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Sorge sulla Falce di Saturno e "sorveglia" il porto: dov'è il (maestoso) castello in Sicilia

Qui si crede ci fosse il tempio dell’antichissima dea Peloria, associata alle acque interne e alle montagne, dalla quale prendono il nome i Peloritani

  • 28 settembre 2023

La Madonna della Lettera di Messina

Se Messina, nel periodo in cui fu una repubblica marinara de facto, era imprendibile, lo si deve non soltanto alla sua potenza e all’ardore della sua gente, ma alle sue formidabili fortezze.

Una di queste, il Castello del Santissimo Salvatore, erroneamente ma più comunemente chiamato "Forte San Salvatore" è aperto sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre per le visite guidate in seno al progetto delle Vie dei Tesori.

Posto sulla punta della cosiddetta Penisola di San Raineri o Braccio di San Giacinto, la sottile lingua di terra di forma falcata alla quale si vuol che Messina debba il suo più antico nome (Zankle) e che si dice sia la mitica Falce di Saturno gettata sulla terra, sorveglia, minaccioso per i nemici e rassicurante per gli amici, l’ingresso al Porto.

Il luogo ove il nostro castello sorge è d’antichissima frequentazione. È là che si crede sorgesse il tempio dell’antichissima dea Peloria, associata alle acque interne e alle montagne, dalla quale prendono il nome i Peloritani, la regione e il suo popolo.
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Non è chiaro se il complesso templare in qualche modo coincidesse con quello ricordato dal grande poeta ellenistico Callimaco di Cirene negli "Aitia", in cui affermava fosse custodita la Falce di Saturno, che poi è la penisola stessa; ma chissà, forse c’è ancóra qualcosa di molto strano custodito nel sottosuolo di questa lingua di terra.

A mutata religione, la punta della Falce divenne la dimora di monaci, i Basiliani, che vi costruirono il Monastero del Santissimo Salvatore nell’epoca in cui Messina era cristiana ortodossa.

Con l’arrivo degli Altavilla e la progressiva latinizzazione della città, imponendosi la corrente cattolica con il suo Arcivescovo, il Santissimo Salvatore divenne sede dell’Archimandrita del Cristianesimo ortodosso greco.

Il Monastero del Santissimo Salvatore era un importantissimo luogo di cultura, fiamma viva delle lettere a Messina, soprattutto per quanto riguarda la grecità, e i preziosissimi manoscritti che custodiva si conservano ancora nella Biblioteca Regionale Universitaria di Messina.

Quanto alle fortificazioni, che non potevano mancare nella penisola falcata che chiudeva il Porto, la più antica di cui si abbia nota fu la medievale Torre di Sant’Anna, contesissima posizione strategica in tutti i conflitti – civili e non – che scossero Messina in quei secoli.

L’imperatore Carlo V d’Asburgo, che nel 1535 aveva visitata Messina dopo la conquista di Tunisi alla quale la città aveva contribuito con naviglio, truppe e vettovaglie, volle fortemente che si provvedesse a costruire nuove fortificazioni capaci di schiacciare le probabilità già basse di penetrazione della minaccia ottomana.

Il Monastero fu abbattuto, per essere ricostruito nella terraferma di fronte alla vecchia posizione (dov’è oggi il Museo Regionale di Messina), e sostituito da un poderoso castello, che inglobò anche la vecchia Torre Sant’Anna, progettato da Antonio Ferramolino, al quale si devono tutte le altre fortificazioni coeve.

Come tutti gli altri, anche questo castello rimase il solido punto di contatto tra quella che sostanzialmente era una repubblica del mare e la monarchia che ne rivendicava formalmente il controllo, venendo munito di truppe regie.

Quando nel 1674 Messina proclamò la sua totale indipendenza, fu infatti necessario alle sue truppe espugnare il Santissimo Salvatore per liberare la città dai soldati monarchici.

Il Santissimo Salvatore ha sempre avuto un ruolo estremamente importante nella difesa della città e ne ha caratterizzata l’impossibilità a essere presa dal mare.

Come si può ben comprendere, la posizione è stata protagonista di pressoché tutti i fatti di guerra che hanno interessata Messina, sia prima che dopo l’edificazione del Castello.

Oggi, o meglio circa un secolo fa, per volontà dell’arcivescovo Angelo Pajno, il Castello è stato arricchito dalla costruzione della Stele della Madonna della Lettera che sorge sullo sporgente bastione cilindrico detto Forte Campana, sulle cui mura esterne si leggono le parole che la Vergine Maria avrebbe rivolte ai Messinesi: “Vos et ipsam civitatem benedicimus” (“Voi e la vostra città benediciamo”).

Le luci del monumento furono accese per la prima volta dal papa Pio XI tramite un sistema ideato da Guglielmo Marconi, inventore del telegrafo senza fili. Tutt’oggi il cosiddetto Forte San Salvatore è una base militare, gestita dalla Marina, e sede del Reparto Supporto Navale di Messina.

La storia, e non soltanto l’estetica, di questo sito è un automatico invito a visitarlo in queste speciali occasioni che celebrano la grandezza di Messina.
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