestina.
Le palestre a Gaza sono per lo più spazi piccoli dove la luce arriva ad intermittenza, le attrezzature sportive sono nella maggior parte dei casi autoprodotte in modo rudimentale usando scotch, cotone, vecchi pneumatici, e sui ring fatiscenti non tutti gli atleti hanno fasce, caschetti o paradenti, ma hanno a disposizione solo una decina di paia di guanti che utilizzano a turno».
Ma forse uno spiraglio di luce inizia a vedersi anche a Gaza: grazie al progetto "Boxe contro l'assedio” infatti nel settembre 2018, durante una missione, per la prima volta in assoluto gli atleti palestinesi hanno avuto la possibilità di confrontarsi con un pugile italiano professionista, Giancarlo Bentivegna, e questo incontro ha rappresentato per loro un momento davvero epico.
«Nell’ambito del progetto, il Ciss ha richiesto i coordinamenti alle autorità israeliane che alla fine hanno concesso dei permessi di ingresso per i nostri consulenti di progetto, atleti professionisti e tecnici che ci supportano nelle nostre missioni mirate a divulgare l’importanza, non solo dal punto di vista della salute, dello sport popolare.
Oggi infatti ci sono circa un centinaio tra bambini e ragazzi, dai 10 ai 34 anni, e 40 donne, dai 18 ai 22 anni, che praticano boxe a Gaza e per tutti loro praticare questo sport significa mantenere alta l’identità palestinese, mentre per le donne significa combattere gli stereotipi e la violenza di genere».
Le precedenti missioni hanno rappresentato però solo l’inizio di un sogno ben più grade per i pugili palestinesi "intrappolati" a Gaza: il progetto infatti ha come obiettivo quello di creare una palestra popolare con un vero e proprio ring a disposizione di tutti i pugili e atleti di Gaza, creando anche un team di tecnici professionisti e fornendo attrezzature professionali che possano garantire la sicurezza delle atlete e degli atleti.
Per realizzare questo importante traguardo per gli atleti di Gaza, il progetto ha lanciato lo scorso 21 gennaio una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso. La raccolta fondi sarà attiva per 180 giorni e terminerà ala fine del mese di giugno 2020.
Chi sosterrà con una donazione il progetto potrà scegliere di acquistare shopper, foto e cartoline che raccontano l’impegno dei giovani atleti palestinesi o di partire insieme al team di Boxe contro l’assedio per vivere un “viaggio di conoscenza” nei luoghi protagonisti della nostra sfida.
I viaggiatori saranno accompagnati dai cooperanti del Ciss alla scoperta della Palestra popolare di Ramallah o dei campi profughi in Cisgiordania, un’esperienza utile a creare legami di vicinanza e solidarietà con le realtà incontrate.
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