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Sono solo in 197 e "resistono" ai piedi del monte Kalfa: è il comune più piccolo della Sicilia

Compreso nella Valle d'Agrò, aderente all'Unione dei comuni delle Valli joniche dei Peloritani, il paesino ha una storia di tutto riguardo che vale la pena di ricordare

Balarm
La redazione
  • 25 febbraio 2021

Il santuario sul monte Kalfa

Ha un nome che racconta già tutto di sé il comune meno popolato della Sicilia (secondo i dati del censimento Istat del 2019): stiamo parlando di “a' Sciurìta” o “Roccasciurita”, in italiano Roccafiorita, ed è situato nel Messinese.

In poco più di due anni il numero di abitanti è cresciuto, pur non superando le 200 unità, fino ad arrivare a 197, record che si aggiunge al posizionamento, al quinto posto, nella classifica degli ultimi 100 comuni italiani per superficie.

Adagiato alle pendici del monte Kalfa, compreso nella Valle d'Agrò aderente all'Unione dei comuni delle Valli joniche dei Peloritani, il paesino ha una storia di tutto riguardo che vale la pena di ricordare.

Nel 36 a.C., in occasione delle Guerre Civili, la città di Taormina si ribellò ai Romani.

In poco tempo la città venne riconquistata dalle legioni romane e molti degli abitanti di Taormina si dispersero per le contrade vicine.
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Un gruppo folto di Tauromeniti dovette stanziarsi alle pendici del monte Kalfa, proprio dove oggi sorgono i paesini di Limina e Roccafiorita.

Si ritiene, anche, che il primo nucleo di Roccafiorita sia stato fondato da genti provenienti dalla più vicina Phoinix, che proprio nel 36 a.C. aveva dato ospitalità per una notte all'esercito di Sesto Pompeo, prima della battaglia contro Ottaviano.

Inglobato quasi sempre dai centri più grandi limitrofi, solamente nel 1817 fu eretto a comune autonomo e venne inserito nel Circondario di Savoca.

Venne soppresso ad opera del regime fascista, nel 1929, ed aggregato al vicino comune di Mongiuffi Melia, riacquistando la sua autonomia comunale solamente nel 1947.

Il centro, per quanto piccolo e poco abitato, conserva antiche tradizioni, devozioni e feste religiose fortemente sentite.

Oltre alla Festa della Madonna dell’Aiuto è San Filippo d’Agira ad essere onorato ben due volte l’anno.

Venerato in tutta la Sicilia, anche a Roccafiorita esiste un suo simulacro e il 12 maggio e l'ultima domenica di giugno si svolgono i solenni festeggiamenti.

Tale culto ha sicuramente origine dalla vicinanza con il paese di Limina, dove da molti secoli si venera con profonda devozione. Ricerche storiche fanno risalire al 66 d.C. il passaggio del Santo nei territori di Limina e Roccafiorita, durante il suo viaggio verso Agira.

Tante sono le leggende legate alla fede dei fioritani per questo Santo e, secondo alcuni, il colore scuro con cui è raffigurata la sua effige non sarebbe dovuto alle sue origini africane ma all’indelebile segno del nerofumo lasciato dai demoni che lui ricacciava tra le fiamme dell’inferno.

A ciò si ricollega anche la tradizione di portare a spalla la statua correndo e ballando, facendogli fare i caratteristici giri, che rievocano la lotta del Santo contro gli spiriti maligni.

Il simulacro di Roccafiorita ha caratteristiche simili a quello di Limina, ma da quest’ultimo differisce per le minori dimensioni e peso.

La “vara” su cui è posta la statua è stata ristrutturata di recente e riportata ai suoi antichi splendori con decori intarsiati sul legno e impreziosite da rivestimenti con foglia d’oro.

La festa si svolge in due giornate: il giorno in cui ricorre la sua morte (12 maggio) e “l’ottava” (dopo otto giorni).

L’ottava a Roccafiorita non ricade, però, dopo i canonici otto giorni, in quanto coincide con quella di Limina e di tutti gli altri paesi in cui si venera il Santo, ma viene posticipata all’ultima domenica di giugno.

Il 12 maggio il simulacro viene portato in processione per le vie del paese accompagnato dalla banda musicale e fuochi d’artificio per poi concludersi con i tradizionali balli e giri in piazza.

Il giorno dell’ottava, invece, i festeggiamenti assumono un tono maggiore, sia per la partecipazione di più fedeli, sia per la varietà di riti e tradizioni che caratterizzano la festa.

Gli spari a colpi di cannone del mattino danno inizio ai festeggiamenti; in ogni casa si respira l’aria di festa e fervono i preparativi.

I bambini abbelliscono con fiori e nastri le loro piccole Statue di San Filippo, imitando le gesta dei grandi e, dopo la messa, inizia la processione per i vicoli del paese.

Nel pomeriggio, spettacolare e suggestiva è l’uscita del Santo dalla Chiesa: un folto numero di giovani e ragazzi che indossano magliette verdi e foulard rossi portano sulle spalle la statua ed escono correndo alla volta della località “Calvario”, luogo limitrofo al centro abitato.

Nella corsa i portatori gridano “aria”, come incitamento per non soccombere alla fatica, e per chiedere spazio alle persone che ostruiscono il passaggio.

Una volta giunti al “Calvario” la statua viene fatta girare attorno alla croce, tre volte in senso orario e tre volte in senso antiorario, per poi procedere alla recita delle litanie.

Successivamente, si rientra in paese e si prosegue verso la località “Serro”, attraverso una strada sterrata caratterizzata da salite e stretti tornanti, e una volta giunti a destinazione si effettuano gli stessi giri attorno alla croce.

Al ritorno si procede al tradizionale “Giro dei Miracoli” per tutte le vie del paese dove il Santo viene portato di porta in porta per ricevere le offerte dei suoi devoti.

Ogni famiglia attende con trepidazione l’arrivo del simulacro di San Filippo davanti alla propria casa e molti preparano dolci e bevande da offrire, in onore del Santo, a tutti.

I festeggiamenti proseguono fino a tarda sera e si concludono con la tradizionale distribuzione, ai fedeli, dei garofani rossi che ricoprono le colonne della vara.

In ogni angolo, da pomeriggio a sera, si sente riecheggiare il grido: “Cu cchiù beni lu voli, cchiù forti lu chiama”. Viva San Fulippu”.

Volendo soddisfare la curiosità in merito altri dati significativi, riportati dall’ultimo censimento, tra questi troviamo Palermo, quale centro più popoloso (647.422 residenti); il comune più giovane è Camporotondo Etneo (confermato dal 2011) in provincia di Catania, (età media di 36,9 anni) mentre il più vecchio è Limina, che confina con Roccafiorita appunto (età media sale a 52,3 anni).

Di poco inferiore (51) l’età media di Sclafani Bagni, in provincia di Palermo, il più piccolo comune palermitano, che fra i suoi 399 abitanti ne annovera 126 con 65 anni e più e, solo 38 con meno di 15 anni.

Il comune con maggior incremento di residenti rispetto all’ultimo censimento è Acate con un valore di 13,2 rispetto a 100 residenti mentre quello con maggior decremento è San Mauro Castelverde con - 20,1.
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