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Soffre di "strombolite acuta" e da quella trae ispirazione: Salvatore e le sue sculture di pietra

Stromboli è la sua casa e la sua ispirazione. Il richiamo del vulcano non lo abbandona mai. Questa è la vita isolana (e spesso isolata) di Salvatore Russo, uno scultore "guidato dalla pietra"

  • 17 settembre 2021

Salvatore Russo (foto di Leonardo Nardi Utano)

«Stromboli è una malattia. Un mio amico dice che abbiamo la ''strombolite acuta''», ci dice sorridendo lo scultore Salvatore Russo, classe '64, di Stromboli. Salvatore ha un legame profondo con la sua isola, nonostante abbia frequentato le scuole a Lipari: «Dalle elementari alle medie ho fatto le scuole a Lipari.

Mi mancavano però i genitori, c'erano pochi aliscafi, si faceva andata e ritorno da Lipari solo il mercoledì - ci racconta - spesso andavo a settembre e tornavo a Natale a Stromboli, ero lontano dai genitori, lontano dall'isola, mi mancava tutto».

La nostalgia di casa che prova durante l'infanzia lo spinge poi a non allontanarsi più dal 'suo' vulcano. Durante l'adolescenza, dopo il tentativo di frequentare una scuola alberghiera a Chianciano Terme, torna sull'isola e inizia a lavorare col padre che aveva un'impresa di muratura: «Papà mi ha detto ''se non vuoi studiare, lavora''. A vent'anni mio padre mi ha lasciato dei clienti e mi ha detto ''fai la tua ditta''», ci racconta.
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L'incontro con la scultura arriva per caso, Salvatore conosce Lorenzo Reina che si era recato a Stromboli per realizzare una scultura in pietra lavica: «Ci hanno contattato per aiutarli a portare la pietra, è nata l'amicizia con lo scultore. Dopo due o tre anni, mio padre ha iniziato a scolpire, ha fatto delle mostre, e io nel 2009 ho iniziato a scolpire, prima dicevo ''non è cosa mia''», ci racconta Salvatore, lui che con la manualità lavorava da anni per l'impresa di muratura.

Poi un giorno arriva l'ispirazione, proprio come la lava che esce fuori dal vulcano con forza e bellezza, all'improvviso. Salvatore si trova a Milazzo dove i figli frequentano le scuole, ma sente un richiamo e deve tornare a Stromboli: «Quel giorno ho fatto la prima scultura e da lì non mi sono più fermato», ci racconta, e si percepisce dal suo tono che l'entusiasmo è invariato, proprio come la prima volta. Le sue sculture raffigurano volti o soggetti astratti e nascono in corso d'opera, non progetta mai prima quello che verrà fuori: «mi guida la pietra», ci dice.

Grazie ai consigli di altri amici artisti, Salvatore partecipa ad alcune mostre, ad iniziare da Palermo, per arrivare a Berlino, Londra, Edimburgo, Washington, Barcellona. Insomma, le pietre di ''Iddu'' (il vulcano), plasmate dalle sapienti mani del maestro Salvatore, arrivano dappertutto.

Non ha dubbi, per lui è importantissimo vivere a contatto con la potenza del vulcano, che è anche fonte di ispirazione e di energia: «Mi sento motivato, con le esplosioni del vulcano, ho un legame viscerale con quest'isola. Io lavoro quasi sempre d'inverno con le tempeste, le mareggiate, c'è un'energia, sento che devo scolpire e basta», ci dice, perentorio e ammaliato.

Ed in effetti di ''malìa'' si può parlare, dato che si tratta di un'atmosfera fatta di acqua e fuoco, due elementi apparentemente in contrasto tra loro, ma che si sposano benissimo nell'arcipelago eoliano. L'isolamento diventa condizione di creatività e dimensione di una vita lontana dai ritmi frenetici dei nostri giorni: «Qui viviamo con una tranquillità, a volte d'inverno restiamo isolati, magari non c'è la scelta nei negozi, quello c'è e quello mangi – ci racconta – ma questo per noi è vita, per me la città è un caos. Abbiamo il nostro tempo, ci fermiano, riflettiamo, parliamo, è più pericolosa la città che Stromboli, qui almeno si vive».

Salvatore è adesso ambasciatore dell'arte isolana, ruolo che una volta era del pittore Mario Cusolito: «Dobbiamo portare l'arte di Stromboli avanti, il grande Mario Cusolito è mancato. Mario mi regalava tanti quadri, e un giorno mi chiese una scultura, forse lui vedeva qualcosa in più», ci racconta con umiltà.

Dopo aver lavorato per tanti anni, adesso ha quasi abbandonato la muratura per dedicarsi totalmente alla scultura e all'arte. Ha infatti in mente un progetto, quello di creare un posto dove gli artisti possano esporre, per dare la possibilità a chi visita Stromboli non solo di ammirare il vulcano e il paesaggio, ma anche di fruire di spazi destinati all'arte.
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