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Se vuoi studiare i Templi di Agrigento lo devi fare da Palermo: chiudono le Facoltà

Il corso di laurea in Beni Culturali e la specialistica in Archeologia sono ormai ad esaurimento: studenti e giovani ricercatori si sposteranno presto a Palermo

Balarm
La redazione
  • 16 aprile 2018

Il Tempio della Concordia ad Agrigento

È stata tra le dieci finaliste candidate a diventare Capitale della cultura del 2020, la sua area archeologica è inserita tra i siti del patrimonio mondiale dell’Unesco, ma la città dei Templi sembra non aver cura della sua ricchezza e della sua bellezza.

E cosi il polo Universitario perde pezzi. E non da oggi. È una storia vecchia che, purtroppo, racconta l’incapacità delle istituzioni di saper cogliere l’opportunità di trasformare Agrigento in città universitaria.

Un paradosso, come sempre. Nella città madre della cultura greca in Sicilia, che è stata uno dei centri più importanti del mondo mediterraneo, la Facoltà di Beni Culturali dell’Ateneo palermitano abbandona l’antica Akragas per spostarsi nel capoluogo dell’isola.

Si cerca di correre ai ripari con consigli comunali straordinari, con interrogazioni parlamentari all’Assemblea regionale ma ormai è troppo tardi.
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Tutto è deciso, e pure da tempo. Il corso di laurea triennale in Beni Culturali e la specialistica in Archeologia nel polo decentrato di Agrigento sono ormai ad esaurimento.

Chi vorrà intraprendere questo corso di studi dovrà frequentare viale delle Scienze, dove il corso è già attivo. Per carità, nulla in contrario. Ma Agrigento ha perso un’occasione.

E probabilmente la città avrebbe potuto e dovuto fare qualcosa in più per non far scappare i giovani universitari e per non trasformare la città dei Templi in una terra di addii.

Per colpa di chi? Di una politica ministeriale che, di fatto, negli ultimi anni ha scoraggiato i decentramenti di Ateneo, dell’affanno dei consorzi universitari a seguito anche della soppressione delle province, di fondi regionali arrivati sempre in ritardo.

E l’Università di Palermo? Non ha potuto far altro che prendere atto di tutte le difficoltà, soprattutto economiche, e di un numero sempre più ridotto di iscritti anche per mancanza di servizi adeguati, come mense e pensionati.

Così gli scavi in uno dei siti archeologici più visitati non vedranno la partecipazione degli studenti di Agrigento ma coinvolgeranno altri atenei italiani, spagnoli e francesi.

Sia chiaro non è una novità: nella tradizione degli scavi archeologici dei siti, e non solo della Valle dei Templi, le troupe impegnate in campagne di ricerca di reperti sono sempre arrivate da più parti del mondo.

Come a Mozia, a Marsala, dove a scavare sono giovani studenti dell'Università di Roma "La Sapienza".
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