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Sfruttato fin da bambino e cresciuto tra i rifiuti di Nairobi: Duncan, Palermo e il suo riscatto

Sua madre si chiamava Sabina e lo ha partorito durante la stagione delle piogge, lasciandolo orfano troppo presto. Questa è la storia (per nulla facile ma a lieto fine) di Duncan

  • 3 agosto 2021

Duncan Okech nella foto di Geppi Monte

Duncan Okech è nato in Kenya nel 1993, si è laureato all’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo e oggi lavora per la Cooperativa Valdibella di Camporeale (Palermo). Ma in mezzo a questa splendida storia di riscatto c'è un mondo, una vita, per nulla facile e luminosa per un bambino rimasto orfano e cresciuto tra i cumuli di immondizia di Nairobi.

«Mia madre si chiamava Sabina e mi ha partorito durante la stagione delle piogge. E poiché sono entrato nel mondo mentre pioveva, il mio secondo nome è Okoth che significa Pioggia»: racconta Duncan. Quando la mamma muore, Dunkan vive una brutta parentesi della sua vita, il fratello lo porta via dal suo villaggio nella Savana e lo porta a vivere in casa sua a Nairobi insieme alla cognata. Lo sfruttano e non perdono occasione per dimostrare la loro crudeltà al punto che Duncan ha spesso creduto che la morte sarebbe stata preferibile a una tale sofferenza.

Riesce a scappare, a “liberarsi dai mostri” diventando uno dei tanti ragazzi di strada. Ma in strada si vive di espedienti ed è come se questa via ti «porti a diventare una persona cattiva» aggiunge. In una realtà così drammatica non è raro che le droghe siano viste come un facile ponte verso la felicità difficilissima da raggiungere.
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All’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, conosce ragazzi di tutto il mondo che arrivano lì per imparare l’arte del cibo. A condurlo fino a lì è stata la sua straordinaria tenacia ma anche un incontro: quello con Eugenio, un italiano arrivato in Kenya per conoscere la sua figlia adottiva; Duncan ed Eugenio hanno iniziato a comunicare attraverso i frutti della terra, coltivati dai ragazzi della scuola di papà Moses che per anni è stata la famiglia di Duncan, e la loro amicizia è stata a sua volta come un seme, destinata a germogliare nel tempo.

Per diversi anni c'è un fitto via vai di lettere tra la scuola di papà Moses e l’Italia; quelle di Carlo Petrini che a Duncan raccomanda di tenere il suo sogno sempre vicino, alla invisibile tavola dove si gioca il senso della vita. La storia di questo ragazzino, cresciuto mangiando rifiuti e approdato dove si studia come moltiplicare il buon cibo perché nutra tutto il pianeta, racconta un futuro possibile che tutti noi possiamo contribuire a costruire, ogni giorno.

Duncan oggi ha uno sguardo pieno di dolcezza e nostangia, è una persona molto educata e dal grande cuore. Ha scritto un libro dove racconta la sua incredibile storia pubblicato da Giunti dal titolo "Tieni il tuo sogno seduto accanto a te".

Adesso il sogno che Duncan tiene seduto al suo fianco è quello di tornare in Kenya e di aiutare i tanti ragazzini di strada che mettono in pericolo la loro vita ogni giorno, vorrebbe fondare una realtà capace di togliere i ragazzi dalle strade per impiegarli in un’attività proficua, ha il desiderio di ricambiare l’enorme aiuto che gli è stato dato ed essere un esempio per tutti i ragazzi che attualmente si trovano nelle stesse condizioni in cui lui si è trovato tante primavere fa.
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