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Sul "monte dei pastori" si trova una città (perduta): sei in Sicilia sulla Rocca Nadore

Si tratta di un monte dalle caratteristiche particolari. Dalla vetta si domina un territorio di ampie dimensioni, che si estende da Capo Bianco a Capo Granitola

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 18 ottobre 2023

Rocca Nadore

Sciacca è la città del mare. Non solo! Del carnevale, delle spiagge e di una storia da raccontare. A circa 9 km dal centro storico, non lontano da Piazza Scandaliato, il paesaggio cambia notevolmente perché prende forma un luogo antico.

Un tempo - molto lontano - tra il IX e V sec - nei pressi di Rocca Nadore fu fondato un centro abitato da parte dei cartaginesi dopo la distruzione di Selinunte avvenuta nel 409 a.C. Il suo nome era Nador (?) e probabilmente fu abitata da mercenari. La città si trovava in una posizione strategica.

La sua conformazione orografica (una rocca isolata rispetto alla catena montuosa che sorge alle spalle) fu un riferimento per un vasto territorio.

Rocca Nadore è un monte dalle caratteristiche particolari. Difatti, era facilmente difendibile e poi, perché dalla vetta si dominava (e domina) un territorio di ampie dimensioni che si estendeva (ed estende) da Capo Bianco a Capo Granitola.

Per molti anni è stata la montagna dei pastori e raccoglitori di funghi fino a quando, dopo tentativi invani, la Soprintendenza di Agrigento cercò di acquisire a tutti i costi il demanio regionale dell’intera area. La stessa, purtroppo, era stata soggetta a cava.
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Da quel momento in poi l’intero territorio venne setacciato alla ricerca di ogni possibile rinvenimento che desse una risposta ai cocci di ceramica e vasellame trovati sul monte. Il primo archeologo a dirigere la campagna di scavi fu il prof. Giorgio Bejor dell’Università di Pisa (1972).

Nonostante la giovane età, l'archeologo si mise subito al lavoro e riuscì a portare alla luce una piccola porzione di abitato e un breve tratto murario.

Affermò con certezza l’importanza del centro e le notevoli dimensioni. La mancata prosecuzione dei lavori comportò una sospensione durata molti anni finché, finalmente, il prof. Nunzio Allegro (saccense) ebbe la possibilità di approfondire gli studi.

Grande conoscitore del luogo e proprietario (da parte dei genitori) di diversi terreni nelle vicinanze, fu il massimo cultore di nuove testimonianze.

Grazie all’impegno profuso dai ragazzi dell’Università di Palermo vennero posti degli obiettivi precisi. Tra questi: portare alla luce l’intera città, comprendere la topografia della stessa, valutare se fosse stato utilizzato un impianto urbanistico collaudato e stabilire la data di fondazione.

Ad oggi, dopo numerosi interventi, sono stati scoperti due interi centri abitati circondati da cinta muraria che ebbero una durata breve (circa ottanta anni).

Successivamente (Alto Medio Evo), nella parte alta di Nadore, si insediò una piccola comunità di musulmani (cacciati durante le repressioni volute da Federico II) attorno a una torre di guardia quadrilatera. Nonostante il sito meriti un’ ampia visita, tra abbandono e difficoltà logistiche è possibile "intrufolarsi" in mezzo alle antichità. Da uno dei cancelli laterali “si apre” una strada che porta alle rovine.

La salita, impervia, è una fatica ripagata dagli scenari paesaggistici uniti a quelli archeologici. Significativo è lo "scontro" tra mare e montagna facente parte del territorio di Sciacca. La vetta rappresenta il culmine di una camminata che "produce" la realtà dopo la lettura.

Le condizioni non sono ottimali ma un chiaro e significativo intervento potrebbe aprire nuovi scenari. Tra convegni ed eventi vari, il comune agrigentino in collaborazione con gli enti (culturali) regionali e comunali hanno provato a ricomporre i pezzi.

Troppe volte è stato posto l’accento a una conclusione che non ha dato i frutti sperati. Mentre si attendono nuove direttive, Rocca Nadore continua a custodire un “pezzo” della nostra storia.
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