STORIA E TRADIZIONI
Spezie e profumi in anfore del Cinquecento: dove si trova la farmacia più antica di Sicilia
Fra le viuzze strette e le case addossate l’una all’altra tipiche del borgo, si trova un’antica farmacia famosa in tutto il mondo dove il tempo sembra essersi fermato
Il Museo Farmacia di Roccavaldina a Messina
Molte farmacie non vendono più soltanto medicinali, ma anche cosmetici, profumi, scarpe, prodotti per la cura della persona o per l’infanzia: come fossero negozi dove poter trovare molte soluzioni a piccoli problemi quotidiani.
Un segno di progresso per conquistare più clienti? Assolutamente no. Al contrario di ciò che si possa pensare, si tratta di un ritorno al passato.
Nei tempi antichi, infatti, le farmacie erano costituite dalle famose botteghe degli speziali che, oltre alle erbe medicinali, vendevano anche spezie, profumi, essenze, colori per pitture e tinture, cere, candele, carta e inchiostro e a volte perfino dolci speziati preparati con le loro mani.
Nessun display per la pubblicità o illuminazione “sparata”: le botteghe erano luoghi caldi e accoglienti fatti di mortai, bilancini, vasi, vasini e vasetti in maiolica o ceramica che poggiavano su scaffali in legno massiccio e contenevano unguenti, sciroppi, oli, radici e tanto altro.
Veri e propri gioielli d’arte che, in alcuni casi, sono fortunatamente resistiti nel corso dei secoli. Un esempio si trova a Roccavaldina, un paese di poco più di mille anime in provincia di Messina. Fra le viuzze strette e le case addossate l’una all’altra tipiche del borgo, si trova infatti un’antica farmacia dove il tempo sembra essersi fermato.
È nota in tutto il mondo perché custodisce una delle più belle collezioni di manufatti in ceramica del XVI secolo: ben 238 vasi di varia forma e dimensione che, per la maggior parte, portano la firma del famoso ceramista urbinate Antonio Patazzani.
Il corredo di Roccavaldina, composto di brocchette, fiasche, anfore e albarelli finemente decorati con scene mitologiche, bibliche e storiche di ispirazione raffaellesca, rappresenta un patrimonio prezioso considerando che quasi tutti gli omologhi delle antiche farmacie sono andati distrutti o dispersi.
Ma qual è la sua storia?
Dallo stemma presente su alcuni manufatti, si deduce che il committente fu un certo Candia, probabilmente un commerciante messinese che acquistava vasi a Urbino e li rivendeva in Sicilia.
Quel che è certo, invece, è che nel 1628 tale Gregorio Bottaro li acquistò in un'asta pubblica per quattrocento onze e li donò alla Confraternita del Santissimo Sacramento, che si impegnò a fornire gratuitamente le medicine agli ammalati e ai poveri del paese.
Da lì in poi molti i farmacisti che si susseguirono dietro il bancone, fino al 1882 quando Roccavaldina, con la soppressione delle corporazioni religiose, rischiò di perdere per sempre la sua collezione. Fortunatamente, dopo alcune vicissitudini e alcuni interventi di restauro, nel 1968 tornò nella sua sede originaria: oggi questo piccolo capolavoro dell’arte rinascimentale è fruibile da visitatori e appassionati di tutto il mondo.
Insomma, una bellezza inaspettata in un luogo altrettanto inaspettato che ancora oggi fa discutere gli studiosi e che rappresenta un punto di riferimento per gli esperti per la ricostruzione dell’arte della ceramica in Italia.
Ed è proprio a due passi da noi.
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