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"Si lario come u sugghiu da torre": in Sicilia c'è un mostro (solitario) che vi fa scappare

Secondo una leggenda 'U sugghiu era un mostro anfibio alto due metri che sembra sia stato visto per la prima volta nel borgo marinaro di Torre Archirafi, a Riposto

Alessandro Panno
Appassionato di sicilianità
  • 13 marzo 2023

Altro che videogiochi o cellulari, ai tempi si giocava da eroi, scavalcando i muri dei giardini di Ciaculli per andare a mangiare i mandarini e scappare al primo vociare del contadino e abbaio del cane, oppure, molto più "semplicemente", a bordo dei carruzzuna, una specie di contenitore rettangolare fatto di ritagli di legno inchiodati a comegghie aventi come ruote i vecchi cuscinetti a sfera dismessi dai meccanici.

Ci si lanciava dalla scinnuta del Belvedere che collegava il monastero benedettino e cimitero di Santa Maria di Gesù fino all'omonima piazza dove ci si fermava, o meglio si tentava di fermarsi, scricchiando ogni volta le suole delle scarpe sull'asfalto e cappottando esattamente poco prima dell’ incrocio con via Falsomiele e via Brasca, ove sfrecciavano, legittimamente, i più regolamentari veicoli con motore a scoppio.

Alla fine di queste folli gare, ricoperti di croste pregresse, sangue fresco e lurdia di non meglio specificata natura, ci si cominciava a vantare delle prodezze, a tipo “o ma u viristi come a fici da curva?” oppure “ti na addunasti da mi misi tutti i lato su due ruote?”, chiamandoci tra noi mai con i nomi di battesimo ma sempre con le varie nciurie che ci eravamo autoassegnati.
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C’era u muschitta, u funcia i porco, u chiattune, u baruni e u checchiu, e l’elenco potrebbe continuare, ma uno su tutti spiccava: u sugghiu.

U sugghiu, (il monignolo gli fu affibbiato da u muschitta che era di origini buddaci) - il cui vero nome era Gioacchino (ometterò il cognome per ragione di privacy) - era così chiamato perché, almeno per noi stupidi ragazzini, non era particolarmente leggiadro e di bell’aspetto, (cosa che poi negli anni venne smentita dalla sue numerose conquiste femminili), ma in compenso era forte come un gigante incazzato, motivo per cui era sempre uno di quelli addetti a dare la spinta al carruzzuna prima di salirci al volo.

Una volta, u chiattone, lo sfidò a scippare dal terreno un palo della segnaletica. U sogghiu, ridendo, lo afferrò con entrambe le mani, fece un profondo respiro e lo sfilò dalla sede stradale con la stessa facilità con cui Artù sfilò la spada dalla roccia, eleggendosi così a leggenda del quartiere.

Nel tempo venni a scoprire che tale nciuria gli venne affibbiata a causa della leggenda riguardante un mostro anfibio, detto per l’appunto, u sugghiu.

Ora, v’aviti immaginare di camminare di notte vicino la costa, o un lago, o un fiume e all'improvviso sentite un urlo spaventoso a metà tra un grugnito ed un raglio e vi s’apprisinta sto "coso" alto due metri, nerboruto e verde come l’incredibile Hulk, il corpo ricoperto di squame con una bella criniera spinosa, ed un sorriso a 60 denti acuminati come pugnali su quel suo bel faccino antropomorfo.

D’altronde, se si dice “si lario come u Sugghiu da torre” un motivo di sarà. Quindi, lario sicuro, e non c’è neppure da spiegarlo, ma perché proprio della torre?

Leggenda vuole che uno degli avvistamenti più famosi del Sogghiu fu proprio nel borgo marinaro di Torre Archirafi a Riposto, in provincia di Catania. In un bel giorno di primavera, all’epoca dei favolosi anni 80, pare che alcuni pescatori, che erano li a mettere a posto delle reti, videro emergere dalle acque la creatura, emettendo il suo tipico e terrificante verso.

Con poco sforzo e dilatando la bocca in modo esagerato ingoiò un vitello che era li vicino per poi reimmergersi come se nulla fosse.

La storiella appena narrata, ha, in effetti, molti tratti in comune con un'altra che comparve in un volantino informativo del 1789, una specie di protogiornale distribuito nelle zone del catanese.

Stando alla cronaca del foglio, in un luogo non ben precisato, un gigantesco mostro marino era stato visto emergere da alcuni pescatori che avevano gettato le reti sottocosta, ma prima che riuscissero a fuggire e lanciare l’allarme, questo aveva rovesciato le imbarcazioni divorando i pescatori che erano a bordo.

Solo uno, seppur ferito riuscì a scappare e dare l'allarme, ma nel frattempo il mostro aveva raggiunto la riva ed era riuscito a fare minnitta di diversi capi di bestiame ed altre persone che erano sopraggiunte prima che venisse abbattuto a colpi di archibugio.

Ma non sono gli unici avvistamenti, difatti tracce del Sugghiu, sempre durante i primi dell’800, si ebbero tutto lungo la costa da Messina a Palermo, nell’Alcantara, a Brolo, nei boschi delle Madonia, a Ficuzza, ma anche nel ragusano e agrigentino e persino nella vallata sovrastata dal ponte Rancio oggi conosciuto come il ponte Corleone, a finire poi nel 2013 dove pare che un essere somigliante al Sugghiu sia stato visto muoversi delle campagne di Francavilla a Messina.

Ma forse u Sugghiu, la cui origine del nome pare derivi dal subbio, un perno con delle punte acuminate usato nei telai, che ricorda la bocca irta di denti del mostro, in realtà non sia poi così cattivo. Nelle zone di Brolo, gli anziani, riguardo al Sugghiu dicevano che “è na cosa misteriusa e troppu laria a taliari ca si sta r’ammucciuna”.

La creatura, consapevole della sua mostruosità, rimaneva isolato dal resto del mondo crogiolandosi nell’infinita tristezza della sua forzata solitudine, ed il verso, così spaventoso, era in realtà il pianto di dolore per la situazione.

Cercando di essere più prosaici, l’origine del Sugghiu potrebbe derivare dall’avvistamento, da parte della popolazione, di qualche rettile esotico come un’iguana, magari portato da qualche visitatore.

Ad avvalorare tale ipotesi, nella pinacoteca Zelantea di Acireale, era possibile vedere esposti due rettili impagliati, probabilmente modificati nelle fattezze, simili alla descrizione del Sugghiu, donati all’ente dal medico e studioso Mariano Mauro Riggio proprio intorno l’800.

Che sia questo ad aver alimentato la leggenda?

Per un sapiri ni leggiri ne scriviri, se sentite uno strano verso in mezzo ad un bosco o un corso d’acqua io vi suggerirei di scappottate ra bella.
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