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Sei nato in Sicilia se l'hai cantata da piccolo (e hai pianto): la storia dello "Sciccareddu"

Vi sblocchiamo un ricordo: ecco il testo e la storia di una canzone fra le più malinconiche della tradizione siciliana. Alzi la mano chi non ha pianto cantando

Francesca Garofalo
Giornalista pubblicista e copywriter
  • 8 settembre 2024

Un anonimo che ha lasciato ai posteri una canzone d'amore fra le più malinconiche della tradizione popolare siciliana. Protagonista dei versi, però, non è una persona bensì un animale, di cui porta il titolo: "U sciccareddu - L’asino". Un’opera antica che, nel tempo, ha subito delle metamorfosi con versioni differenti: Lu me' sciccareddu, U sciccareddu, e Sciccareddu di lu me' cori, ma sempre con protagonista il mammifero d’importanza pari a quella umana.

La canzone racchiude tutta la sofferenza di un contadino per il suo sciccareddu ucciso. E per capire la portata di questi sentimenti bisogna andare indietro al periodo agreste, quando l’asino detto “il cavallo del povero”, non solo era compagno di fatiche, ma anche di sostentamento per tutta la famiglia.

Il suo aiuto è noto da secoli, specie in Medio Oriente quando, ancor prima dei dromedari, l’asino era adoperato per il trasporto delle merci. Poi, la reputazione di animale da soma e da monta arriva anche nel Mediterraneo e nel sud dell'Europa, divenendo la fiera più diffusa fra le civiltà dell'epoca.
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La sua forza è la resistenza ai terreni difficili, specie quelli montani; inoltre, essendo erbivoro è pure meno costoso da mantenere. Ma a renderlo speciale sono la sua straordinaria intelligenza, memoria e l’essere un animale sociale, grazie a mitezza ed empatia. Tratti che lo avvicinano all’uomo, con cui instaura un rapporto di affetto. E la canzone U sciccareddu ne esalta proprio questo aspetto.

Tutto parte da un ritmo lento, frammisto a valzer e folk, cui segue la voce straziata del padrone che racconta dell’amico ucciso. Il suo cuore lo ricorda con malinconia, soprattutto per un particolare che entra prepotente nella melodia tanto da essere emulato: il raglio.

Nella canzone, a seconda delle versioni, l’interprete assume una voce animalesca o melodiosa, pari a quella di un tenore cui l’animale è paragonato. In alcuni testi seguono ricordi e istanti vissuti dal padrone e dall’animale: il momento della vendemmia quando l’asino si mostrava fiero davanti alle asine o l’essere affabile quando incontrava un compagno simile. Vicissitudini che collimano sempre nella strofa del raglio, tratto indimenticabile e che ora assume i connotati di un ricordo amaro.

Chissà se il padrone avrà trovato un altro compagno fidato di lavoro, avventure e amicizia. Quel che resta di questa canzone è un omaggio, che perdura negli anni, cantato persino dal cantante e compositore russo Peter Nalitch con l’immancabile raglio melodioso e dal duo Calandra & Calandra in versione reggae.

Oggi lo sciccareddu svolge ancora il ruolo da soma nei piccoli paesini o nell’isola di Alicudi, per la mancanza di una rete stradale, mentre lo troviamo in misura minore nell’ambito agreste. Ma la sua presenza è costante in un altro settore: l’onoterapia.

Pet therapy per riconnettersi con i propri tempi e rivalutare una lentezza di gesti ed emozioni rispetto alla frenesia dei nostri tempi. Insomma una figura con cui instaurare una relazione, come nella canzone U sciccareddu, indissolubile e profonda.

Testo
Avia nu sciccareddu
davveru sapuritu
ora mi l'ammazzaru
poviru sceccu miu


Avevo un asinello
davvero saporito
adesso me l'hanno ammazzato
povero asino mio
—---------------------------------
chi bedda vuci avia
paria nu gran tinuri
sciccareddu di lu me cori
comu ju t'hai a scurdari


Che bella voce aveva
pareva un gran tenore
asinello del mio cuore
come ti potrò mai scordare
—----------------------------------
e quannu cantava facia:
iha, iha, iha...
sciccareddu di lu me cori
comu ju t'hai a scurdari.


e quando cantava faceva:
iha, iha, iha...
asinello del mio cuore
come ti potrò mai scordare.
—----------------------------------
Quannu 'ncuntrava 'ncumpagnu
subitu lu ciarava
e dopu lu raspava
ccu granni carità.


Quando incontrava un compagno
subito lo odorava
e dopo lo grattava
con grande carità.
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