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Sono giovani, decisi e siciliani: storie di chi resta (e riesce) nel borgo più bello d'Italia

Vi raccontiamo una storia di "restanza": la sfida di un gruppo di giovani madoniti che ha deciso di impegnarsi e lavorare contro lo spopolamento del loro territorio

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 6 agosto 2024

C'è voglia di restare, c'è l'impegno per cambiare le cose, per non fare morire un territorio e la sua cultura, per frenare quella piaga che sta spopolando i piccoli luoghi ricchi di una memoria che rischia di essere dimenticata.

L'oblio e la partenza, a questi nemici alcuni ragazzi del comune di Petralia Soprana, 1.147 MT sull'Appennino siciliano delle Madonie, stanno dando battaglia a suon di attività e di attivismo per fare sentire la loro voce, darla a chi voce non ne ha, o non ne ha più, è stanco di lottare.

L'energia di un gruppo di ragazzi poco più che trentenni, qualcuno nemmeno ci arriva, originari del centro storico e delle frazioni che si sono costituiti in una consulta, un soggetto giuridico a tutti gli effetti, per una assunzione di responsabilità e recuperare, trasmettere, sostenere, incentivare ma anche protestare e opporsi laddove è necessario farlo.

Abbiamo intervistato la presidente Tiziana Albanese e con lei abbiamo fatto una chiacchierata sulle iniziative e sullo spirito che anima i loro progetti.
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«Innanzitutto valorizzare, far conoscere, difendere e mettere in evidenza le nostre realtà da quelle economiche a quelle sociali e culturali locali, per riflettere efficacemente sul pericolo di perdere le nostre radici, partendo da un punto di vista difficile da osservare: il tema delle migrazioni e sul diritto a restare».

L'anno scorso proprio loro sono stati il motore insieme ad altre consulte e associazioni, della manifestazione che ha animato il territorio madonita e hanno condotto il dibattito sul pericolo della chiusura dell'Ospedale Madonna dell'Alto, unico presidio sanitario del comprensorio delle alte Madonie.

Questo il filo logico delle loro iniziative, la forma che hanno trovato per progettare eventi non solo di esclusivo intrattenimento, ma come momenti di comunicazione e di condivisione, l'idea portante ad esempio della struttura nel Batraliah Fest, che si è svolto a fine luglio e il cui scopo era coinvolgere tutti, dai più giovani agli adulti qui a Petralia Soprana, un borgo minuscolo dal quale fare partire un messaggio universale.

«L’obiettivo del nostro progetto - ci spiega ancora Tiziana - è quello di agire su più fronti nel contrasto all’emigrazione forzata dall’isola, attraverso la promozione di momenti di discussione sul fenomeno, per fornire strumenti di analisi e sensibilizzare sul tema; attraverso la creazione di momenti di socialità e ludici per coinvolgere i giovani nella riscoperta delle nostre radici, per rafforzare il senso di appartenenza e il desiderio di scegliere di restare.

Idealmente Petralia Soprana rappresenta per noi il cuore della Sicilia, quella autentica e popolare, che resiste al ricatto dell’emigrazione forzata e rafforza le proprie radici nella memoria e nella trasmissione delle proprie tradizioni».

Nella cornice di questo piccolo paese montano sono tante le micro attività ideate dalla consulta, alle quali è possibile partecipare, ad esempio il Trinacria Camp che d'estate unisce natura e cultura insieme immersi nello scenario dell'habitat del Parco delle Madonie, che si svolge in una delle aree attrezzate disponibili, condividendo gli aspetti della salvaguardia della natura e della cultura popolare e rurale, i valori sociali, dibattiti sulle radici della lingua e confronti di esperienza, escursioni naturalistiche.

Lo scorso 26 luglio si è svolta un'importante tavola rotonda a cui hanno preso parte alcune associazioni attive sul tema delle radici e della "restanza": il nuovo termine entrato a fare parte del lessico italiano legato allo spopolamento.

Il pay off è chiaro e inequivocabile: "Nun si parti, Questa è la mia terra e io la difendo".

«L'occasione per ascoltare le testimonianze di alcuni giovani che hanno scelto di restare, tornare o trasferirsi nei nostri paesi, praticando la Restanza intesa come processo dinamico e creativo, conflittuale, ma rigenerativo del luogo abitato, per se stessi e per gli altri che scelgono di viverlo.

Trovare risposte alle nostre domande sul cosa ci spinge a emigrare, quali opportunità mancano nei nostri comuni. Consapevoli del numero sempre più elevato di giovani che decidono di trasferirsi fuori dalla nostra isola, e di quanto questo fenomeno coinvolga e danneggi soprattutto i piccoli centri dell’entroterra».

Questi giovani coraggiosi sono consapevoli di avere un importante strumento a disposizione: quello del coinvolgimento attivo e organizzato, ed è così che intendono proseguire su un sentiero già tracciato in tempi recenti, per provare a invertire la tendenza delle partenze forzate.

Conclude Tiziana «non a caso siamo riusciti a coinvolgere e avere il piacere di ospitare a breve Eugenio Bennato, artista da sempre attento alle problematiche del Sud Italia e impegnato per far conoscere, valorizzare e trasmettere i ritmi e le danze di una cultura musicale oggi a rischio scomparsa, ma ancora detentrice del nostro patrimonio storico e culturale».
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